Il vescovo olandese Robert Mutsaerts, vescovo ausiliare di ‘s-Hertogenbosch (Den Bosch), ha detto di “comprendere” il motivo per cui papa Benedetto ha contribuito al dibattito sul celibato sacerdotale nel libro che ha scritto insieme al cardinale Sarah, Des profondeurs de nos cœurs (Dal profondo dei nostri cuori).
Ecco una interessante intervista che il vescovo Mutsaerts ha rilasciato a Jeanne Smits, pubblicata su LifeSiteNews e che vi propongo nella mia traduzione.
LifeSiteNews: Lei dice che la questione del celibato cristiano è centrale per la Chiesa. Perché?
Il vescovo Robert Mutsaerts: Si tratta di qualcosa di più del celibato. Il celibato tocca l’identità del sacerdote, del sacerdozio, e poi tocca anche i sacramenti. Dopo tutto, noi siamo una Chiesa sacramentale. Quindi non è solo una piccola cosa, tocca molto di più. Se lo si mette da parte, molte cose seguiranno. Lo so, è presentata come se dovesse essere permessa solo in pochi casi eccezionali. Ma – e questo lei comprende – una cosa porta ad un’altra. Inoltre, si tratta di principi, e per quanto mi riguarda, non bisogna mai metterli da parte a causa di circostanze pragmatiche.
LSN: È rimasto sorpreso di sapere che il papa emerito ha collaborato al progetto?
BRM: Da un lato, è il papa emerito, ed è passato in secondo piano, e questo è molto saggio. Ma posso anche immaginare che quando si tratta di qualcosa di essenziale, pensa di dover parlare – il che, tra l’altro, vale per tutti: per ogni vescovo o prete o anche per il laico. Se ci sono ambiguità, bisogna fare chiarezza. Questo, tra l’altro, è il compito primario di Papa Francesco: creare chiarezza. Questo è ciò che i papi rappresentano. Questo è il problema, perché c’è naturalmente molta confusione e quindi anche divisione. Io stesso cerco di farlo; per quanto spiacevole possa essere, si parla quando si pensa che le cose non tornano. E non importa se riguarda il sacerdote o il vescovo, è anche un dovere – e più in alto sei nella gerarchia, più alta è la tua responsabilità, è anche tuo dovere di parlare. Ecco come percepisco questa vicenda. Naturalmente, non sappiamo affatto cosa scriverà Papa Francesco, quindi forse il libro non contraddice Papa Francesco. Non ne abbiamo idea… Questo è un po’ tipico dei nostri tempi.
LSN: Il papa emerito e il cardinale Sarah chiedono “umilmente” a papa Francesco di attenersi a quello che lui stesso ha detto: che non cambierà mai la regola del celibato. Il libro è presentato in Olanda come una sorta di azione contro il papa?
BRM: Papa Benedetto e anche il cardinale Sarah, naturalmente, vedono alcune tendenze, anche in seguito al Sinodo dell’Amazzonia. Sono semplicemente preoccupati per la Chiesa che amano. Sì, per preoccupazione si può naturalmente scrivere su un certo argomento, in questo caso il celibato. Questo non significa necessariamente andare direttamente contro il papa, ma ai rumori che si sentono, e poi si può prendere una posizione chiara. Lei dice che il celibato sacerdotale non è solo una regola organizzativa, ma è qualcosa di essenziale per la Chiesa, qualcosa che naturalmente esiste da molto tempo, e per buoni motivi. E prima che esistesse, c’erano una specie di matrimonio giuseppino, quindi all’epoca esisteva davvero, anche se i sacerdoti erano sposati.
