La critica aperta alla modernità è spesso rapidamente etichettata come retrograda o “reazionaria”, con l’implicazione che essa sostenga una visione del mondo rigidamente gerarchica o aristocratica. Tuttavia, esiste un filone alternativo di resistenza al mondo moderno, caratterizzato da ideali profondamente diversi. Questa corrente può fungere da fondamento per una filosofia radicale, sia antica che nuova, che enfatizza un senso di appartenenza naturale e cosmica. Tale filosofia ha il potenziale di ispirare l’umanità a deviare dal percorso verso un mondo transumanista e schiavista, un destino che i moderni potentati sembrano determinati a imporci.
Uno di questi tentativi realmente rispettosi per l’uomo è il distributismo, una teoria economica che ha trovato limitata applicazione pratica, si presenta come un’alternativa interessante nel panorama economico, anche se l’egoismo che caratterizzano le classi politiche dominanti, difficilmente lasceranno oggi sviluppare con successo questa ipotesi.
Il distributismo formulato da pensatori come Gilbert Keith Chesterton, padre Vincent McNabb e Hilaire Belloc per applicare quei principi di dottrina sociale della Chiesa cattolica che affondano le proprie radici nell’esperienza benedettina e sono espressi modernamente nell’enciclica “Rerum Novarum” di Papa Leone XIII, pubblicata nel 1891. In questo documento, Leone XIII critica sia il socialismo che il capitalismo, accusandoli di non perseguire il “bene comune” e di essere disumanizzanti. Egli difende la proprietà privata come diritto naturale, ma sottolinea che questa dovrebbe servire il bene comune, accettando anche la regolamentazione statale. L’enciclica promuove la formazione di sindacati e il diritto a un salario dignitoso, introducendo anche l’idea dell’“opzione preferenziale per i poveri”.
Tuttavia, “Rerum Novarum” da i principi morali a cui far riferimento e non fornisce istruzioni analitiche per l’uso , ovvero una visione completa di come rapportarsi per una società giusta, lasciando spazio per lo sviluppo di teorie come il distributismo. Quest’ultimo si propone come un modello economico umano che rifiuta le moderne alternative del capitalismo e del socialismo.
G.K. Chesterton, nel suo libro “The Outline of Sanity” (1926), esplora il distributismo come sistema economico compatibile con la vera libertà umana. Chesterton contrappone lo “Stato Servile“, caratterizzato da artificialità e imposizioni culturali, allo “Stato Distributista”, che promuove meritocrazia, vera arte e cultura popolare.
Secondo Chesterton, sia il capitalismo che il socialismo culminano in una forma di servilismo, privando la maggioranza dei diritti civili e ignorando il valore dell’individuo. Critica il capitalismo per la sua tendenza a concentrare il capitale in poche mani, riducendo la maggioranza a proletari senza proprietà. Riguardo al socialismo, lo vede come un sistema che centralizza eccessivamente il potere economico e politico, eliminando la concorrenza e la diversità organizzativa.
Il nucleo della critica di Chesterton a entrambi i sistemi è la loro incapacità di preservare la piccola proprietà privata, essenziale per la libertà e l’autosufficienza individuale. Per lui, la vera opposizione alla proprietà è la “prostituzione”, nel senso che senza proprietà, gli individui sono costretti a vendere la propria libertà e autonomia.
In sintesi, il distributismo si propone come una teoria economica che valorizza la proprietà privata diffusa e l’autonomia individuale, opponendosi alle concentrazioni di potere sia nel capitalismo che nel socialismo. Promuove un’economia più umana e giusta, dove la libertà individuale e la responsabilità sociale convivono armoniosamente.
G.K. Chesterton, nel suo approccio al distributismo, difende un’idea di distribuzione equa della proprietà privata. Secondo lui, per essere veramente liberi e “sani”, gli esseri umani devono avere il controllo sul proprio destino, il che è realizzabile solo se possiedono i mezzi economici per mantenere la loro indipendenza. Questo implica una proprietà privata diffusa (in contrasto con il socialismo) e ampiamente distribuita (in opposizione al capitalismo). Ma come si può raggiungere questo obiettivo?
I principi fondamentali del distributismo includono:
Proprietà: Si propone lo scioglimento di grandi società e cartelli, favorendo lo sviluppo di piccole imprese e agricoltura. L’obiettivo è eliminare le basi materiali che limitano la libertà e sostenere quelle che la promuovono. Dove sono necessarie organizzazioni su larga scala, dovrebbero essere gestite in modo cooperativo.
Industrializzazione: Si suggerisce una limitazione dell’uso delle tecnologie industriali per evitare la produzione su larga scala che centralizza il potere economico.
Finanza: Si difende l’idea di imporre restrizioni morali sul mercato, come salari e prezzi giusti e controlli sugli affitti.
Gilde: Si propone il ripristino delle gilde per autoregolamentare le varie industrie e mestieri, mantenendo i sindacati dove persistono elementi di produzione capitalistica.
organizzazione di lavoratori che si uniscono per proteggere i loro interessi comuni.
(Nel distributivismo, le gilde sono un’alternativa al controllo statale dei mezzi di produzione. Secondo questa filosofia economica, la proprietà dei mezzi di produzione dovrebbe essere distribuita il più ampiamente possibile tra la popolazione generale, piuttosto che essere centralizzata sotto il controllo dello Stato).
Lo Stato: Si riconosce che lo Stato avrà funzioni necessarie da svolgere, ma secondo il principio di “sussidiarietà”, dovrebbe agire più dal basso verso l’alto, incoraggiando le associazioni di volontariato a svolgere compiti comunitari.
Il distributismo immagina una società di produttori largamente autosufficienti in un’economia regolamentata. Chesterton sosteneva che la libertà personale si realizza pienamente solo in un contesto di proprietà privata, come una casa propria dove esercitare creatività e autonomia.
Tuttavia, il mondo moderno sembra muoversi in una direzione opposta, dove la proprietà è sempre più concentrata e la maggior parte delle persone rischia di diventare economicamente dipendente. Il distributismo offre una terza via, diversa sia dal capitalismo che dal socialismo, proponendo un modello in cui la tecnologia e i mezzi di produzione sono distribuiti più equamente, garantendo così una maggiore libertà e autonomia individuale.
In questo contesto, il distributismo si presenta come una teoria economica che cerca di bilanciare il godimento privato con la partecipazione collettiva, offrendo un’alternativa sia al monopolio oligarchico sia al comunismo totalitario. Si tratta di un approccio che mira a preservare la libertà individuale, promuovendo al contempo una forma di organizzazione sociale più equa e giusta.
sintesi dell’articolo CHESTERTON AGAINST SERVILITY (EGALITARIAN ANTI-MODERNISM PART 8)