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Il Presidente italiano ha appena messo in pericolo l’euro

L’autorevole economista Ashoka Mody osserva su Bloomberg che, al di là delle polemiche di diritto costituzionale, la scelta di Mattarella di impuntarsi sull’esecutivo M5S-Lega è folle. Gli elettori italiani vogliono incidere sui processi decisionali, mentre l’insediamento di un nuovo governo “tecnocratico” non farebbe che aumentare il consenso per i partiti euroscettici (che potrebbero invece ottenere concessioni sacrosante dai partner UE). D’altra parte, questa situazione era inevitabile dopo che – in media – gli italiani sono meno ricchi oggi rispetto a quando, quasi vent’anni fa, aderirono alla moneta unica. Senza nemmeno averlo scelto.

Di Ashoka Mody, 29 maggio 2018

Bloccare i populisti servirà solo a renderli più forti.

Il Presidente italiano Sergio Mattarella può anche pensare di avere difeso una posizione di principio ponendo il veto sul ministro delle finanze euroscettico Paolo Savona, e di fatto impedendo la formazione di un governo guidato da Movimento 5 Stelle e Lega. Ma rigettando la scelta di una coalizione dotata di consenso popolare, può aver messo in moto una crisi finanziaria dalla quale sarà dura uscire, e che potrebbe mettere a rischio l’intero progetto europeo.

La mancanza di considerazione da parte di Mattarella delle recenti vicende politiche mette in luce una ostinazione scioccante. Nell’ottobre 2011, il cancelliere tedesco Angela Merkel fece una telefonata all’allora Presidente italiano Giorgio Napolitano, in seguito alla quale Napolitano colse al volo l’opportunità di rimpiazzare Silvio Berlusconi con il tecnocrate non eletto Mario Monti, gradito a Bruxelles. Nonostante la Merkel e Napolitano negassero di avere complottato per favorire l’uscita di scena di Berlusconi, questa fu l’impressione prevalente. L’Economist applaudì sfacciatamente la Merkel per “essersi sbarazzata di un clown come l’italiano Silvio Berlusconi”. Molti italiani si infuriarono, convinti che la Germania avesse violato la loro sovranità nazionale.

Non stupisce che il movimento euroscettico M5S abbia guadagnato consenso popolare. Nelle elezioni di febbraio 2013, i 5 Stelle emersero con più di un quarto dei voti, umiliando politicamente Monti e diventando il più grande partito del parlamento. Anche se il Partito Democratico di centrosinistra rimase al potere (con tre differenti presidenti del consiglio), il sentimento antieuropeo in Italia crebbe. Nelle elezioni di marzo 2018, i 5 Stelle e la Lega, un altro partito euroscettico, hanno ottenuto il consenso degli elettori e insieme hanno formato una maggioranza assoluta.

La semplice verità è che i partiti tradizionali mainstream – Forza Italia guidata da Berlusconi e il centrosinistra del Partito Democratico – hanno fallito per troppo tempo. In media, gli italiani sono più poveri oggi di quando l’Italia entrò nell’eurozona nel 1999. Il peso si è scaricato in maniera particolare sui giovani italiani, moltissimi dei quali sono o disoccupati o così scoraggiati che hanno deciso di non registrarsi neppure tra chi cerca lavoro. Mattarella e gli osservatori europei a lui simili osservano con orrore l’euroscetticismo del M5S e della Lega. Ma gli italiani hanno chiarito che vogliono un cambiamento.

Senza dubbio, Savona era una scelta controversa: il suo “piano B” per una eurexit era impraticabile e allarmista, e quindi avrebbe potuto apportare gravi danni all’Italia. Ma al di là dei loro roboanti proclami, la coalizione Lega-M5S ha alcune proposte intelligenti: la BCE dovrebbe dare più importanza alla disoccupazione quando definisce la politica monetaria (come fa la Federal Reserve negli USA); le regole fiscali dovrebbero essere più elastiche nei confronti delle spese per investimenti. Invece di dare agli euroscettici un’opportunità di confrontarsi con le difficoltà del governare – e di riconoscere la futilità di alcune loro proposte – Mattarella sta tentando di assemblare un altro governo tecnocratico.

Il monito della storia è chiaro. Il M5S e la Lega manterranno il loro peso elettorale e potrebbero addirittura uscirne rafforzati. Nel frattempo, l’incombente crisi politica e finanziaria potrebbe avere conseguenze molto gravi. La follia di Mattarella non si sarebbe potuta manifestare in un momento peggiore. Il buon andamento dell’economia globale nella seconda metà del 2017 sta peggiorando, e l’economia italiana fa ancora fatica a riprendersi. Negli ultimi mesi, il commercio globale è diminuito, e lo slancio economico europeo si è affievolito.

L’aritmetica economica per l’Italia è davvero deludente. Pur avendo la BCE che sta di fatto acquistando praticamente ogni nuovo bond emesso dal governo, il rendimento delle obbligazioni era a circa l’1,8% in aprile. Ora, si avvicina al 3%. Con un’inflazione annua di appena lo 0,6%, ciò significa un interesse reale (scorporato dell’inflazione) superiore al 2%. L’Italia non può sostenere un tasso di interesse così alto: la crescita della produttività è praticamente nulla, e il suo potenziale di crescita economica a lungo termine è ben sotto l’1%.

La crisi provocata da Mattarella potrebbe autoalimentarsi: i tassi reali potrebbero salire ancora, mentre gli interessi nominali applicati ad aziende e consumatori aumentano e un’economia in frenata smorza l’inflazione. Tassi così alti distruggerebbero l’economia. Il peso del debito governativo, testardamente fermo sopra il 130% del PIL, diventerebbe più difficile da ripagare mentre le entrate fiscali scenderebbero. Le banche italiane, già in difficoltà sotto il peso dei crediti deteriorati, dovrebbero affrontare un nuovo ciclo di insolvenze.

La BCE ora si trova tra l’incudine e il martello. Se prende l’iniziativa di prolungare il suo programma QE, presto raggiungerà il limite che si è autoimposta di non comprare più di un terzo del totale dei bond italiani. La Germania e altri paesi “del Nord” dell’eurozona si preoccuperebbero giustamente su chi dovrebbe sostenere il peso di un’eventuale default del governo italiano su questa grande massa di obbligazioni detenute dalla BCE. Se per la pressione dei paesi del Nord la BCE dovesse ridurre gli acquisti di bond, i tassi di interesse reali italiani salirebbero ancor più rapidamente, aumentando le probabilità di una recessione dell’Italia.

Mattarella e i suoi consiglieri sono intrappolati in un pensiero di gruppo europeo, che nega ai cittadini italiani il diritto di dire la loro opinione su come gestire il proprio paese ed esclude compromessi ragionevoli. Nel tentativo di preservare l’ortodossia europea, possono scatenare forze distruttive che non sono in grado di controllare.

fonte: VOCI DALL’ESTERO: http://vocidallestero.it/2018/05/30/il-presidente-italiano-ha-appena-messo-in-pericolo-leuro/

 

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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