Anche questo ha un suo ruolo: Il sacerdote è un alter Christus. Anche Gesù stesso era un uomo e non solo un essere umano. Non abbiamo un dualismo: corpo e anima formano un essere umano. Non è affatto l’espressione di un giudizio negativo sulla corporeità o sulla sessualità; non l’abbiamo mai avuto. Guardate il Cantico dei Cantici; vedete quanto lo prendiamo sul serio. Ma proprio perché lo prendiamo sul serio, dobbiamo essere chiari su questo. Oggi si dice: una volta la sessualità sana significava una grande famiglia. Ora questo approccio viene presentato come qualcosa di negativo nel contesto della “sovrappopolazione”, e anche come qualcosa di repressivo. Oggi, francamente, abbiamo più che altro una promozione della sfrenatezza. È una curiosa forma di libertà – finché non ci sono bambini da concepire, lasciamo che ognuno faccia quello che vuole. Questa, naturalmente, è una moralità perniciosa.
LSN: C’è una domanda tra i giovani sacerdoti, o tra i giovani che pensano al sacerdozio, per l’abolizione del celibato? Sia il papa emerito che il cardinale Sarah dicono: incontriamo molti giovani e sacerdoti che soffrono per il fatto che si dice che il celibato non è importante, e noi vogliamo sostenere quei giovani.
BRM: Credo che sia corretto. Se si guarda al giovane clero, non chiedono affatto il sacerdozio coniugale. Per loro il celibato non è solo un sacrificio, ma soprattutto un dono. Lo scioglimento del celibato è legato principalmente alla crisi di fede che regna. Anche noi abbiamo un’intera crisi vocazionale come conseguenza della crisi della fede, e non si può risolverla rendendo le cose più facili e flessibili. Non credo che ci siano molte persone che si sentono chiamate al sacerdozio e che sarebbero disposte a dedicarsi al sacerdozio se potessero sposarsi. Non credo a niente di tutto questo. Se si guarda al giovane clero e alle vocazioni che abbiamo oggi, di questi tempi, c’è davvero un solo tipo: quello ortodosso. Queste idee liberali sono quelle di una generazione completamente diversa; la generazione attuale non ne vuole nessuna. Ricordiamo il tempo del Concilio Vaticano II e com’era in Olanda: la gente aspettava con ansia l’abolizione del celibato e fu enormemente delusa quando questo si rivelò non essere il caso. All’epoca si trattava di una questione olandese, perché, a mio parere, in altri Paesi giocava molto meno. È solo l’espressione di una crisi di fede e di una strana concezione della sessualità e del celibato stesso.
Il celibato sacerdotale non è solo una regola, c’è davvero un fondamento teologico. Quel legame ontologico tra il sacerdote e il celibato riguarda il corpo e l’anima – questo è un essere, perché ovviamente non c’è dualismo. Gesù non ha nemmeno scelto Maria come apostolo, e se c’è qualcuno che è più santo e più santo di tutti gli altri, quella è Maria. Non possiamo ignorarlo. Ancor meno si dovrebbe fare appello a ciò che allora era culturale, perché per Gesù questo non è affatto vero. San Paolo lo dice molto chiaramente: non ci sono uomini, non ci sono donne, non ci sono greci, non ci sono ebrei, non ci sono pagani. Se c’era qualcuno che si batteva per l’uguaglianza e la pari dignità, quella era la Chiesa cattolica e la comunità dei primi cristiani.
LSN: Nella stampa francese, il cardinale Sarah è stato offeso a causa dell’espressione molto tradizionale della sua fede. È così anche nei Paesi Bassi?
BRM: Lui, naturalmente, è ritratto come estremamente conservatore – e lo sono anch’io. Di solito questo significa che sono molto cattolici, e si attengono a norme e valori antichi – e sulla base di buoni motivi. Non ha senso mettersi sulla scia dei tempi. Dovremmo portare il mondo al Vangelo e non il contrario.
LSN: Benedetto e Sarah si sono espressi chiaramente contro la rottamazione del celibato, anche per situazioni eccezionali. Il cardinale Sarah dice addirittura nel libro che le Chiese cattoliche orientali stanno rinunciando alla possibilità di scegliere i sacerdoti tra gli uomini sposati.
