Fonte: Antonio Catalano
I sostenitori della cosiddetta società aperta vedono con profonda ostilità la solidarietà prepolitica; per questi i legami di parentela, di famiglia, di amicizia, di religione, di appartenenza a una comunità, direi pure di vicinato, sono considerati residui arcaici che frenano o ostacolano la società “aperta”, quella in cui non deve esserci più il peso del giudizio e neanche più confini, da intendersi non solo come realtà fisiche e geografiche, ma anche della mente.
Per i sostenitori della società “aperta”, fluida, il popolo, il demos, è guardato con sospetto, è considerato un freno: troppo legato alle sue comunità culturali può ancora praticare quelle forme di solidarietà prepolitiche che tanto fanno orrore agli aperturisti, che invece prediligono un individuo indefinito e astratto.
Il progressismo, più organico di altre tendenze ai centri di potere che contano, lo dice apertamente: bisogna superare la stessa democrazia rappresentativa, considerata d’impiccio alle nuove procedure di rapina e di estorsione di ricchezza, con la quale si perde tempo e si deve eventualmente dar conto di eventuali successi (comunque tamponabili) di forze “populiste”.
L’Italia di Draghi, con tutta la gestione pandemica, (Monti aveva indicato la strada) rappresenta un vero e proprio laboratorio, da questo punto di vista.
E così il popolo torna a essere bue, non è abbastanza aperto da capire le nuove tendenze, sta lì ancora a parlare di diritti sociali (casa, lavoro, sanità, scuola, trasporti…) invece di appassionarsi ai nuovi diritti civili, ragiona di pancia, non segue le prescrizioni dei nuovi sacerdoti del potere, non affina la sua sensibilità leggendo che ne so (ma la lista è lunga) un Recalcati uno Scurati una Murgia.
Motivo per cui le masse popolari tendono ormai massicciamente a disertare le urne, e a questi signori un cavolo che gli cala la cosa, esultano per vittorie elettorali in cui ricevono il 60% del 40% di aventi diritto al voto, quindi il 24%.
I sostenitori della società aperta (non a caso Soros, uno dei più grandi speculatori finanziari al mondo, è il creatore della fondazione “filantropica” – il potere della neo lingua! – cui ha dato nome “Open Society”, Società aperta), ritengono necessario patrocinare interventi di scardinamento (“regime change”) delle società “chiuse” con tutti i mezzi possibili, organizzando e finanziando rivoluzioni colorate come hanno fatto in Ucraina, in Siria, in Yemen… o direttamente tramite “bombardamenti umanitari” (sì, hanno avuto il coraggio di chiamarli così), come in Jugoslavia, in Iraq, in Afghanistan, in Libia, in Siria… E chi tra i primi sostenitori?
Sempre i sinistri progressisti. Ce lo ricordiamo il diessino Massimo D’Alema capo del Governo che partecipò ai bombardamenti nella ex Jugoslavia? O il sinistro di ecologia e libertà Nichi Vendola tra i primi a reclamare l’intervento militare in Libia contro il feroce dittatore Gheddafi? E ora ci tocca subire, direttamente a casa nostra, bombardamenti “civili” effettuati da arcobalenati ben finanziati dal bel mondo che conta, con i/le Luxuria gli Zan le Cirinnà le Grassadonia… a starnazzare contro gli omofobi fascisti da impiccare tutti a piazzale Loreto.
Democratico, colorato, diritto civilista, comunque interventismo sempre al servizio del grande capitale finanziario, obviously open.