“Non mi vergogno del Vangelo, che è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Rom 1, 16)
Nell’evangelizzazione si finisce per non trattare mai l’argomento [della proposta cristiana], sostituendo una proposta chiara ed esigente di vocazione alla santità con un ripiegamento psicologistico sulle tematiche di comunicazione della coppia oppure dando la preferenza ad altre tematiche più di moda e più attraenti per i giovani e per le famiglie: questioni importanti, certo, come la pace, l’ecologia, i diritti dell’uomo, che però spesso non mettono in gioco un personale cambiamento di mentalità e di comportamenti.
Così il mons. Livio Melina, già presidente dell’Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul matrimonio e la famiglia, in questo articolo che propongo all’attenzione dei lettori.
[su_panel shadow=”0px 5px 2px #eeeeee”]Fonte: Sabino Paciolla Source link[/su_panel]
(…) si tratta di prendere sul serio una difficoltà molto diffusa e molto grave, che noi, sacerdoti, oppure laici impegnati, genitori, insegnanti incontriamo nel comunicare l’insegnamento della Chiesa sulla morale sessuale, matrimoniale e familiare.
Quando il seminatore esce per spargere il seme del Vangelo sperimenta che ormai troppo spesso la buona semente cade su un terreno molto arido, che non accoglie, che non è permeabile… Ci troviamo a fronteggiare un’incomprensione radicale della proposta cristiana, che l’ambiente tende a presentare come culturalmente superata e inadeguata ai problemi della nostra epoca. Il timore di essere non solo rifiutati apertamente, ma anche guardati con un sorriso di compatimento, porta molti al silenzio su questo tema e ad un adattamento surrettizio ai costumi e ai valori dominanti. Parlarne sarebbe ostacolare l’evangelizzazione. Si preferisce rimandare il discorso a tempi migliori… che tardano poi sempre ad arrivare.
Nell’evangelizzazione si finisce per non trattare mai l’argomento, sostituendo una proposta chiara ed esigente di vocazione alla santità con un ripiegamento psicologistico sulle tematiche di comunicazione della coppia oppure dando la preferenza ad altre tematiche più di moda e più attraenti per i giovani e per le famiglie: questioni importanti, certo, come la pace, l’ecologia, i diritti dell’uomo, che però spesso non mettono in gioco un personale cambiamento di mentalità e di comportamenti.
Prendere sul serio la difficoltà, come noi vogliamo fare in questi giorni, significa capire che non si tratta solo di un problema di coerenza personale e di coraggio, ma che c’è una dimensione culturale del fenomeno, che va compresa e adeguatamente affrontata. La terra su cui cade il seme è stata resa secca e sterile da una cultura ostile, che si oppone all’evangelizzazione. Il fenomeno della “rivoluzione sessuale” da più di quarant’anni ha segnato profondamente il costume e la mentalità, trasformandosi in una vera e propria cultura. L’abbiamo definita come cultura del pansessualismo. La sessualità, separata dal matrimonio, staccata dalla procreazione, e sradicata dall’amore e dalla persona, cioè privata del suo contesto e dei suoi legami di senso e di responsabilità, è divenuta nelle nostre società occidentali un oggetto di consumo, pervasivo e onnipresente, ossessionante e determinante. Non è esagerato forse rilevare che la cultura del pansessualismo, mediante il facile allettamento, riesce a condizionare a tal punto gli individui da riuscire a determinare una configurazione alternativa della società e delle sue istituzioni basilari, quali il matrimonio, la famiglia, l’educazione. Se è veramente così, allora non basta continuare a gettare il seme nel campo, sperando magari che qualche chicco finalmente trovi una fessura, un po’ di umido e attecchisca: occorre anche preoccuparsi di dissodare il campo. È un lavoro duro e faticoso, talvolta ingrato. Ma anche necessario per preparare il terreno. Il nostro Istituto, voluto dal Santo Padre, esiste per questo. Il Seminario di questi giorni è offerto, per aiutare con una comprensione adeguata della circostanza culturale in cui ci troviamo, lo slancio dell’evangelizzazione.
I vescovi spagnoli, rilevando le difficoltà cui ho appena fatto cenno, hanno iniziato il loro recentissimo Direttorio di Pastorale Familiare con una citazione della lettera ai Romani: “Non mi vergogno del Vangelo, che è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Rom 1, 16). Può essere questa Parola che ci illumina e sostiene nel lavoro di questi giorni.
L’articolo “Non mi vergogno del Vangelo, che è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Rom 1, 16) proviene da Il blog di Sabino Paciolla.