Un drone USA che fa i cerchi in cielo sopra Latakia come per dire 'abbattetemi', petizioni a favore di nuove No Fly zone (stile libico), incursioni aeree israeliane contro obiettivi siriani, i vertici dell'amministrazione USA che si contraddicono: la propaganda decisamente manca di fantasia .
di Patrizio Ricci
E' noto che tramite paesi terzi c'è un accordo tra il governo siriano ed il comando delle operazioni aeree anti-ISIS: autorizza i caccia alleati a sorvolare senza incidenti il cielo siriano.
Questo accordo prevede l'utilizzo da parte della coalizione di tre corridoi aerei al fine di colpire gli obiettivi dello Stato Islamico in Iraq ed al nord del paese.
Ovviamente questi corridoi dovevano essere utilizzati solo dagli aerei militari della coalizione internazionale in missione anti-ISIS.
Tuttavia in flagrante violazioni di tali accordi, nel mese di gennaio 2015 una di queste 'corsie' è stata utilizzata da caccia israeliani per 'infilarsi' in profondità in territorio siriano. Lo scopo era quella di neutralizzare alcune installazioni militari deputate alla difesa aerea siriana.
Secondo le informazioni diffuse da alcuni siti francesi gli aerei israeliani avrebbero lanciato cinque missili aria-terra "Popeye" (prodotti da Rafael Industries, Lockheed e Turkish Aerospace Industries, nota anche con la designazione AGM-142) contro obiettivi specifici in aree non colpite dalla guerra in Siria. La Difesa aerea siriana sarebbe riuscita a distruggere tre dei cinque missili israeliani lanciati contro dette installazioni. Gli altri due invece sarebbero riusciti a raggiungere i loro obiettivi.
Questo 'incidente' (non è chiaro se si tratta dell'attacco del 28 gennaio) ha suscitato la protesta siriana che tutti conosciamo. Conseguentemente funzionari siriani hanno avvisato il comando della coalizione che da lì in poi qualunque aereo avesse sorvolato le aree intorno alla capitale Damasco, la costa del Mediterraneo e comunque aree sotto il controllo delle forze armate siriane, sarebbe stato abbattuto.
Dopo l'attacco israeliano il clima è peggiorato: gli aerei della coalizione in missione sono stati monitorati o 'illuminati'dai radar di terra della difesa siriana e da quelli russi con sede a Tartous.
Insomma tensione palese, tant'è che il 14 febbraio 2015 caccia siriani (probabilmente a scopo dimostrativo) hanno sconfinato nello spazio aereo libanese e poi hanno virato in prossimità del confine israeliano.
Il 17 marzo un velivolo non identificato è entrato dalla Giordania nello spazio aereo siriano, si trattava di un drone Predator MQ1 B. Viene monitorato come tutti gli aerei della coalizione. Succede però che il velivolo ad un certo punto esce dal corridoio destinato agli aerei della coalizione e si dirige sulla costa (dove non esistono obiettivi ISIS). Sopra Latakia il drone ha cominciato a fare cerchi concentrici nel cielo presumibilmente per effettuare rilievi fotografici ed individuare le postazioni militari siriane e russe.
A questo punto, il comando della difesa aerea siriana ha ordinato ad una batteria di missili tipo Sol-Air S-125 Neva / Pechora 2M di abbattere il drone.
Il resto lo sappiamo. E' stato definito un evento casuale ma come abbiamo visto, non lo era.
Da parte loro, gli USA hanno ammesso l'abbattimento del drone. Inaspettatamente, anzichè giustificarsi (come accade in questi casi), hanno messo in guardia Damasco di "non interferire con le sue 'attività aeree nello spazio aereo siriano", insomma una minaccia chiara di rappresaglie o comunque di contromisure .
Ora questo episodio va letto contestualizzato con ciò che ha accaduto in questi giorni.
Cosa è accaduto? Inanzitutto il Segretario di Stato degli Stati Uniti Kerry in una intervista alla CBS (domenica scorsa) ha detto che gli USA hanno cambiato strategia e che Assad non è più il pericolo n° 1 , quindi sono disposti ad aprire negoziati di pace con lui senza precondizioni. La notizia ha avuto una vasta eco sui media ed è stata applaudita e data per buona. Però l'apertura sembra essere stata studiata solo come una esternazione per il grande pubblico.
Infatti, ciò che è avvenuto il giorno dopo è sconcertante: entrambi i portavoce del Dipartimento di Stato USA hanno smentito quella che era 'la svolta', la nuova linea ufficiale americana (Marie Harf, la vice portavoce, ha usato i toni più espliciti: "Non c'è futuro per un brutale dittatore come Assad in Siria" Guardian). Fatto insolito che quet'ultima notizia non abbia avuto alcuna eco sui media nonostante si legga chiaramente sul sito ufficiale del Dipartimento di Stato USA e sugli stessi twitter delle portavoci.
