Il modo di stare in Chiesa

Riportiamo un brano di padre Pio riportato alla nostra attenzione sul modo di stare a messa (dove “stare” è termine precipuo, dato che si sta – attesa, preghiera e sguardo al Signore Gesù – e non altro). Ricorda per tanti versi, e al di là delle declinazioni del caso, le più semplici raccomandazioni che don Giacomo faceva ai suoi, in particolare il suggerimento di stare in silenzio, tante volte ripetuto, Invito che a volte accompagnava con un cenno, a lui caro, contenuto in una preghiera a san Riccardo Pampuri che, ricordando la vita del santo, annota: …tu che “hai pregato nel silenzio delle nostre Chiese”. Come anche il semplice gesto di mettersi in ginocchio, oggi alquanto snobbato come residuo di un passato ormai superato, che è in sé stesso gesto di preghiera, tanto semplice e inerme.

Entra in chiesa in silenzio e con gran rispetto, tenendoti e riputandoti indegno di comparire davanti alla maestà del Signore. Tra le altre devote considerazioni, pensa che l’anima nostra è tempio di Dio, e come tale dobbiamo conservarla pura e monda davanti a Dio e agli angioli suoi e copriamoci il volto di rossore per aver dato tante volte adito al demonio con le sue insidie, con le sue lusinghe al mondo, con i suoi fasti, alla carne con il non aver saputo tener puro il nostro cuore e casto il nostro corpo, per aver dato, dico, adito ai nostri nemici di insinuarsi nei nostri cuori, profanando in tal guisa il tempio di Dio, quale noi diveniamo pel santo battesimo.

Prendi poi l’acqua benedetta e fa bene e con lentezza il segno della nostra redenzione.

Appena sei in vista del Dio sacramentato, fa devotamente la genuflessione. Trovato il posto, inginocchiati e rendi a Gesù sacramentato il tributo della tua preghiera e della tua adorazione.

Confida a lui tutti i tuoi e gli altrui bisogni, parlagli con abbandono filiale, dà libero sfogo al tuo cuore e lascia piena libertà a lui di operare in te come meglio gli piace.

Assistendo alla santa Messa e alle sacre funzioni, usa molta gravità nell’alzarti, nell’inginocchiarti, nel metterti a sedere; e compi ogni atto religioso con la più grande devozione.

Sii modesto negli sguardi, non volgere la testa di qua e di là per vedere chi entra e chi esce, non ridere per riverenza al luogo santo ed anche per riguardo a chi ti sta vicino; studiati di non profferir parola con chi che sia, a meno che la carità ovvero una stretta necessità non lo esiga.

Se preghi in comune, pronunzia distintamente le parole della preghiera, fa bene le pause e non affrettarti mai. Insomma diportati in guisa che tutti gli astanti ne rimangano edificati e siano per mezzo tuo spinti a glorificare e ad amare il Padre celeste.

Nell’uscire di chiesa abbi contegno raccolto e calmo: saluta per primo Gesù sacramentato, domandagli perdono delle mancanze commesse alla sua divina presenza e non partire da lui se prima non gli hai chiesto e da lui non ne hai ottenuto la paterna benedizione (Epistolario III, pagine 87-89).

Associazione Giacomo Tantardini

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