Mentre l’Occidente si straccia le vesti in nome della “democrazia” e dei “diritti umani,” utilizzando come armi, sanzioni, guerre (dirette o per procura) e destabilizzazione e controllo dei paesi partner, nel silenzio delle cancellerie globaliste sta prendendo forma un’alleanza che potrebbe sconvolgere l’ordine geopolitico. La Russia di Putin e la Corea del Nord di Kim Jong Un si uniscono in un partenariato strategico globale. Chi ancora pensa che la Corea del Nord sia una semplice pedina della Cina o che la Russia sia isolata, dovrà rivedere rapidamente i propri schemi mentali imposti dai media mainstream.
L’abitudine di guardare i punti di arrivo e non i punti di partenza…
Putin, di fatto, non aveva molte scelte, ma ha giocato magistralmente le sue carte. Eppure, i media occidentali, nonostante le evidenze, continuano a distorcere la realtà, dipingendo chiunque esprima una visione diversa come un burattino di Putin o un agente corrotto al soldo del nemico. In verità, sono le leadership occidentali a spingere forsennatamente per inasprire il conflitto, con l’obiettivo non tanto di risolverlo, quanto di perpetuarlo. Una guerra totale volta all’annientamento dell’avversario esclude qualsiasi possibilità di dialogo futuro, anche quando quest’ultimo ha fatto di tutto per tendere la mano e cercare un’integrazione reciproca con l’Occidente.
Come potrebbe la Russia, dopo tutto questo, fidarsi di nuovo dell’Occidente? Anche se ci fosse un improbabile cambio di leadership, i veri centri di potere rimarrebbero intoccabili: le élite economiche globali, con i loro interessi smisurati e un’agenda lontana dal bene comune. Come si può parlare di pace, quando centinaia di migliaia di vite sono state sacrificate per un rifiuto ideologico, un rifiuto ostinato e aprioristico di soluzioni che erano non solo possibili, ma già pronte per essere attuate?
Non sorprende, dunque, che questa alleanza abbia preso forma. I media la definiscono uno schiaffo in faccia all’Occidente, ma la verità è che la Russia ha subito schiaffi per anni e ora ha semplicemente deciso di reagire per garantire la propria sopravvivenza come nazione.
Ma in cosa consiste realmente questo partenariato tra due Paesi così diversi per cultura e visione politica? È innanzitutto una risposta alla minaccia rappresentata dall’Occidente. Un gioco raffinato di equilibri in cui Mosca e Pyongyang cercano di mantenere una distanza strategica da Pechino, evitando di diventare, come tanti altri, satelliti economici della Cina. In parole povere, Putin e Kim stanno mandando un messaggio chiaro a Xi Jinping: “Grazie per l’aiuto, ma preferiamo mantenere la nostra indipendenza.” E così, mentre le élite globaliste continuano a recitare il solito copione, il mondo si sta riorganizzando sotto i loro occhi, con nuovi blocchi pronti a ridefinire gli equilibri globali.
Cosa rende questa alleanza così “destabilizzante”, almeno secondo la visione di alcuni dei più importanti Think Thank occidentali, come il Wilson Center che ha appena pubblicato un documento in tal proposito? Prima di tutto, il rafforzamento militare reciproco: la Corea del Nord invia supporto militare alla Russia, sotto il peso delle sanzioni occidentali, mentre Mosca fornisce a Pyongyang il know-how missilistico. Ma non si tratta solo di armamenti: questa alleanza mira a ridisegnare i confini strategici della regione, con lo sguardo rivolto tanto alla Cina quanto all’Occidente.
Il Wilson Center e la paura di una nuova cortina di ferro
Non sorprende che il Wilson Center abbia lanciato l’allarme. Il suo rapporto, intitolato Partenariato strategico globale Putin-Kim: allinearsi contro l’Occidente, difendersi dalla Cina,” sottolinea quanto questa nuova alleanza sia percepita come una minaccia, non solo per l’ordine liberale (leggi: “ordine globale a guida statunitense”), ma anche per la Cina stessa. Va però considerato che documenti di questo tipo, un po’ come i sondaggi commissionati dalle società, agiscono su due fronti: da un lato offrono uno studio delle situazioni e dei fenomeni, dall’altro tendono a ingigantire o a creare dal nulla minacce eventuali, con lo scopo di influenzare un certo obiettivo. In questo caso, l’obiettivo è chiaramente evitare un’alleanza tra Russia, Corea del Nord e Cina. È molto probabile che proprio per questo motivo il Wilson Center interpreti una mossa difensiva da parte di Mosca e Pyongyang come un tentativo di “sfidare” Pechino.
Tuttavia, anche dopo questa alleanza , il Deep State, con la sua agenda bellica, sarà pronto a raccontarci una favola diversa: Putin è isolato, Kim è solo un burattino, e la Cina resta il vero nemico. Ma dietro queste narrative rassicuranti si cela la verità che nessuno vuole ammettere: l’Occidente sta perdendo terreno su tutti i fronti. Con gli USA impegnati a finanziare guerre senza fine e l’Europa troppo debole per trovare una propria strada, Mosca e Pyongyang si muovono con una libertà d’azione che un tempo sembrava impensabile.
La dimensione militare e il contrappeso cinese
Il Wilson Center solleva un punto interessante: questo patto potrebbe far arrabbiare la Cina, rompendo la storica alleanza tra Pechino e Pyongyang. D’altronde – valuta il Think Thank statunitense – la Corea del Nord è stata per anni un prezioso strumento per Xi, un “cane da guardia” pronto a destabilizzare la regione quando necessario. Ora però, Kim sembra voler fare di testa sua, scegliendo “un partner altrettanto isolato ma con ambizioni ben più grandi”.
Nel suo documento il Wilson Center prosegue osservando che il rafforzamento delle capacità missilistiche della Corea del Nord grazie alla Russia non è certo un segreto, e che il regime di Kim non fa nulla per nasconderlo. Ma ciò che preoccupa davvero Washington non è tanto la tecnologia missilistica di Pyongyang, quanto la minaccia che questo rappresenta per il controllo globale degli Stati Uniti. Un blocco anti-occidentale, armato fino ai denti, con Mosca che rompe le regole, sfidando apertamente l’egemonia americana e Pyongyang che si prepara a sfidare anche la Cina, è uno scenario preoccupante per Washington.
Il passato tradito e un futuro in blocchi
C’è un altro aspetto che il Wilson Center ignora volutamente: l’Occidente aveva avuto l’opportunità di prevenire tutto questo. Quando Donald Trump si incontrò con Kim Jong Un a Singapore, sembrava che finalmente si potesse evitare un mondo diviso in blocchi. Con quel gesto, Trump mostrò al mondo che la diplomazia era ancora possibile, che si poteva parlare anche con i cosiddetti “pariah” senza dover scatenare l’ennesima guerra.
Ma quella speranza fu presto distrutta, sabotata dall’interno. Ricordiamoci di John Bolton, il “falco” guerrafondaio, che fece di tutto per minare ogni tentativo di riavvicinamento con la Corea del Nord. E mentre Trump cercava di tendere la mano a Putin per una cooperazione amichevole, l’infame farsa del Russiagate impediva qualsiasi progresso. Così, oggi ci ritroviamo con un mondo diviso, sempre più vicino a una nuova Guerra Fredda, grazie alla complicità di chi, nel nome del profitto e del potere, ha voluto condannarci a questa nuova stagione di tensioni globali.