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Anche se tecnicamente le sanzioni statunitensi consentono in apparenza all’Iran di importare medicinali, nella realtà questo è solo un trucco per far sembrare che i politici statunitensi siano gentili, compassionevoli e benevoli. Nella realtà, il modo in cui le sanzioni sono configurate comporterà che il popolo iraniano sarà inevitabilmente privato di medicine indispensabili. Questo perché gli Stati Uniti comprendono nel loro sistema di sanzioni le banche intermediarie dei pagamenti all’Iran, e questo equivale ad inibire l’importazione di medicinali.
Ma questo è il vero intento nascosto delle sanzioni: far morire quanti più Iraniani possibile nella speranza che si scateni una violenta rivoluzione in grado di cacciare dal potere il regime ostile agli USA, e sostituirlo con un altro regime amico, allo stesso modo di come la CIA mise al potere lo Scià di Persia col suo colpo di Stato del 1953, distruggendo l’esperimento democratico dell’Iran.
Non importa che gli iraniani, nel cui paese vige un rigido controllo delle armi, non abbiano i mezzi per rovesciare violentemente il loro governo. E non importa se centinaia di migliaia di iraniani probabilmente moriranno per portare avanti una rivoluzione simile a quella appoggiata dagli Stati Uniti in Siria.
Di quelle morti non importa niente ai politici statunitensi. Sarebbero considerate semplicemente “utili”, specialmente se portassero al potere in Iran un regime filo americano.
Ricordiamoci che proprio queste parole furono usate nel discorso che l’ambasciatore degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite fece nel 1996, quando il governo degli Stati Uniti si apprestava a rinforzare le sanzioni contro l’Iraq.
Le sanzioni all’Iraq avevano già ucciso centinaia di migliaia di bambini iracheni. L’auspicio era che se quei genitori iracheni fossero stati sufficientemente sconvolti dalla morte dei loro figli, avrebbero estromesso dal potere il loro dittatore, Saddam Hussein, e lo avrebbero sostituito con un dittatore filo statunitense.
Tuttavia, dopo circa sei anni di bambini iracheni morti, le sanzioni non avevano ancora prodotto il risultato desiderato. Saddam era ancora al potere. Il programma di notizie della CBS “Sessanta minuti” chiese alla Albright se le sanzioni fossero, di fatto, utili. Lei rispose che in effetti lo erano, che ne valeva la pena, e in quel momento stava esprimendo la posizione ufficiale dell’amministrazione Clinton. E questo perché far morire quei bambini iracheni è stato considerato alla stessa maniera di come si uccidono quelli iraniani oggi: come un mezzo per installare al potere un regime filo-statunitense.
Uno degli aspetti ironici delle sanzioni irachene è che nel decennio precedente agenti degli Stati Uniti collaboravano con Saddam anche nel fornirgli quelle famigerate armi di distruzione di massa che sarebbero servite in seguito come falso pretesto per invadere l’Iraq nel 2001. (Vedi qui e qui [entrambi in inglese]) .
Per quale motivo il governo degli Stati Uniti collaborava con Saddam negli anni ’80 per poi cercare di estrometterlo dal potere negli anni ’90 uccidendo bambini iracheni? Perché allora lo stava aiutando ad uccidere iraniani nella guerra da lui iniziata contro il loro paese. Gli emissari degli Stati Uniti erano così arrabbiati per il fatto che il popolo iraniano avesse, con la rivoluzione del 1979, cacciato lo Scià messo al potere dalla CIA, che decisero di usare Saddam negli anni ’80 per vendicarsi aiutandolo ad uccidere iraniani.
Ciò che i funzionari americani hanno fatto ad un uomo americano di nome Bert Sacks è una preziosa lezione per chiunque, comprese le banche intermediarie di transazioni economiche, voglia aiutare il popolo iraniano. Sachs credeva che le sanzioni fossero moralmente abominevoli, ma non era l’unico. Tre alti funzionari delle Nazioni Unite, per una crisi di coscienza, si dimisero dalle loro posizioni per quello che consideravano fosse un genocidio statunitense di bambini iracheni.
Sacks decise di portare medicinali in Iraq, ma agenti statunitensi lo perseguirono per vendicarsi. Lo multarono di 10.000 dollari e poi tentarono, per quasi un decennio, di riscuotere la multa che Sachs, per suo eterno merito, ha rifiutato di pagare (vedi qui [in inglese]).
Vale la stessa cosa, ovviamente, per le sanzioni statunitensi alla Corea del Nord e per il pluri decennale embargo degli Stati Uniti (dall’epoca della Guerra Fredda) a Cuba. Il proposito è di uccidere quanti più nordcoreani e cubani possibile, sperando che alla fine si scateni una violenta rivoluzione atta a cacciare quei regimi dittatoriali dal potere. Nessuna conta dei morti è considerata eccessiva. Tutti sono considerati utili allo scopo.
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Articolo di Jacob G. Hornberger apparso su The Future of Freedom Foundation il 19 novembre 2018
Traduzione in italiano di Pier Luigi S. per SakerItalia
[le note in questo formato sono del traduttore]
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