BRM: Era già abbastanza chiaro in proposito nel suo ultimo libro. Tutte quelle cose che vengono chieste dalla parte laica cattolica sono state a lungo possibili nella Chiesa anglicana. Lì consacrano anche vescovi donne, ma la loro crisi non ha fatto che peggiorare, anche più grande della nostra: non risolve nulla. Con essa non si creano vocazioni, e l’apostasia non diminuisce. Al contrario. Dobbiamo tornare alle radici. Se la Chiesa vuole sopravvivere, c’è un solo modo, come è sempre stato: l’ortodossia. Certo, dobbiamo anche dare il buon esempio e farne un lavoro: ora et labora. L’ambiguità, l’abbassamento dell’asticella, è inutile. Guardate la storia della Chiesa: porta solo all’indebolimento. La Chiesa ha bisogno di una riforma, ma non di un allentamento. Il rischio che la Chiesa diventi borghese è sempre in agguato; a volte dobbiamo guardare di nuovo dove siamo e tornare alle origini.
Quello che ho trovato un libro molto interessante dell’anno scorso è l’Opzione Benedetto di Rod Dreher: raggrupparsi per rafforzare la propria fede, assicurarsi che non svanisca, e incoraggiarsi a vicenda a tornare più forti.
LSN: Il libro parla del celibato, ma al momento c’è confusione su molti altri punti dell’insegnamento della Chiesa, che non ci sembrano essere mantenuti da Roma. Ritiene che la questione del celibato sia la più importante, o che non dobbiamo dimenticare che ci sono anche altre questioni?
BRM: Certo, non è la questione più importante. L’uomo è chiamato alla santità, ed è possibile solo se prima si chiarisce chi è Cristo. Questo è il punto centrale, e lo si nota in tante cose. L’altro giorno un sacerdote è stato invitato in Brabante per spiegare la storia del Natale, e la sua tesi era: è impossibile spiegare alle persone moderne che una vergine rimane incinta, e poi raccontare loro una storia così sentimentale di pecore e pastori e di tre re che vengono a cercare… La sua tesi era: in realtà non era vera, bisognava leggerla come una favola con una certa interpretazione. E poi fa un esempio: Gesù è nato a Betlemme? No, certo che no, dice, perché Betlemme significa “città del pane”, e questo ha un certo significato, ed è per questo che Luca la posiziona lì. Finché ci terremo occupati con questo genere di sciocchezze, e porteremo la gente fuori strada, ci allontaneremo sempre di più da casa! Abbiamo argomentazioni così buone, storiche e razionali; forse dovremmo parlarne, tanto per cominciare. Non che gli argomenti trasformino le persone in credenti, ma bisogna prima sbarazzarsi di alcuni ostacoli.
Alle cresime, quando so in anticipo che icresimandi si riuniranno prima della cerimonia, vengo un po’ prima per unirmi a loro, e poi fare una chiacchierata. Sono giovani simpatici. Ma quando si tratta di questo e io chiedo: che tipo di libro è la Bibbia – un libro di fiabe, qualcosa come Harry Potter, o un libro di storia come Giulio Cesare? Dicono quasi sempre: “Un libro di favole, non è successo davvero”. Allora capite quanto siamo distanti da casa. Siamo al di sotto del puntdi congelamento. Dovremmo lavorare prima su questo, perché se non sappiamo chi è Cristo… Non credo che il problema per quei bambini sia il miracolo, ma “chi è Cristo”, e se si riesce a interpretarlo correttamente, allora si potrà dare un posto a quei miracoli, e poi si potrà mettere l’annuncio sotto una luce diversa, e solo allora si potrà capire. Non è un caso che nella professione di fede non si dice niente di Gesù, niente del suo annuncio, niente dei suoi miracoli, niente del discorso della montagna o altro: solo che Egli è nato dalla Vergine Maria, crocifisso, morto, sepolto e risorto.
In altre parole, si sta parlando del figlio di Dio. Ci sono tanti cattolici che non se ne rendono conto affatto, o che non credono più, e che non credono nemmeno nella trasformazione della consacrazione, della transustanziazione. Se tutto questo svanisce, e sono quelle le persone che si appelleranno al celibato, allora capisci che andranno a scommettere sul cavallo sbagliato.
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