Non si risparmiano neanche gli ospedali. Due su tre sono fortemente danneggiati.
I nosocomi sono messi a rischio dai ribelli che vi si installano postazioni. Mettere dispositivi militari vicino agli ospedali mette a rischio gli ospedali stessi. I tentativi da parte del governo di riprenderseli provocano progressivi danneggiamenti e spesso diventano inservibili per le battaglie che vi si sviluppano intorno.
Le installazioni sanitarie dovrebbero essere lasciate fuori dal conflitto lasciando la zona demilitarizzata. Ma non c’è stato alcun accordo in proposito.
Il link che propongo mostra le immagini dei danni agli ospedali ripresi dai satelliti: gli ospedali sono sistematicamente colpiti dai ribelli e anche dall’aviazione di Damasco perchè quando cadono sotto controllo dei primi sono usati esclusivamente per curare i ribelli e non assicurano più la neutralità.
http://www.aaas.org/page/assessing-status-medical-facilities-syria
In molti casi i jet non prendono di mira gli ospedali ma le installazioni militari intorno. Ad esempio: l’ospedale Bab al-Hawa di Aleppo è stato colpito prima dai colpi di mortaio dei ribelli e poi caduto in proprio possesso è stato usato esclusivamente per curare i feriti dei ribelli. Il 7 giugno 2014 è stato danneggiato dall’attacco dei jet di Damasco.
I missili sono stati volutamente esplosi a distanza ravvicinata dall’ospedale e non su l’ospedale stesso ma purtroppo se questo ha limitato il numero di vittime non ha potuto evitare danni all’edificio e alle attrezzature.
E’ intollerabile colpire gli ospedali ma è intollerabile anche che la ‘comunità internazionale’ democratica taccia a secondo di chi ‘tira’.
Mettere sullo stesso piano il comportamento dei ribelli e quello dell’esercito di Damasco è un errore. Le forze armate siriane non mettono autobombe nei quartieri civili, non depredano le fabbriche e non rapiscono la gente a scopo di riscatto etc…
Le azioni belliche sono messe in atto con l’esclusivo fine di liberare il paese. Le azioni dei ribelli invece sono per instaurare un regime non voluto dai cittadini.
Se ancora ci fosse bisogno di ulteriori dimostrazioni della mancanza di scrupoli dei ribelli, l’attacco al ‘Holeh national Hospital’ di oggi ad Homs dimostra la loro spregiudicatezza.
Come nel recente attacco al quartiere cristiano di Aleppo, essi giudicano tutto ciò che è presente nell’area non occupata da loro ‘obiettivo’, per la semplice ragione che l’area è sotto il controllo governativo. Una punizione per tutti quindi. Una punizione alla popolazione civile di non ‘prendere parte’.
In definitiva, di non spalleggiare il terrorismo.
L’attacco all’ospedale di Homs è stato respinto dall’esercito siriano .
Nel combattimento è stato ucciso il leader del gruppo ‘Ahrar al-Sham Movement’, il leader del gruppo ‘United al-Sham Front’, il leader del gruppo ‘Amod Horan’ brigade, I ribelli/terroristi hanno confermato sui social abitualmente usati.
Nell’ultimo report del PHR dello scorso maggio è descritta minuziosamente la situazione sanitaria in Siria. Ad Aleppo sono funzionanti solo 4 ospedali. A Qaboon, quartiere a nord-est di Damasco, sono funzionanti 2 dei 18 servizi sanitari. A Damasco sono funzionanti 3 ospedali pubblici. Dallo scorso aprile, i decessi dovuti alla difficoltà di ingresso a strutture mediche sono almeno 191.
Patrizio Ricci – Vietato Parlare
vedi anche : Attacco suicida all’ospedale di Aleppo
http://tv.liberoquotidiano.it/video/1559738/Siria–l-attacco-suicida-all.html
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