Il premier georgiano, Irakli Kobakhidze, ha accusato un commissario europeo di averlo minacciato di morte. Secondo quanto riportato, il commissario europeo coinvolto è l’ungherese Oliver Várhelyi. Questa minaccia sarebbe stata fatta in risposta alla legge sugli agenti stranieri proposta dal governo georgiano.
“Anche dopo anni di ricatti, la minaccia espressa durante una conversazione telefonica con uno dei commissari europei era allarmante. In particolare, in una conversazione con me, il funzionario europeo ha elencato una serie di misure che i politici occidentali potrebbero adottare dopo il veto sulla viene revocata la legge sulla trasparenza (dell’influenza straniera) e nell’elencare queste misure ha detto: avete visto cosa è successo a Fico, dovete stare molto attenti”, ha detto Kobakhidze.
Ecco i dettagli principali:
Irakli Kobakhidze ha dichiarato che un commissario europeo ha minacciato di morte lui e altri membri del governo georgiano.
La minaccia sarebbe stata una reazione alla legge sugli agenti stranieri, una normativa che richiederebbe alle organizzazioni con più del 20% di finanziamenti esteri di registrarsi come “agenti stranieri”.
Il commissario accusato è l’ungherese Oliver Várhelyi.
La minaccia è stata fatta durante una telefonata. Oliver Várhelyi avrebbe avvertito Kobakhidze che potrebbe subire la stessa sorte del primo ministro slovacco Robert Fico, che aveva ricevuto minacce simili in passato.
Kobakhidze ha valutato questa minaccia come un tentativo dell’Unione Europea di intimidire la Georgia e influenzare la sua politica interna, in particolare per quanto riguarda le relazioni con la Russia e la legge sugli agenti stranieri.
La questione ha suscitato reazioni forti e critiche, sia in Georgia che a livello internazionale, ed ha evidenziato non solo le pressione ma anche il metodo usato tra la Georgia e l’Unione Europea.
Questa vicenda illustra il superamento di ogni limite di autoritarismo da parte dell’UE, nonché le pressioni esercitate su quest’ultima riguardo alla sua politica interna e alle sue relazioni con la Russia, che includono anche minacce simili ad avvertimenti mafiosi. Queste minacce sono realistiche, come dimostra l’attentato a Fico. Inoltre, sottintendono una certa interpretazione del tentato omicidio di Fico, che proprio in queste ore si arricchisce sempre più di particolari che fanno risalire a mandanti statali, e non a lupi solitari.
“La società segue gli sviluppi della legge sulla trasparenza e vede che molti politici stranieri di alto rango non si sottraggono nemmeno al ricatto aperto contro il popolo georgiano e il suo governo eletto. Siamo abituati da tempo a un ricatto così offensivo che, di fatto, ha perso la sua rilevanza per la società e le autorità. Tuttavia, anche in un contesto di ricatto prolungato, la minaccia lanciata durante una conversazione telefonica con uno dei commissari europei è stata sorprendente. In particolare, in una conversazione con me, il commissario europeo ha elencato una serie di misure che i politici occidentali potrebbero adottare dopo l’annullamento del veto sulla legge sulla trasparenza, e, tra queste misure, ha menzionato: ‘Guarda cosa è successo a Fico, e tu dovresti stare molto attento’. Quando il primo ministro slovacco, che pochi giorni fa è stato preso di mira da un attacco terroristico ed è ancora in cura, viene menzionato nell’ambito del ricatto legato alla legge sulla trasparenza, siamo estremamente preoccupati.
Vorrei sottolineare che, secondo le prime informazioni, l’attacco al Primo Ministro è stato fatto risalire ai servizi segreti di uno dei paesi particolarmente legati al Partito della Guerra Globale. Ai fini della prevenzione mi sono ritenuto obbligato a fornire informazioni su questa minaccia alla società georgiana. Il parallelo tracciato con il tentato omicidio di Robert Fico ci ricorda che nel Partito della Guerra Globale abbiamo a che fare con una forza estremamente pericolosa che farà di tutto per portare il caos in Georgia. Sono fiducioso che i loro piani questa volta non avranno successo e che la pace e la stabilità politica rimarranno sicuramente in Georgia, condizione necessaria per lo sviluppo del paese”, ha affermato il Primo Ministro”, in una nota.
L’adozione da parte del parlamento georgiano della legge sugli agenti stranieri è contraria al percorso europeo, ma nei confronti del paese bisognerebbe usare un “linguaggio morbido“, ha affermato il rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell. Le sue parole sono citate da 1tv.
Il tentativo di far precipitare la Georgia in una situazione di dipendenza simile a quella dell’Ucraina e trascinarla in guerra è centrale. Come può qualcosa che è apertamente e chiaramente parte della politica e del potere “soft”, che spesso porta a Maidan e colpi di stato, non essere definito uno strumento di pressione? Si tratta di pressioni sfrontate, esercitate con una ostentazione di potenza e arroganza.