Un articolo del “The Washington Post” relaziona sulle tattiche e gli obiettivi di Hamas durante i loro attacchi contro Israele, partendo da Gaza.
La pubblicazione newyorchese rivela una pianificazione meticolosa fatta appositamente per un’offensiva estesa, con soldati forniti di cibo, munizioni e attrezzature per missioni di più giorni e istruzioni per colpire profondamente nel territorio israeliano.
The Washington Post rivela che i miliziani di Hamas erano pronti ad andare anche oltre dove si sono spenti durante l’attacco ad Israele.
Alcuni trasportavano cibo, munizioni ed equipaggiamento sufficienti per durare diversi giorni.
Le squadre di assalto avevano anche istruzioni di continuare ad avanzare più in profondità nel territorio israeliano e possibilmente di colpire le principali città israeliane se la prima ondata di attacchi avesse avuto successo. Una delle unità trasportava informazioni di intelligence e mappe che indicavano l’intenzione di continuare l’offensiva fino al confine con la Cisgiordania.
“Dopo aver sfondato il confine israeliano in circa 30 luoghi, i militanti di Hamas hanno organizzato un massacro di soldati e civili in almeno 22 villaggi, città e avamposti militari israeliani, coinvolgendo poi i difensori israeliani in scontri a fuoco che sono continuati per più di un giorno.”
“Nuove prove suggeriscono che erano pronti ad andare ancora oltre. Alcuni militanti portavano cibo, munizioni ed equipaggiamento sufficienti per durare diversi giorni, hanno detto i funzionari, e hanno ricevuto istruzioni di proseguire più in profondità in Israele se la prima ondata di attacchi avesse avuto successo, colpendo potenzialmente le città israeliane più grandi.
Le squadre d’assalto sono riuscite a penetrare fino a Ofakim, una cittadina israeliana a circa 15 miglia dalla Striscia di Gaza e a circa metà della distanza tra l’enclave e la Cisgiordania. Secondo due alti funzionari dell’intelligence mediorientale e un ex funzionario statunitense con una conoscenza dettagliata delle prove, un’unità trasportava informazioni di ricognizione e mappe che suggerivano l’intenzione di continuare l’assalto fino al confine con la Cisgiordania. Hamas ha aumentato il suo raggio d’azione verso i militanti della Cisgiordania negli ultimi mesi, anche se il gruppo afferma di non aver informato in anticipo i suoi alleati della Cisgiordania dei suoi piani per il 7 ottobre.
“Se ciò fosse accaduto, sarebbe stata un’enorme vittoria propagandistica – un colpo simbolico non solo contro Israele, ma anche contro l’Autorità Palestinese”, il governo che esercita un controllo parziale in Cisgiordania, ha detto l’ex funzionario americano che è stato informato sulle prove raccolte dopo l’attacco del 7 ottobre. L’ex funzionario, come molti altri intervistati, ha parlato in condizione di anonimato per discutere i risultati preliminari dell’intelligence”.
https://www.washingtonpost.com/national-security/2023/11/12/hamas-planning-terror-gaza-israel/
Secondo gli analisti, Hamas ha attentamente pianificato e preparato il massacro di cittadini israeliani, che molto probabilmente poteva indurre il governo israeliano a inviare truppe a Gaza. Inoltre, i leader di Hamas hanno dichiarato pubblicamente la loro disponibilità ad accettare pesanti perdite, inclusa la morte di molti civili di Gaza. Secondo gli esperti, il movimento è pronto a fare tali sacrifici come prezzo per avviare una nuova ondata di resistenza palestinese nella regione e interrompere gli sforzi per normalizzare le relazioni tra Israele e i paesi arabi.
Naturalmente, questi nuovi particolari non sminuiscono la metodologia che l’IDF ha messo in atto come reazione agli eventi di inizio ottobre. Se sotto un ospedale ci sono tunnel con miliziani di Hamas, non è accettabile secondo il diritto internazionale ma soprattutto secondo la più comune ragionevolezza ed umanità, che si distrugga tutto quanto c’è sopra l’edificio stesso, con la giustificazione che si è subita una immane tragedia.
Altrimenti per stanare i terroristi dell’ETA si sarebbe distrutta Bilbao e per distruggere i cosiddetti terroristi dell’IRA si sarebbe distrutta Belfast.
Ricadere nelle pratiche disumane che si condannano è una spirale autodistruttiva; l’evoluzione positiva emerge solo attraverso azioni coerenti con i principi di umanità. Morire per una causa con l’integrità morale intatta significa lasciare un’eredità di rispetto e la speranza di un futuro migliore. Persistere in un ciclo di ritorsione perpetua non produrrà un miglioramento né per Israele né per la Palestina, ma solo un ampliamento del circolo di violenza.