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Il diritto non si applica per Julian Assange: una storia che riguarda tutti. Il giudizio dell’ex magistrato Ingroia

Per quasi un decennio, Washington ha cercato di mettere a tacere, imprigionare e distruggere il giornalista investigativo più famoso del mondo, Julian Assange, e il suo team, lo staff di WikiLeaks.

La polizia di Londra ha arrestato Assange prelevandolo dall’ambasciata equadoregna l’11 aprile 2019. La causa per l’estradizione negli USA è stata avviata il 14 giugno 2019 su richiesta delle autorità americane .

La prossima udienza a suo carico è prevista nel mese di  febbraio del prossimo anno a Londra. Pertanto, la questione della sua estradizione o non estradizione negli Stati Uniti sarà decisa nel 2020 dopo un lungo processo. La legge britannica prevede che le procedure di estradizione inizino entro due mesi dalla data di arresto. Pertanto, il procedimento nel caso Assange avrebbe dovuto iniziare formalmente il 12 giugno.

In difesa di Assange praticamente non c’è nessuno, tanto meno i media visto che essi non sono mai stati così screditati per la pubblicazione di documenti che contraddicono direttamente la propaganda ufficiale diffusa dai leader politici e dai “principali” giornalisti che rispondono alle direttive governative.

L’ex-magistrato Ingroia è uno dei pochi che difende Assange ed argomenta l’irricevibilità delle accuse mosse a suo carico:

fonte: facebook (Crescere informandosi )

Come l’ex giudice Ingroia ben descrive, numerose e madornali le incongruenze che ruotano intorno a questa vicenda su cui si è espresso recentemente (invano) anche l’Onu. Infatti, il gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria ritiene che le varie forme di detenzione a cui è stato sottoposto Julian Assange siano da considerare come detenzione illegale. il gruppo di lavoro creato dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite fa riferimento agli articoli 9, 10 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e agli articoli 7, 9, 10 e 14 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici. E’ da notare che il giudizio del gruppo di lavoro è giuridicamente vincolante nonostante sia del tutto ignorato dalle autorità britanniche e statunitensi.

Ma vediamo di fare un breve riepilogo della vicenda: nel 2006, Julian Assange, insieme a persone a lui affini, ha lanciato il sito Web Wikileaks. Secondo Assange e il suo team, Wikileaks “è specializzato nell’analisi e nella pubblicazione di grande quantità di dati di materiali ufficiali censurati o altrimenti limitati”. Di conseguenza, Wikileaks è diventata una piattaforma di informazioni per lo scarico di materiali pertinenti da informatori di terze parti.

Assange e Wikileaks hanno guadagnato fama mondiale nell’aprile 2010, quando la risorsa ha pubblicato centinaia di migliaia di documenti segreti statunitensi del Dipartimento di Stato e dei militari relativi alle guerre in Afghanistan e Iraq. Questi documenti sono stati passati a Wikileaks dal soldato americano Bradley Manning . A maggio, Manning fu arrestato negli Stati Uniti e fu avviata un’indagine su Assange (ma Manning in seguito è stato graziato da Obama).

Ne sono seguite denunce varie da parte svedese per una vicenda di stupro nei confronti di Assange mai chiarita che si è successivamente rivelata falsa.

Ciononostante per quelle accuse l’11 aprile 2019, il servizio di polizia metropolitana di Londra ha arrestato Assange sulla base di due mandati di cattura internazionale. Uno è per il rifiuto di Assange di comparire davanti a un tribunale britannico durante la procedura di estradizione in Svezia. Oggi sebbene la procura svedese abbia archiviato il caso contro Assange nel 2017, un tribunale del Regno Unito ha inopinatamente concluso che il mandato per la sua estradizione è ancora valido. Il 1 ° maggio 2019, Julian Assange è stato condannato da un tribunale britannico a 50 settimane di carcere per violazione delle condizioni di cauzione, noto anche come “rifiuto di arrendersi”. La pena detentiva Assange è attualmente in servizio nella prigione di Belmarsh a Londra.

L’altro mandato è quello degli USA. Il Tribunale distrettuale della Virginia ha presentato un’accusa di 17 punti contro Assange ai sensi del Computer Fraud and Abuse Act (CFFA, 18 USC) con imputazioni riguardanti tutte divulgazione di informazioni sulla difesa nazionale. Tali accuse però confliggono con il primo emendamento degli USA che prevede la libertà di stampa.

Perciò attualmente delle accuse del tribunale della Virginia rimane in piedi solo l’accusa di cospirazione per l’hacking di distemi informatici (Assange  ha insegnato a Manning come decifrare una password). Questo non è un crimine grave dal punto di vista degli Stati Uniti e della Gran Bretagna. Infatti Assange non ha trafugato nulla, ha solo pubblicato materiale che gli è stato consegnato.

L’accusa di aver insegnato a Manning come hackerare sistemi informatici è però pretestuosa: ciò che gli USA in realtà vogliono perseguire è il danno di immagine e la reazione fa parte della censura in atto a vario livello che tende ad uniformare l’informazione secondo i dettami del mainstream. Del resto la differenza di trattamento – considerando che Manning che ha trafugato documenti riservati sia stato graziato e Assange no –  è molto evidente.

In altri termini, Washington intende catturare Julian Assange soprattutto perché le sue rivelazioni hanno avuto un impatto particolarmente forte sul pubblico americano, i critici politici, i media alternativi e i gruppi per i diritti umani, mettendoli contro le guerre statunitensi in Medio Oriente, Asia meridionale, Africa e America Latina.

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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