Oskar Lafontaine, leader storico della sinistra tedesca, nella sua analisi del voto tedesco evidenzia il modesto risultato della Linke fra i lavoratori e ne individua le cause in una politica sui rifugiati sbagliata. Per Oskar Lafontaine “giustizia sociale” significa soprattutto garantire condizioni di vita migliori nei paesi di origine dei migranti: una presa di posizione che nella sinistra tedesca ha scatenato un acceso dibattito e una riflessione sull’emorragia di voti verso AfD. Dal profilo FB di Oskar Lafontaine
La Linke con il 9.2 % dei consensi e circa 4.3 milioni di voti ha ottenuto il suo secondo miglior risultato elettorale di sempre in una elezione per il Bundestag. E questo in un contesto che a causa della forte crescita di AfD e dell’elevata partecipazione elettorale era sicuramente piu’ complesso rispetto al 2013, quando la Linke ottenne l’8.6% e circa 3.75 milioni di voti. Il partito avrebbe quindi tutte le ragioni per essere soddisfatto di questo risultato.
[…] Nonostante il risultato positivo, la Linke ha dei buoni motivi per riflettere sul voto: solo l’11% dei disoccupati l’ha sostenuta – meno della SPD (23%), di AfD (22%) e dell’Unione (20%) e poco piu’ della FDP e dei Verdi – e solo il 10% fra i lavoratori l’ha votata (Unione il 25%, SPD il 24% e AfD il 21%). Solo il 2% in piu’ della FDP, che è stata votata dall’8% dei lavoratori.
La chiave per capire questa mancanza di sostegno da parte di coloro che si trovano nella parte piu’ bassa della scala dei redditi deve essere cercata senza dubbio in una “politica dei rifugiati” sbagliata. E‘ un’accusa che non riguarda solo la Linke, ma tutti i partiti finora rappresentati al Bundestag, perché con le loro risposte al problema globale dei rifugiati, nei fatti hanno trascurato le istanze di giustizia sociale.
E questo in due modi: il principio della giustizia sociale ci chiede di aiutare coloro che maggiormente hanno bisogno. Non si puo’ scaricare tutto il peso dell’immigrazione, come ad esempio la maggiore concorrenza nel settore a basso salario, l’aumento degli affitti nei quartieri piu’ popolari e le crescenti difficoltà nelle scuole con una quota sempre maggiore di studenti con scarse competenze linguistiche, proprio su coloro che già ora sono i perdenti a causa della crescente disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e della ricchezza. L’esperienza in Europa ci insegna che quando questi elettori non si sentono piu’ rappresentati dai partiti di sinistra, votano sempre di piu’ per i partiti di destra.
La violazione del principio della giustizia sociale è ancora piu’ grave se si tiene conto di quali sono le persone che fuggono dalla guerra, dalla fame e dalla malattia. Solo una minoranza riesce a mettere insieme diverse migliaia di euro con i quali poter pagare i trafficanti di uomini per poter arrivare in Europa e soprattutto in Germania. Milioni di rifugiati di guerra vegetano nei campi profughi, milioni di persone non hanno alcuna possibilità di lasciare la propria patria a causa della fame e delle malattie. Senza alcun dubbio si potrebbero aiutare molte piu’ persone se i miliardi spesi dallo stato per migliorare il destino dei piu’ poveri al mondo fossero utilizzati per rendere piu’ facile la vita nei campi profughi e per combattere la fame e le malattie nelle regioni piu’ difficili. E se i miliardi spesi per gli interventi militari e il riarmo venissero utilizzati per aiutare le persone piu’ povere del mondo, allora avremmo la possibilità di fare delle cose davvero buone.
La “politica dei rifugiati” della “Cancelliera dei rifugiati” Merkel, giustamente punita dagli elettori, era completamente inverosimile, perché la sua presunta empatia verso i profughi di guerra non le ha impedito di consegnare armi ai Jihadisti tramite gli emirati del golfo e di partecipare a quegli stessi bombardamenti in Siria che hanno poi obbligato molte persone a fuggire all’estero.
Un partito di sinistra quando aiuta le persone in difficoltà non puo’ ignorare il principio della giustizia sociale. E per quanto riguarda le controversie interne al partito basta dare uno sguardo ai risultati delle elezioni: chi trova cosi’ poco sostegno fra i lavoratori e i disoccupati (nel 2009 le cose erano messe diversamente) deve iniziare a riflettere sulle cause. E non serve a molto il continuo riferimento ai ceti urbani – ai quali per quanto ne so io appartengono anche i lavoratori e i disoccupati – che stranamente viene sempre utilizzato come alibi da coloro che durante la campagna elettorale nei centri urbani finiscono per parlare tutt’al piu’ davanti ad una manciata di persone.
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