giovedì, febbraio 02, 2017 – di Patrizio Ricci
Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk in una lettera ai capi di stato europei ha denunciato l’amministrazione Trump come un pericolo per l’Europa e ha chiamato tutti gli stati europei all’unità, a ‘far barriera’ contro la nuova amministrazione americana.
La lettera comincia così: “Cari colleghi, al fine di preparare al meglio la nostra discussione a Malta sul futuro dell’Unione europea di 27 Stati membri, e alla luce della conversazioni che ho avuto con alcuni di voi, mi permetto di proporre alcune riflessioni che credo la maggior parte di noi condivide. Le sfide che deve affrontare l’Unione europea sono più pericolosi che mai nel tempo dal momento che la firma del Trattato di Roma. Oggi abbiamo a che fare con tre minacce, che non hanno precedentemente verificati, almeno non su tale scala”.
La prima minaccia sarebbe “legata alla nuova situazione geopolitica nel mondo e in Europa”. Poi dettaglia: la Cina sarebbe una minaccia ‘assertiva’ soprattutto sui mari. A ruota ci sarebbe “la politica aggressiva della Russia nei confronti dell’Ucraina e i suoi vicini”. Il quadro funesto è quindi completato da: “guerre, terrore e l’anarchia in Medio Oriente e in Africa, dove l’Islam radicale gioca un ruolo importante”.
Ma più di Isis il presidente europeo sembra ce l’abbia con Donald Trump: “le dichiarazioni preoccupanti della nuova amministrazione americana rende tutto il nostro futuro altamente imprevedibile. Per la prima volta nella nostra storia, in un mondo esterno sempre più multipolare. così tanti stanno diventando apertamente anti-europei, o meglio euroscettici”.
Secondo Donald Tusk, il nuovo presidente degli Stati Uniti non avrebbe preso di mira l’establishment, i burocrati ed i profittatori ma l’Europa stessa: “l’Unione europea è in una situazione difficile; con la nuova amministrazione che apparentemente mette in discussione gli ultimi 70 anni di politica estera americana”.
La prossima guerra dell’Europa saranno i propri cittadini. Se credete che esagero, leggete ciò che dice Tusk inseguito: egli vede l’istituzione europea non come una entità democratica, in evoluzione, al servizio dei propri cittadini ma come una entità da preservare, le cui politiche non devono essere toccate o criticate, perché quelle politiche sono “il meglio”.
Infatti dice “la seconda minaccia, quella interna, è collegata con l’aumento anti-UE, nazionalista, un sentimento sempre più xenofobo nella UE. Si. l’egoismo nazionale sta diventando anche una valida alternativa per l’integrazione”.
Il ritorno delle ideologie dunque. E’ un totale ribaltamento delle evidenze, egli afferma che queste “tendenze centrifughe nutrono gli errori commessi da coloro, per i quali l’ideologia e le istituzioni sono diventate più importanti degli interessi e delle emozioni delle persone“. Quindi alla fine dovremmo anche dire grazie all’Europa che ci sta distruggendo nutrendo solo le banche e le élite. Vedremo se legifereranno costringendoci anche a questo…
Ma le minacce non sono finite. ce n’è una terza: “La terza minaccia è lo stato d’animo delle élite pro-europee. Un calo di fiducia nella integrazione politica, la sottomissione agli argomenti populisti e ai dubbi nei valori fondamentali della democrazia liberale sono tutti sempre più visibili”. Sì, Tusk non si duole per la situazione dei popoli europei ma per il dispiacere che tutta questa situazione possa arrecare alle ‘elite pro-europee’…
E quindi cosa si fa? Ci vuole “ il coraggio, la determinazione e la solidarietà politica degli europei.“ Senza questi ingredienti, “noi non sopravviveremo“, scrive Tusk.
Io credo invece che i popoli europei sopravviverebbero eccome senza anche senza questi eurocrati: ho sempre pensato che fossimo così fessi ed autolesionisti, perché costretti dalla politica americana. Forse per l’esito della seconda guerra mondiale, l’esito di Yalta, una certa subordinazione dovuta agli eventi storici… Invece no, la nostra fossa è questa classe politica non eletta che si arroga di decidere il nostro bene, di sostituirsi alle nostre scelte e se sono difformi dalle loro, dicono che sono da correggere. Il ‘ noi ‘ di Tusk, ovviamente, non denota i popoli europei, ma le élite e la massoneria dell’Unione Europea.
La strada che egli indica per uscirne “è una ulteriore integrazione europea” : la prossima riunione europea non sarà una semplice consultazione perché, a giudizio di Tusk: “ll potenziale demografico ed economico – che per il presidente del Consiglio europeo sono i due valori che fanno forte l’Europa – la rende un partner alla pari alle più grandi potenze”. Per questo motivo, il segnale più importante che dovrebbe uscire da Roma è: (…) “di essere uniti. Un segnale che non solo dobbiamo, ma vogliamo essere uniti”.
Vi fa paura? A me sì.
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