Almeno tre bambini sono stati uccisi con l’eutanasia in Belgio nel corso del 2016 e del 2017 in Belgio, secondo un rapporto statale:
http://www.brusselstimes.com/belgium/health/11998/euthanasia-up-by-13-as-three-minors-elect-for-early-exit
Il Belgio ha legalizzato l’eutanasia per i minori nel 2014 ed è l’unico paese al mondo ad averlo fatto per i bambini di tutte le età.
Nel 2016 il professor Wim Distelmans, capo del Comitato federale di controllo e valutazione per l’eutanasia, ha confermato che il primo caso di eutanasia su un minore si è verificato da parte di un medico nei confronti di un ragazzo di diciassette anni.
Il Comitato riferisce inoltre che dal 2016 al 2017 il numero di casi di eutanasia è aumentato del tredici per cento.
Per la maggior parte si è trattato di persone di età compresa tra i sessanta e gli ottantanove, che soffrivano di diversi disturbi contemporaneamente, quali cecità, perdita dell’udito e incontinenza, come succede di frequente nei processi di invecchiamento.
“Vediamo che un numero crescente di persone non accetta più questa condizione”, ha dichiarato il professor Distelmans. “Inoltre la popolazione invecchia e quindi anche le cifre aumentano. Questa è di fatto la prima generazione a confrontarsi con la polipatologia”.
In Belgio il numero dei pazienti che hanno richiesto l’eutanasia è quasi raddoppiato negli ultimi quattro anni: da 232 a 444. La presenza di tumori è la ragione principale all’origine delle richieste.
Singolare è il dato riguardante i fiamminghi, che scelgono l’eutanasia da tre a quattro volte più dei francofoni. Ma in base a uno studio pubblicato dal The British Journal of Cancer c’è il fondato sospetto che in alcuni casi si proceda, senza l’esplicito consenso del paziente, con la somministrazione di farmaci che hanno lo scopo di accelerare la morte.
Oncologo dell’Università di Bruxelles specializzato in cure palliative, il professor Wim Distelmans è a capo della Commissione di controllo federale, organo istituito per assicurare che non si verifichino “irregolarità”. “Per fortuna ci sono pochissimi bambini che scelgono questa possibilità – ha dichiarato -, ma ciò non significa che dobbiamo negare loro il diritto di una morte dignitosa”.
Oltre che in Belgio, il “suicidio assistito” per minorenni, almeno dai dodici anni in poi, è parzialmente permesso in Olanda.
“Non bisogna fissare limiti d’età. Nei Paesi Bassi è dodici anni. Ma che fare con quelli di undici?”. Nel 2013, mentre era in corso il dibattito sulla legge che poi sarebbe stata approvata, Distelmans, che è anche fondatore dell’hospice per cure palliative Topaz, nei sobborghi di Bruxelles, rispondeva così a una domanda del Figaro. Del resto, spiegava il professore: “Si sa che i bambini che soffrono hanno una maturità eccezionale”.
“Freno d’emergenza”: così Distelmans in un libro ha definito la possibilità di ricorrere all’eutanasia, anche per i minori.
La legge approvata dal parlamento belga e firmata dal re il 2 marzo 2014 stabilisce che un minore, se colpito da malattia incurabile e vittima di sofferenze “intense” (escluse quelle psicologiche) impossibili da alleviare, può chiedere che si ponga fine alla sua sofferenza facendolo morire mediante un’iniezione letale. Perché la richiesta sia legittima il minore deve possedere la capacità di intendere e di volere e deve essere giudicato in grado di compiere la sua scelta davanti a uno psicologo e a uno psichiatra, con il consenso scritto di entrambi i genitori o di chi ne fa le veci.
Carine Brochier, tra i direttori dell’Istituto europeo di bioetica, nel 2016 spiegò qual è la strategia dei sostenitori dell’eutanasia infantile
(https://www.tempi.it/belgio-eutanasia-minorile-obiettivo-non-sono-tanto-i-bambini-ma-tutte-le-persone-improduttive#.W1bn7dUzYs4).
Il caso del primo minore ucciso con l’eutanasia su “davvero strano” disse Brochier. “La notizia è uscita come se si trattasse del primo bambino a richiedere la morte e solo ora, dopo essere passato così nell’immaginario di tutti, si scopre che il protagonista era un ragazzo che stava per compiere diciotto anni. Come mai? Era necessario un episodio, perché sebbene l’eutanasia sui minori in Belgio sia permessa da oltre due anni finora non c’era stata alcuna domanda. I dati dimostrano l’inutilità della norma, che fu approvata senza alcun dibattito come risposta a un problema urgente. La mancanza di altri casi svela che dietro alle spinte legislative non c’è alcuna domanda da parte della società. Una verità confermata anche dai Paesi Bassi, dove gli episodi che coinvolgono i minorenni, a dieci anni dall’introduzione dell’eutanasia infantile, sono solo cinque. Mi pare evidente che l’obiettivo della campagna mediatica sia quello di accrescere la domanda eutanasica attraverso l’incremento dell’offerta”.
“Non serve che la legge sia applicata, basta che ci sia. E non serve che si tratti davvero di un bambino o che i casi siano molti, ne basta uno per mutare la mentalità. L’obiettivo non sono tanto i bambini, ma tutti coloro che sono improduttivi: se si accetta l’idea che un piccolo innocente possa essere ucciso, a maggior ragione è ammissibile l’omicidio dei malati, degli anziani, dei dementi. Il tentativo è quello di spingere le persone improduttive a chiedere di essere uccise. Non a caso aumentano gli anziani che ormai ragionano così: “Se per tutti sono un peso, se rappresento solo un costo, allora meglio togliersi di mezzo”.
Il prossimo passo, spiegava Brochier, “sarà l’eutanasia come diritto, per cui verrà cancellata l’obiezione di coscienza di medici e infermieri. Molti di loro temono e testimoniano una pressione crescente in questo senso. Ci avviciniamo al totalitarismo vero e proprio”.
Grazie al “freno d’emergenza”.
Aldo Maria Valli
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