È dal 2020 che numerose riviste scientifiche rilevavano che il virus SARS-CoV- 2 è un virus aereo che si può propagare nell’aria anche per decine di metri ed ha una dimensione inferiore a di 5 μm.
Tuttavia, ancora oggi può capitare di sentire in taluni supermercati, i famosi avvisi di tenere la distanza di un metro e mezzo. Ovviamente, si tratta di messaggi registrati e forse permangono per disattenzione dei responsabili degli store.
Ciononostante, i provvedimenti presi nei vari stati si sono basati sulle raccomandazioni dell’OMS. Ebbene solo oggi l’OMS ha riconosciuto di non aver abbastanza insistito sul fatto che il virus si trasmette per aerosol. Ovviamente, questo fa apparire abbastanza surreale che i governi raccomandassero “un metro e mezzo di distanza” (assicurando che le mascherine chirurgiche e quelle di stoffa fossero fruttuose) e vietassero le uscite all’aperto (ove l’aerosol è inefficace).
Il capo dell’OMS ammette l’errore
La rivista britannica Indipendent riporta che il capo dell’Organizzazione mondiale della sanità Soumya Swaminathan ha ammesso l’errore chiave commesso all’inizio dell’epidemia di Covid . In particolare la dott.ssa Swaminathan ha affermato che “l’OMS avrebbe dovuto riconoscere in precedenza che SARS-CoV-2 poteva essere trasmesso attraverso aerosol”.
“Avremmo dovuto farlo molto prima, sulla base delle prove disponibili, ed è qualcosa che è costato all’organizzazione”, ha detto Swaminathan a Science Insider . “Si può sostenere che [la critica dell’OMS] sia ingiusta, perché quando si tratta di migrazione [del virus], abbiamo parlato di tutti i metodi, compresa la ventilazione e il mascheramento.
“Ma allo stesso tempo, non stavamo dicendo con forza: ‘Questo è un virus aereo.’ Mi dispiace che non l’abbiamo fatto molto, molto prima. (…)
“L’OMS, insieme alla comunità scientifica, ha discusso e valutato attivamente se Covid possa diffondersi anche attraverso aerosol in assenza di procedure che generano aerosol, in particolare in ambienti interni con scarsa ventilazione”. (The Indipendent).
Di conseguenza, anche negli Stati Uniti “Ci sono voluti altri mesi perché il CDC e l’OMS ammettessero che il coronavirus può essere trasportato da minuscole goccioline chiamate aerosol, che possono rimanere in casa per ore” (https://www.nytimes.com/2022/01/14/health/cloth-masks-covid-cdc.html).
La caratteristica di diffusione via aerosol del virus era nota da tempo, visto che il suo predecessore, SARS-CoV-1 aveva la stessa caratteristica di diffusione nell’aria. Diversi studi ne avevano illustrato il percorso di trasmissione in un ospedale di Hong Kong ( Li et al., 2005 , Xiao et al., 2017;12. , Yu et al., 2005 ), così come in strutture sanitarie a Toronto, in Canada ( Booth et al. 2005 ) e negli aerei ( Olsen et al. 2003 ). Questi studi hanno concluso che la trasmissione aerea era la principale via di trasmissione nei casi indoor studiati (…) https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S016041202031254X.
Science direct fa questa valutazione: “Una via di trasmissione menzionata solo di sfuggita, o per niente, è il trasporto di particelle cariche di virus nell’aria. Immediatamente dopo che le goccioline sono scadute, il contenuto liquido inizia ad evaporare e alcune goccioline diventano così piccole che il trasporto per corrente d’aria le influenza più della gravità. Tali piccole goccioline sono libere di viaggiare nell’aria e trasportare il loro contenuto virale a metri e decine di metri da dove hanno avuto origine (es . Morawska et al. 2009 ), come rappresentato graficamente” (https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S016041202031254).
Alla luce di questi elementi rimane il fatto che nella migliore delle ipotesi, le mascherine FP1 – FP2 e FP2 possono filtrare particelle fino a dimensioni di 0,6 μm. Tra l’una e l’altra varia solo la percentuale di capacità di filtrazione (proporzionalmente più alta dalla FP1 alla FP2) che però non elimina in modo completo la trasmissione del virus (vedi qui: https://www.uvex-safety.it/it/know-how/norme-e-direttive/respiratori-filtranti/significato-delle-classi-di-protezione-ffp/ )
In proposito sono stati pubblicati numerosi studi scientifici, tra cui la prestigiosa rivista Science “Airborne transmission of SARS-CoV-2” (https://www.science.org/doi/10.1126/science.abf0521), che dice:
“Esistono prove schiaccianti che l’inalazione rappresenta una delle principali vie di trasmissione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19). È urgente armonizzare le discussioni sulle modalità di trasmissione del virus tra le discipline per garantire le strategie di controllo più efficaci e fornire una guida chiara e coerente al pubblico. Per fare ciò, dobbiamo chiarire la terminologia per distinguere tra aerosol e goccioline (…)”.
E così prosegue: “I virus nelle goccioline (più grandi di 100 µm) tipicamente cadono a terra in pochi secondi entro 2 m dalla sorgente e possono essere spruzzati come minuscole palle di cannone sugli individui vicini. A causa del loro limitato raggio d’azione, il distanziamento fisico riduce l’esposizione a queste goccioline. I virus negli aerosol (di dimensioni inferiori a 100 µm) possono rimanere sospesi nell’aria per molti secondi o ore, come il fumo, ed essere inalati. Sono altamente concentrati vicino a una persona infetta, quindi possono infettare più facilmente le persone nelle immediate vicinanze. Ma gli aerosol contenenti virus infettivi possono anche viaggiare per più di 2 m e accumularsi in ambienti interni scarsamente ventilati, portando a eventi di super diffusione (…)
Gli individui con COVID-19, molti dei quali non presentano sintomi, rilasciano migliaia di aerosol carichi di virus e molte meno goccioline quando respirano e parlano. Pertanto, è molto più probabile inalare aerosol che essere spruzzati da una gocciolina, e quindi l’equilibrio dell’attenzione deve essere spostato sulla protezione dalla trasmissione aerea. (…)”.
Che dire? l’affermazione della responsabile dell’OMS sconcerta. Si direbbe che sono scomparsi anni di ricerca sui meccanismi di trasmissione dei virus respiratori e sull’efficacia delle mascherine contro i virus respiratori…. Nello stesso tempo, si scopre che le prescrizioni delle mascherine e le reclusioni domiciliari – compresa la preclusione di uscire anche all’aperto -, sono stati provvedimenti non sanitari, dettati soprattutto da considerazioni di carattere autoritario ed attuati per finalità di cambiamento politico e sociale.
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