Il 17 di dicembre 2015, le forti pressioni esercitate dall’Onu e dalla Comunità Internazionale hanno prevalso. A Tripoli si diede vita ad un governo di unità nazionale guidato da Fayez al Sarraj. Lo scopo principale degli sponsor del governo di al Serraj era che il controllo della Libyan Investment Authority, della National Oil Corporation e della Banca centrale libica, fossero in mani amiche.
Inoltre serviva la base giuridica per gli USA per attaccare l’ISIS che si era insediato a Bengasi.
Così dal cilindro del prestigiatore usci lo sconosciuto Serraj e tutti i paesi europei lo legittimarono. Per un pezzo il governo trovò rifugio nella base navale di Tripoli, strettamente protetto da forze speciali occidentali e milizie amiche. Ma a Mr. Serraj il parlamento di Tripoli non consentiva neanche di uscire dalla base di Abusita e a Tripoli chi lo sosteneva rischiava l’arresto.
Successivamente in Tutta la Libia , nonostante i raid statunitensi – escludendo la Cirenaica in mano al gen. Haftar – è rimasta in mano jihadista e nel caos.
Successivamente la situazione interna della Siria e la parziale sconfitta dell’ISIS ha visto il ritorno dei jihadisti libici in patria e questo ha preoccupato legittimamente il gen Haftar ed i propri alleati.
E’ così che sostenuto dalla Russia, dalla Francia e dall’Egitto, il gen Haftar ha lanciato una offensiva su Tripoli; intende disperdere il “governo di unità nazionale” approvato da Serraj, appunto uno sconosciuto fatto insediare dall’ONU, sotto pressioni statunitensi: Haftar ha sempre sostenuto che Serraj sia un fantoccio statunitense che non si cura dei gruppi islamici che hanno preso il controllo reale di Tripoli, ma sia soprattutto concentrato sigli affari delle multinazionali occidentali dediti allo sfruttamento delle risorse petrolifere.
Tornando alle vicende attuali, come dicevamo l’offensiva di Haftar è partita alcuni giorni fa. Ora il tentativo è quello di circondare la capitale: l’esercito del gen.Haftar l’ha circondata da sud e ovest, catturando la città di Ghavran, 80 chilometri a sud di Tripoli, e poi si è fermato per un riposo notturno a circa 60 chilometri dal suo obiettivo principale. Nello stesso tempo, il governo di Tripoli ha invitato la popolazione a unirsi alle milizie.
Ghavran è di importanza strategica, in quanto è l’ultima città di fronte alla pianura costiera. Può diventare una base a pieno titolo per le truppe, se la battaglia per la capitale si prolunga più del previsto.
Ieri pomeriggio “le milizie di Haftar hanno respinto gli attacchi su Ghavran e respinte le milizie di tripoli, hanno contrattaccato nuovamente infilando le loro difese, ora sono attestate, le Libyan National Army (LNA) di Haftar, a ridosso dell’Aeroporto internazionale dove si stanno svolgendo pesanti combattimenti” (fonte Stefano Orsi).
Nel 2014 Haftar ha riunito nel suo esercito gli ex soldati di Gheddafi e nel 2017 ha conquistato la principale città orientale di Bengasi, dopo di che ha stabilito il controllo sul sud ricco di petrolio del paese. L’autorità di Mosca lo vede come un “nuovo Muammar” .
A contrapporsi contro di lui ci sono le milizie jhiadiste di Tripoli e la galassia eredi dei delinquenti di Misurata appoggiate dall’Onu e dall’Europa. Nell’autunno 2014, le forze islamiche conquistarono la città di Derna a 330 km dall’Egitto. A Febbraio 2015, l’uccisione di 21 cristiani indusse la fuga di 15.000 egiziani oltreconfine. Fra i numeri più rilevanti del conflitto interno e con lo Stato islamico: un terzo della popolazione libica emigrata in Tunisia, 30.000 morti nel solo 2014, e la produzione di greggio precipitata del 90%.
Oggi, il Consiglio di sicurezza dell’ONU terrà una riunione di emergenza sulla situazione in Libia. Le discussioni avviate dal Regno Unito si terranno in privato. È anche noto che il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres intende incontrare personalmente il gen. Haftar.
Il 27 novembre 2016, il gen Khalifa Haftar arrivò a Mosca e tenne colloqui sulla strategia e le tattiche da adoperare per liberare la Libia dall’occupazione straniera con il capo della difesa Sergey Shoigu, il ministro degli esteri Sergey Lavrov e il segretario del Consiglio di sicurezza Nikolai Patrushev.
Foto: l’11 gennaio 2017, il gen Khalifa Haftar visita la portaerei russa “Admiral Kuznetsov” dove incontrò il vice-ammiraglio Viktor Sokolov e tramite videoconferenza il ministro della Difesa, S. Shoigu.
Conclusione: onestamente guardando la TV non vedo una rappresentazione corretta di quanto sta succedendo; il gen. Haftar ha sempre detto chiaramente che il pericolo è rappresentato dai gruppi jihadisti (la milizia più importante di Tripoli è quella dei salafiti guidati da Abdel Rauf Kara). Mentre sui social e i media ci si concentra sul fatto che “siccome è la Francia che appoggia Haftar – insieme alla Russia ed Egitto – allora vuol dire che la cosa non è giusta (è la stessa Francia ad aver causato il caos attuale con la sua improvvida decisione di attaccare Gheddafi) e che saremo sommersi da ondate migratorie (ma quando mai questo per i media pro-migranti ha rappresentato una preoccupazione!?).
@vietatoparlare
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