Il mondo va a rovescio e chi difende la pace e la sovranità, è perseguitato – #Ungheria

Un articolo di Politico intitolato “The Kremlin’s growing influence in Orbán’s Hungary affronta la crescente influenza della Russia in Ungheria sotto la guida del primo ministro Viktor Orbán. Lo stesso, evidenzia come tale influenza si manifesti attraverso significativi investimenti economici e personali rapporti politici.

In particolare, si cita il finanziamento da parte di Gazprom, un gigante petrolifero russo, al club di calcio Ferencváros, che è strettamente collegato al governo ungherese.

Questo tipo di accordi rafforza la percezione di un avvicinamento di Budapest a Mosca, diversamente da altre nazioni europee che vedono con preoccupazione l’espansione dell’influenza russa.

L’articolo presenta anche un esempio specifico di come tali legami con la Russia abbiano ripercussioni dirette sull’economia ungherese, attraverso il progetto della centrale nucleare Paks 2, finanziato prevalentemente tramite prestiti russi e assegnato a Lörincs Mészáros, amico di Orbán.

Inoltre, vengono poste altre accuse, con pesante retrogusto di ridicolizzazione, con quel tono che si confà solo in caso di club di tifoserie che danno per scontato nel loro ambito la piena comunanza di idee, senza bisogno di analisi:

  • (…) l’Ungheria è considerata un “rifugio sicuro” per le spie russe, e Mosca ha una linea diretta con il governo di Orbán.
  • Il primo ministro ungherese è uno degli unici due leader europei ad aver incontrato Putin dallo scoppio della guerra in Ucraina, parlando calorosamente del suo rapporto con il leader russo.
  • dopo aver ostacolato gli sforzi europei per fornire aiuti all’Ucraina dal 2022, Orbán è sempre più visto come uno stridulo del Cremlino.
  • “…i media statali ungheresi hanno diffuso incessantemente la disinformazione sul Cremlino per giustificare le azioni della Russia in Ucraina. Secondo i media filogovernativi, sono gli Stati Uniti, l’UE e la NATO ad essere guerrafondai” (…)
  • “...su richiesta di Orbán, il patriarca Kirill di Mosca – capo della Chiesa ortodossa russa – non è stato incluso nell’elenco delle sanzioni proposte dall’UE.” (…)

In definitiva, viene denunciata l’idea di un’intensa tessitura di relazioni personali e politiche che beneficiano direttamente il governo di Orbán, ma che possono posizionare l’Ungheria su una traiettoria divergente rispetto ad altre politiche dell’UE. Queste accuse, esposte con un tono di superiorità, mirano a ridicolizzare e delegittimare le posizioni ungheresi senza un’analisi seria e approfondita.

Costante ‘chiamata alle armi’ contro i dissidenti

È importante sottolineare che tali critiche nascondono una convinzione malata: l’idea che non sia possibile non seguire acriticamente la linea dettata dalla UE senza subire l’ostracizzazione dal cosiddetto “mondo libero”, che ci sta lentamente trascinando verso una “guerra a pezzi” paragonabile alla Prima Guerra Mondiale. Questo fatto è grave, considerando che le motivazioni alla base della guerra in corso avrebbero potuto essere risolte semplicemente sedendosi a un tavolo. In realtà, gli accordi di Minsk 1 e 2 sono stati disattesi proprio dalla parte occidentale.

A fronte di questa osservazione semplice, l’Ungheria, non essendo in guerra con la Russia agisce in un contesto di sovranità nazionale.

Le scelte del governo ungherese di intrattenere relazioni economiche e politiche con la Russia rappresentano legittimamente un tentativo di preservare i propri interessi nazionali e di esercitare una maggiore influenza nel contesto globale.

L’azione di lobbying dell’UE e le sue pratiche di pressione politica ed economica verso i membri che deviano dalla linea comunitaria sono ben note e rappresentano una forma di ingerenza che potrebbe essere messa in parallelo con le accuse rivolte a Budapest.

La ‘gabbia’ europea 

In contesti come quello georgiano, serbo e slovacco, le influenze esterne sulle politiche interne sono evidenti e criticabili per la costrizione politica che rappresentano. In definitiva, l’Ungheria, operando all’interno delle sue prerogative sovrane, riflette una complessa interazione tra la necessità di mantenere la propria autonomia politica e economica e le pressioni esterne che cerca di navigare.

Il finale dell’articolo di Politico esprime un autoritarismo verso chi non rispetta “il mondo fondato sulle regole”, assai eloquente: “Nel complesso, non si può più permettere che i legami sempre più profondi tra Russia e Ungheria restino incontrollati“. Una sentenza di condanna che invita a sanzionare e isolare questa nazione.

L’articolo è un esempio da manuale, di come l’autoritarismo possa manipolare, travisare alcuni fatti, usare l’informazione come propaganda e cercare di mutare la percezione delle persone con censure e campagne di addomesticamento, ma non può cancellare la verità: le scelte di Budapest, benché criticate, rispondono a una logica di autoconservazione, di attenzione ai reali bisogni del proprio popolo, di ricerca di vantaggi strategici in un panorama internazionale tumultuoso.

Come potete notare, le mie osservazioni si basano su principi che dovrebbero essere scontati in un mondo democratico e libero. Tuttavia, oggi non lo sono più. È sempre più difficile esprimere certe opinioni, poiché lo spazio democratico in cui diffondere e confrontare le posizioni è sempre più limitato e ostacolato, fino alla demonizzazione delle idee.

Il giudizio smaschera la propaganda

La possibilità di criticare le politiche e le decisioni dei governi e delle istituzioni internazionali senza paura di ritorsioni è un pilastro della libertà. Quando questa libertà viene compromessa, rischiamo di scivolare verso forme di autoritarismo mascherate da democrazia.

Perciò dobbiamo essere vigili e difendere lo spazio democratico contro ogni tentativo di limitazione. Solo così possiamo garantire che le idee, anche quelle omesse artificiosamente dal potere, possano essere espresse e valutate sulla base della loro ragionevolezza e sul continuo confronto tra gli avvenimenti della vita ed il destino ultimo dell’uomo, contribuendo al benessere e al progresso della società.