Il fatto che è accaduto oggi pomeriggio mi ha lasciato basito. Il presidente Mattarella ha posto il veto sul nome di Savona al ministero dell’economia, per motivazioni squisitamente politiche. Chi conosce Savona (ex ministro dell’economia nel governo Ciampi), sa che è una persona degna di ricoprire quel ruolo, sia sul piano personale che professionale (è illustre e stimato professore di economia apprezzato in tutto il mondo). L’unico suo ‘peccato’ – intollerabile per il presidente Mattarella e per il sistema, è l’aver espresso critiche (fondate) su principi economici dottrinali sulla nascita dell’euro e sull’Unione Europea.
[su_panel]Questo è quanto è bastato a precludere a Savona la possibilità di dirigere il ministero dell’Economia, ossia di effettuare quelle riforme di cui il paese ha bisogno a partire da un’altra ‘vision’ che non sia quella sostenuta opportunisticamente dalla Germania.[/su_panel]
Il veto di Mattarella è avvenuto nonostante la maggioranza avesse limato il programma di governo, eliminando la possibilità di mettere in discussione la sussistenza della moneta unica ( ma questa ipotesi è stata sempre considerata dallo stesso Savona come estrema ratio, piano ‘B’ da attuare nel caso di effettivo bisogno per grave crisi).
A nulla è servito l’intervento chiarificatore di Savona per mezzo di una sua lettera pubblicata oggi nel pomeriggio su scenarieconomici.it.
Eccone il testo:
Non sono mai intervenuto in questi giorni nella scomposta polemica che si è svolta sulle mie idee in materia di Unione Europea e, in particolare, sul tema dell’euro, perché chiaramente espresse nelle mie memorie consegnate all’Editore il 31 dicembre 2017, circolate a stampa in questi giorni, in particolare alle pagine 126-127. Per il rispetto che porto alle Istituzioni, sento il dovere di riassumerle brevemente:
– Creare una scuola europea di ogni ordine e grado per pervenire a una cultura comune che consenta l’affermarsi di consenso alla nascita di un’unione politica.
– Assegnare alla BCE le funzioni svolte dalle principali banche centrali del mondo per perseguire il duplice obiettivo della stabilità monetaria e della crescita reale.
Successivamente alla pubblicazione della lettera, il prof Conte ha rinunciato all’incarico di formare il governo a causa del veto presidenziale e subito dopo, Mattarella ne ha letto le motivazioni in diretta TV. Così si è appreso che dette motivazioni politiche non attengono al nome di Savona, ma che esse sarebbero sussistite con qualsiasi figura che avesse avuto una posizione altrettanto riformista, sta a dire quella posizione politica.
C’è chi sostiene che quanto è accaduto, l’esercizio del diritto di veto, sia prerogativa del Presidente della Repubblica. In realtà la norma non è chiara. Ma è altrettanto vero che il senso del dettato costituzionale è chiaro su quanto va salvaguardato, ovvero che è bene prevalente è il rispetto della volontà che si è espressa democraticamente dalle urne, la quale deve essere garantita.
Perciò in tutti i casi, la riserva che può esprimere il presidente della Repubblica può essere solo inerente a motivazioni di natura giuridica o personale (questioni di onore, condotta morale, ecc) ma non può essere mai dettata da preclusioni personali di natura politica. Stessa cosa dicasi naturalmente – come è accaduto – quando il veto – come in questo caso – è stato originato dal recepimento delle pressioni delle cancellerie statali e bancarie europee che hanno paventato il rialzo stratosferico dello spread, minacce di abbassamento di rating o finanziarie e ricatti di altro tipo.
In altri termini. è intollerabile che il presidente della Repubblica escluda un ministro perché semplicemente esso è il più titolato a incarnare esattamente la politica del programma di governo della maggioranza. Questo lo può fare solamente il Parlamento, ma solo successivamente alla sua nomina, negando la fiducia.
Quindi quanto è accaduto oggi è estremamente grave: che il Presidente della Repubblica ponesse il veto sulla lista dei ministri preparata dal presidente del Consiglio incaricato è cosa accaduta molto raramente nella storia della Repubblica Italiana. Che io ricordi, solo Scalfaro, Ciampi e Napolitano hanno – durante le loro rispettive presidenze – corretto la lista dei ministri proposta. Precisamente, Scalfaro rifiutò la nomina di Previti a ministro dell Giustizia Ciampi quella di Maroni e Napolitano quella di Gratteri guardasigilli del governo Renzi ma – in ogni caso – non è mai avvenuto per motivi politici come è accaduto oggi.
Ma in tutti icasi, le motivazioni , non sono mai state di natura politica: Gratteri non fu accettato perchè era magistrato in attività, Previti proposto per la Giustizia era indagato (e poi è stato condannato), Maroni si ritirò volontariamente a seguito delle riserve presidente.
Avrebbe fatto bene la Lega ed il M5S di proporre un altro nome? Non lo sappiamo, entrambi i leader di partito dicono che essendo stata espressa una pregiudiziale politica, un altro nome con lo stesso profilo sarebbe stato ugualmente respinto.
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