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Il parlamento europeo riconosce il genocidio degli armeni ed elogia Papa Francesco

In una risoluzione non vincolante che è stata approvata per alzata di mano con larga maggioranza, il Parlamento Europeo ha invitato  “l’Armenia e la Turchia ad utilizzare il centenario del genocidio armeno per rinnovare le relazioni diplomatiche, aprire i confini e spianare la strada per l’integrazione economica.”

I deputati europei hanno anche sottolineato la necessità che la Turchia riconosca “il genocidio armeno”. Questo gesto favorirebbe “una genuina riconciliazione”.

Un’altra risoluzione ha lodato la dichiarazione del Papa Francesco il 12 aprile in onore del centenario del “genocidio”.

La risoluzione invita inoltre l’Armenia e la Turchia di “utilizzare gli esempi di riconciliazione tra le nazioni europee”.

La reazione turca non è stata conciliante: il ministero degli esteri di Ankara ha ha fatto sapere con un comunicato che la risoluzione adottata dal Parlamento europeo “ripete letteralmente i luoghi comuni anti-turchi della propaganda armena.” “Il Parlamento europeo ripete esattamente un errore che ha fatto in passato, in un modo incompatibile con il diritto internazionale e supera la sua competenza, “.

Ma non è tutto: il ministro degli esteri turco ha detto che la Turchia non prende sul serio una risoluzione di un Parlamento che non è rappresentativo dei suoi popoli perchè alle elezioni del 2014 il tasso di partecipazione dei cittadini è stato del 42%.

Per il ministro turco degli Affari dell’Unione europea Volkan Bozkir ”la risoluzione chi non ha nulla a che fare con i valori europei e si ”nutre di odio, vendetta e di cultura del conflitto”.

Bozkir ha aggiunto che il documento approvato ”non basi  giuridiche e storiche” e che “tali decisioni sono nulle per la Turchia e la nazione turca”.

Intanto intanto i giornali Today Zaman e Hurriyet riferiscono che Erdogan ha dichiarato che potrebbe espellere gli oltre 100.000 armeni che lavorano in Turchia perchè non sono cittadini turchi, “li potremmo espellere anche se ancora non lo abbiamo fatto”.

I leaders turchi hanno reagito con particolare rozzezza alle parole del Papa. Erdogan ha detto che ‘parla senza senso”: giudicate voi da che pulpito viene la predica…

L’odio verso gli armeni persiste: a Kessab l’esercito turco ha supportato direttamente i ribelli siriani e i loro alleati del Fronte nazionale al-Nusra (braccio siriano di al Qaida) nelle loro scorrerie, contro la popolazione armena.

Qui la testimonianza di Padre Hamazasp Kechichian, della congregazione armena mechitarista.

In Turchia è in atto un processo di lenta reislamizzazione radicale di tutta la società. Attualmente supporta i Fratelli Mussulmani e in Libia è dalla parte dei jadisti in opposizione con il governo di Tobruk appoggiato anche dall’Italia.

Erdogan sta facendo fuori in un modo o nell’altro tutti gli oppositori che si rifanno ad Ataturk ed alla laicità dello stato ed ha occupato con i suoi uomini ogni ambito rappresentativo della società.
La libertà di stampa e di opinione è pressochè nulla e parlare del genocidio armeno è ancora reato.

Circa la più volte necessità asserita da parte turca di fare studi su ciò che successe (ma sono stati abbondantemente fatti) non tutti sanno che nel 2000, si tentò di organizzare una commissione turco-armena per affrontare il problema, ma saltò quasi immediatamente. Risultò che la premessa della commissione stessa era che non si occupasse del genocidio, e non fu chiaro di che cosa altrimenti doveva occuparsi.

La conferma giunse da un’incauta intervista rilasciata dal membro turco Ozdem Sanberk: «Lo scopo principale della commissione», disse, «è di impedire le iniziative a favore del genocidio del Congresso degli Usa e dei Parlamenti occidentali»

 

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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