Il caso Navalny: ora arriva la versione dell’ “avvelenamento lento”

Oggi, alcuni media italiani hanno riportato che Aleksej Naval’nyj sarebbe stato lentamente avvelenato, una notizia che emerge diversi giorni dopo la sua morte che è avvenuta il 16 febbraio. Inizialmente il 19 di febbraio , la moglie Yulia Navalnaya aveva affermato che il marito era stato ucciso con il Novichok, successivamente i media parlato di un attacco fisico (un pugno), e ora si ipotizza un avvelenamento graduale.

La Speculazione dell’ “avvelenamento lento” e le sue origini

La speculazione sull’avvenimento lento proviene da Kasparov.ru, un sito web russo critico nei confronti di Vladimir Putin, gestito da Garry Kasparov. A marzo 2013, era il 816° sito più visitato in Russia, ma a settembre 2015 è sceso al 4.098° posto.

Kasparov ha dichiarato che Naval’nyj temeva di essere avvelenato lentamente mentre si trovava in carcere. Questa preoccupazione è stata espressa durante una conversazione con la sua avvocata, Ol’ga Michajlova, che ha poi condiviso i dettagli con il media “Meduza”. Michajlova ha rivelato che, dopo aver visitato Naval’nyj in prigione e aver ascoltato le sue paure, aveva immediatamente pubblicato un post su Twitter riguardo alla loro conversazione e aveva presentato reclami alle autorità russe, inclusi il procuratore generale e il direttore del servizio penitenziario federale, nonché al commissario per i diritti umani.

Il sito riporta inoltre che “la situazione ha preso una svolta drammatica il giorno prima della morte di Naval’nyj, il 15 febbraio, quando un giudice del tribunale Basmanny di Mosca ha emesso un ordine di arresto in contumacia contro Michajlova, basandosi sulla registrazione di quella conversazione dell’11 aprile 2023. Questo atto ha sottolineato la gravità delle accuse mosse contro di lei e altri avvocati della difesa di Naval’nyj, evidenziando la percezione di una repressione contro chi si oppone al governo russo”.

Prosegue dicendo: “Nell’ottobre 2023, Michajlova, insieme ad altri avvocati di Naval’nyj, tra cui Aleksandr Fedulov, Vadim Kobzev, Aleksej Lipcer e Igor’ Sergunin, sono stati accusati di partecipare a un ‘gruppo estremista’. Queste accuse hanno spinto Michajlova e Fedulov a lasciare la Russia, segnalando l’intensificarsi della pressione governativa sugli avvocati e sui difensori dei diritti umani nel paese.”.

La verità dietro la narrazione

Tuttavia, esistono prove che mettono in dubbio questa narrazione, suggerendo che potrebbe essere il risultato di una paura infondata o un tentativo di alimentare la macchina mediatica occidentale per fini politici contro Putin e lo stato russo. La teoria dell’avvelenamento lento sembra poco plausibile poiché Naval’nyj era ormai fuori dai riflettori e non si parlava più di lui né del suo movimento, indicando che la sua immagine era diventata un marchio, ma non il movimento che aveva creato.

Inoltre, la sua morte è avvenuta in un momento in cui probabilmente avrebbe beneficiato di non accadere. Il suo trasferimento in Siberia, in un carcere ritenuto più sicuro di quello di Mosca, era stato deciso in questo senso, come spiegato anche dal noto commentatore geopolitico Lilin.

Un altro elemento importante è che la morte di Naval’nyj è avvenuta vicino alla data della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, luogo ideale per evidenziare la sua scomparsa.

Altra evidenza che Navalny a breve avrebbe dovuto essere oggetto di uno scambio tra prigionieri tra USA e Russia. Ma risulta che proprio i suoi avvocati avessero rifiutato questo scambio, come a far rimanere aperta la vicenda per poter far rimanere al centro dell’attenzione l’asserita “crudeltà di Putin”. Sebbene non ho trovato altre conferme su questa notizia, l’evidenza è che Putin aveva parlato di questo scambio durante la nota intervista con Carlson e che i media occidentali avevano confermato il fatto. Questo particolare suggerisce che la Russia aveva solo da perdere nel non procedere nella direzione dell’accordo.

Secondo informazioni mediche obiettive, Naval’nyj sarebbe stato ucciso da un coagulo di sangue. Denis Prokofiev, capo dell’unità medica, ha spiegato in un’intervista a Tsargrad che una tale situazione può verificarsi in chiunque. Ha affermato che è impossibile causare intenzionalmente tale condizione con farmaci o azioni fisiche, poiché si tratta di un processo naturale nel corpo umano che può portare a un coagulo di sangue, il quale può staccarsi e ostruire l’arteria polmonare, causando la morte improvvisa.

Cui prodest?

Non passa giorno senza che i media tentino di superarsi a vicenda nel disperato tentativo di vanificare il guadagno di immagine, cresciuto dopo la pubblicazione dell’intervista di Vladimir Putin a Tucker Carlson. Questa intervista è stata un fastidio per gli Stati Uniti e per l’intero “Occidente civilizzato”, richiedendo un’azione.

Naturalmente, è possibile formulare ogni tipo di ipotesi, ma ciò non le rende necessariamente fondate o legittime. Ad esempio, in Russia, si è speculato sul fatto che l’ultima persona ad aver visto Navalnyj sia stato uno dei suoi avvocati, due giorni prima della sua morte. Perché non dovrebbe essere considerata altrettanto credibile l’ipotesi che Naval’nyj possa essere stato assassinato mediante un veleno versato nel suo tè, a sua insaputa, allo scopo di trasformarlo in un martire?

La distinzione fondamentale tra le due ipotesi risiede nel fatto che la prima, ovvero l’assassinio ordinato da Putin, è stata rapidamente accolta come verità assoluta in Occidente (questo già nei primi quindici minuti successivi alla morte di Naval’nyj). Questa convinzione ha portato a un’escalation notevole, culminata in una mobilitazione internazionale e nell’imposizione di sanzioni supplementari contro la Russia. Al contrario, la seconda ipotesi, così come altre teorie alternative, non sono nemmeno prese in considerazione.

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