Attualità

Il coronavirus anticipa una recessione simile a quella del 2008

L’economista Jesse Colombo, che ha predetto la crisi finanziaria globale del 2008, ha avvertito di un nuovo disastro economico, scrive l’Indipendent.
Secondo Jesse Colombo, l’imminente crisi economica potrebbe essere più grave della precedente. Pertanto, l’economista ha affermato che al momento ci sono diverse “bolle” sul mercato mondiale che potrebbero presto scoppiare. La situazione è aggravata dalla diffusione del coronavirus e da una prolungata recessione nell’economia globale, iniziata molto prima dell’epidemia .

In precedenza, Colombo ha affermato di aver scoperto “bolle” in almeno 20 mercati.Secondo lui, queste bolle hanno contribuito al ripristino dell’economia globale negli ultimi 12 anni. Una delle più grandi è la bolla del credito in Cina, guidata in gran parte dalla spesa per le infrastrutture.

Oggi la negoziazione nella borsa di New York è stata sospesa 15 minuti dopo che gli indici azionari sono scesi del 7-8% (chiuderà a -10%). Bloomberg dice che il rischio di recessione negli USA è del 50%.

E le borse europee non sono andate meglio: la borsa di Milano ha perso il 17% . E’ il maggior calo di sempre. Mentre la borsa tedesca è scesa del 12,24% .E questo nonostante che la BCE ha messo a disposizione altri 120 miliardi di QE per sostenere l’economia.

Il tasso di crescita economica globale nel 2020 diminuirà rispetto all’anno precedente e dipenderà, tra l’altro, dalla situazione con la diffusione del nuovo tipo di coronavirus. Questo parere è stato espresso mercoledì dall’amministratore delegato del Fondo monetario internazionale (FMI) Kristalina Georgieva. E alcuni generalmente credono che la crescita del PIL globale sarà probabilmente prossima all’1%

Ci sono davvero molte bolle e il loro crollo sarà a cascata, avrà un effetto domino. Con conseguenze corrispondenti.

Anche lo scenario più roseo è molto triste

Anche nel caso che il coronavirus decresca “miracolosamente” quando farà più caldo con l’approssimarsi della stagione calda, tutto tornerà alla vecchia norma della globalizzazione, del libero scambio e della “crescita” finanziariamente guidata? Quasi certamente no, perché il danno psicologico è già stato fatto. Nelle ultime settimane, la moderna economia globalizzata, con le sue catene di approvvigionamento multinazionali e i sistemi di gestione dell’inventario ”just-in-time”, è stata costretta ad ammettere che tale meccanismo funziona solo in condizioni quasi ideali.

Se prendiamo il meccanismo di produzione dell’iPhone, ad esempio: il progetto avviene negli Stati Uniti, le materie prime vengono estratte e trasformate in tutto il mondo, quindi consegnate per l’assemblaggio agli stabilimenti cinesi. Se si interrompe un collegamento in questa catena, l’intero sistema si arresterà. Se una sola risorsa o componente di merce diventa inaccessibile, o la fabbrica di assemblaggio diventa non funzionante, si rompe la catena di produzione globale. Questo ovviamente porta danni economici rilevanti. Per questo è molto facile che dopo il coronavirus molte aziende cercheranno di raggruppare tutta la filiera in autonomia, all’interno della propria zona economica.

Più facile a dirsi che a farsi.

Se poi vediamo la situazione dei mercati, neanche questo promette nulla di buono. E’ una situazione che non si era verificata dal 2008 e indietro ancora.

Come dice Gns Economics (istituto di previsioni economiche, analisi e rischi), ”la  recessione globale, una crisi bancaria europea e un crollo dei mercati dei capitali statunitensi produrranno un collasso economico globale che quasi sicuramente travolgerà tutti i tentativi, per quanto massicci e coordinati, di invertire la tendenza da banche centrali già in difficoltà e governi indebitati”.

Questo è il motivo per cui l’epidemia di coronavirus dovrebbe essere trattata per quello che è: un potenziale presagio di calamità umana ed economica.

@vietatoparlare

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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