Il belato della resistenza

Campana entrò nel locale basso e affollato. Verso il fondo tre capre smisero di ruminare tra loro e si girarono nella sua direzione. Campana sentì il loro sguardo sospettoso addosso mentre si faceva strada nella ressa, verso l’angolo dove Macchia e Zampacorta stavano aspettando.

Si posizionò accanto a loro, salutando con un cenno del capo. “Avete visto là in fondo? Che ne pensate? Collaborazionisti? Spie?” bisbigliò, accennando alle capre che ora stavano confabulando piano.

“Sssh! Non guardare dalla loro parte.” replicò Macchia “Sono entrate qui subito dopo di noi. Non mi meraviglierei ci stessero seguendo.”
“Vadano a farsi arrostire! Non ho paura di quelle come loro!” esclamò Zampacorta.

“Prudenza, niente colpi di testa. Ricordatevi, non siamo arieti.” Campana abbassò ancora la voce. “Ho saputo or ora che i lupi hanno occupato tutto il pascolo della Valle Bianca.”

“Ma è tremendo! Ci stanno cacciando da tutti i prati che sono nostri da sempre!” esclamò Zampacorta. “Cosa facciamo adesso? Quali sentieri prendiamo? Dove possiamo andare a pascolare?”

“Cosa dicono i pastori?” chiese Macchia.

“Niente, purtroppo. Sono stato tutto il giorno con le orecchie tese per captare un annuncio, una lamentela, un’iniziativa, ma…nulla. Nessuno di loro ne ha parlato.”
“Nessuno…? Ma…cosa stanno facendo?”

“Che io sappia, stanno discutendo tra loro i piani pastorali. Poi c’è tutta una diatriba se si debbano tosare o no quelle di noi che hanno avuto problemi con i parassiti, e pare che non ci si possa occupare d’altro.”

“Ma è follia! Le loro greggi sono cacciate fuori da tutti i pascoli e parlano di queste…”

“Eppure è così. Io ho provato a spiegarlo al mio pastore, ma mi ha risposto che dobbiamo assumerci responsabilità, che dobbiamo essere noi a trovare l’erba migliore, capire dove brucare al meglio, gestire le sorgenti…dobbiamo diventare pecore adulte, insomma.” Campana chinò la testa.

“Scusa, ma non mi è chiaro. Cosa c’entra con i lupi?” Zampacorta era nera di rabbia. “E, se non ci guidano, cosa stanno a fare loro?”
“A quanto pare si può essere pastori anche senza un gregge, o l’idea di cosa faccia davvero bene alle pecore”, rispose Campana.

“Dobbiamo convincerli a intervenire. Non abbiamo la forza, da soli, per scacciare i lupi, anche perché la gran parte del gregge aspetta qualcuno che li conduca. Siamo tante, e potremmo resistere se volessimo. Ma senza un pastore che ci spieghi i sentieri noi saremo disperse.”

“Andiamo dove si riuniscono, diciamoglielo! Facciamolo per gli agnelli!”  Zampacorta si voltò verso Campana. “Tu sei già stata da loro, porta anche noi!”

“Non ci torno, là. Ci sono tra loro umani che non sono pastori e ci guardano strano. Dicono che sono proprietari delle terre ed esperti di allevamento, e alcuni li hanno chiamati macellai. E’ poi c’è la puzza, insopportabile.”

“Puzza? Che puzza?”

“Quella che si spruzzano addosso. Pare che sia di gran moda, lo chiamano ‘Profumo di pecora’. Pare che glielo vendano i lupi, giù all’emporio. Ma non so proprio da dove lo prendano.” Disse Campana con un brivido.

Si guardarono con desolazione. “Come faremo? Senza guida sempre più dei nostri vanno a pascolare con le capre, oppure spariscono.”

“Meglio cento giorni da pecora che tutta la vita con le capre. Non ci rimane che sperare che alcuni dei pastori si risveglino. Oppure il Gran Pastore torni, e metta le cose a posto.”

“Ma troverà ancora un gregge, quando tornerà? Quando dividerà le sue pecore dalle altre?” Macchia si voltò brevemente verso il fondo del locale. “E noi, ci saremo ancora?”

FONTE BERLICCHE

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