Il governo giallo verde minato sin dall’inizio dalle scelte presidenziali

Ma come fa Zingaretti a dichiarare di volere un ‘governo della discontinuità’ quando la fisionomia del vecchio governo è stata anche l’esito di scelte ‘presidenziali’? Di quale quale discontinuità parla Zingaretti? La rottura tra Lega e M5S è anche frutto di scelte presidenziali che hanno snaturato un governo nato come governo politico e costretto ad operare con una mano legata dietro la schiena tramite l’immissione forzata di ‘tecnici’: è evidente che le scelte fatte a quell‘epoca, sono gravate non poco sulla stabilità e l’unità politica dell’esecutivo.

Come tutti ricorderemo, il Quirinale aveva negato al vecchio governo giallo-verde Paolo Savona all’economia (un riformista di grande caratura internazionale indispensabile per portare avanti quei cambiamenti di paradigma indispensabili per uscire dall’impasse attuale in UE) ed erano stati imposti i nomi di ministro degli esteri e di quello dell’economia con due ‘Yes man’ , Enzo Moavero Milanesi e Giovanni Tria.

Quest’ultimo spesso si è posto in maniera critica nei confronti di provvedimenti inseriti addirittura nel programma di governo. Su reddito di cittadinanza mostrò le sue perplessità definendolo “un provvedimento, improbabile, tale da configurare una società in cui una parte della popolazione produce e l’altra consuma”. Sui minibot – a parere di molti illustri economisti strumento formidabile per rilanciare l’economia – il ministro Tria (indebolendo ancor di più la proposta leghista osteggiata già in sede europea) disse da Fukuoka, in Giappone, “sono una cattiva idea” e si allineo in questo modo a Draghi e Lagarde “sono una cosa bizzarra. Invece  i minibot propositi dalla Lega per pagare i debiti arretrati della pubblica amministrazione definendoli erano cosa fattibilissima.

Inoltre – tanto per aggravare le cose – si era fatto il grande errore di affidare alla ministra Trenta il ministero della Difesa. Questi elementi , successivamente sono stati sostanziali per esercitare leve tali da allargare divisioni e rallentare il cambiamento. Con siffatte scelte, una caduta era fortemente prevedibile. E’ anche questo il motivo per cui i ‘sì’ che Salvini si aspettava di sentire, tardavano: in una situazione già viziata consapevolmente all’origine la collaborazione ed il fare non era possibile strutturalmente.

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Stessa ‘vizio all’origine’ anche per il presidente del Consiglio Conte: destinato a essere figura di garanzia per la Presidenza e di gradimento a tutti, alla fine è stato gradito soprattutto all’Unione Europea a trazione franco tedesca. Non per nulla sembra che sembra che Trump abbia annullato il bilaterale con Conte al G7. Ha capito benissimo che ha lavorato per riportare l’Italia sulle posizioni dell’Europa a trazione franco-tedesca.

Vedremo ora in caso di governo affidato ai giallo-rossi se la presidenza della Repubblica solleverà più questioni sulle nomine dei ministri.

patrizio ricci by @vietatoparlare

 

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