Insomma due direzioni ma la linea, quella ufficiale, è quella espressa in sede istituzionale (invariata) e certamente non alla CBS. De resto, anche i fatti sono chiari: gli USA addestreranno per 3 anni 5000 terroristi moderati in Turchia fornendo loro anche sistemi ed addestramento atti a guidare gli aerei della coalizione sugli obiettivi autonomamente
Dopo questo fatto (che mostra una improbabile disarticolazione ai vertici USA), è partita una nuova imponente campagna di discredito del governo Assad che usa i soliti slogan 'Assad massacra' i civili, il solito repertorio e gli stessi mezzi già visti precedentemente.
Tra le analogie, è facile notare che questa campagna adopera, come abitudine, esclusivamente fonti dei 'ribelli' e senza alcun riscontro da parte di fonti indipendenti.
Tutti i servizi diffusi dai media convergono su 'prove' fornite da uno dei belligeranti trascurando che questi hanno tutto l'interesse di indicare l'antagonista come il principale colpevole della situazione attuale.
Per dar alimento a questa folle tesi è rispuntato 'Caesar', che mostra le foto delle carceri di Assad, i prigionieri orrendamente torturati, le cui foto erano spuntate in corrispondenza dei negoziati 'Ginevra 2' per farli fallire.
Di quelle foto si era detto che potevano essere state scattate ovunque, anche 40 anni fa, e quindi non era possibile stabilirne la veridicità. Però l'Onu ha ospitato una mostra nella sua sede con tanto di pannelli ad ospitare 32 di queste foto. Naturalmente nulla su video e foto, (quelle sì certe) che ISIS e gli altri jadisti difondono continuamente.
Nello stesso periodo, dalla UE, sono state comminate altre sanzioni contro Damasco. Nessuna sanzione però la UE ha ritenuto riservare contro quei paesi che notoriamente sostengono il terrorismo (le sanzioni che hanno effetti devastanti nella popolazione siriana sono usati per accattivarsi la simpatia di Qatar ed Arabia Saudita ed attirare investimenti in Europa).
A seguire, un attacco chimico non chiaro su Idlib accompagnato da video e immagini diffuse dai ribelli. Attacco con il cloro dicono i ribelli. 6 i morti e decine di intossicati. La notizia subito è stata data come buona e rilanciata in tutto il mondo dai media ancorchè nessuna fonte indipendente abbia potuto confermare o smentire. Da notare però che analogo attacco chimico a Irbil (Iraq) contro i pasmerga curdi (avvenuto a febbraio) da parte di ISIS non ha avuto alcuna eco internazionale.
A questo punto, viene lanciata una petizione di AVAAZ: riprende l'attacco chimico, salta tutti i 'forse' ed i 'potrebbe' ed addita con assoluta certezza il governo siriano chiedendo a gran voce una NO FLY ZONE.
Questo avviene mentre numerosi attivisti spuntati dal nulla scatenano una poderosa campagna mediatica sui social. Vengono mostrate le foto dei bambini che sarebbero stati uccisi dai gas a Idlib ma non esistono fonti indipendenti che possano confermare quando è accaduto (però episodi passati, come le 'false flag' dei gas a Ghouta dovrebbero consigliare quantomeno prudenza). Il fine è chiaro: si vuole mostrare quanto è inumano Assad, additare chi 'massacra il suo popolo' per cercare riprovazione condanna ed essere così sostenuti dalla comunità internazionale nei propri fini di potere.
Riassumendo: allarme internazionale con ISIS che mette in pericolo il nostro vivere e la nostra sicurezza; Assad sempre più screditato i cui aerei si divertono a colpire secondo i media, cittadini inermi; gli aerei della coalizione a rischio sui cieli della Siria. Dall'altra parte una vasta campagna mediatica e petizioni che chiedono un intervento militare.
Sono questi, tutti i segnali e ingredienti che indirizzano il 'sentiment' popolare e autogiustificano i governi ad 'agire' ( mentre contemporaneamente , gli stessi governi non cessano di alimentare i focolai ma di quest'ultimo aspetto non parla nessuno).
In definitiva, sembra si vogliano giustificare ancora le solite scelte 'umanitarie' che 'umanitarie non sono.
Così, con l'usata ipocrisia qualcuno potrà dire 'con Gheddafi abbiamo sbagliato, non vorremmo ripetere l'errore' … però vedete 'con Assad abbiamo tentato tutte le aperture ma proprio è incorreggibile".