Il presidente Trump è un traditore perché vuole la pace con la Russia? – I democratici sembrano pensarla così

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Un commento di Paul Craig Roberts sulle reazioni scomposte, al limite dell’isterismo, dell’establishment americano e di tutti i media allineati di fronte agli sforzi di distensione dei rapporti USA-Russia, che dopo decenni di politiche egemoniche e provocazioni da parte degli Stati Uniti erano arrivati a livelli da allarme rosso. Queste reazioni dimostrano quanto Trump rappresenti un elemento di rottura rispetto ai suoi predecessori. Ma evidenziano anche la sua vulnerabilità agli attacchi del Deepstate americano e di tutto l’apparato politico/mediatico/economico che su di esso si sostiene, e che adesso, come una bestia ferita, reagisce in maniera disperata per non perdere il terreno guadagnato con l’acquiescenza degli ultimi decenni.

Di Paul Craig Roberts, 16 luglio 2018

Il Partito Democratico degli Stati Uniti preferirebbe scatenare una guerra mondiale termo-nucleare piuttosto che ammettere che Hillary Clinton ha perso le elezioni presidenziali in modo chiaro e trasparente. Il Partito Democratico è stato del tutto corrotto dal regime dei Clinton, e ora è totalmente impazzito. Leader del Partito Democratico come Nancy Pelosi e Chuck Schumer, mio ex co-autore al New York Times, hanno avuto reazioni davvero poco democratiche al primo passo che il Presidente Trump ha intrapreso per allentare le pericolosissime tensioni con la Russia, che i regimi di Clinton, George W. Bush e Obama avevano creato tra le due superpotenze.

È vero, la Russia è una superpotenza. Le armi russe sono talmente superiori alla spazzatura prodotta dal complesso industriale militare degli Stati Uniti, che se la spassa a spese degli indifferenti contribuenti americani, che ormai non si può neanche dire con sicurezza che gli Stati Uniti siano quanto meno una potenza militare di seconda classe. Se dementi neoconservatori come Max Boot, William Kristol e il resto della loro feccia riescono ad ottenere quello che cercano, gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Europa saranno ridotti a un cumulo di rovine radioattive per migliaia di anni.

La leader democratica Nancy Pelosi (CA), a capo dell’opposizione nella Camera dei rappresentanti, ha dichiarato che a causa di una qualche improbabile vendetta di Putin, magari un dossier su Trump, il Presidente degli Stati Uniti ha venduto il popolo americano alla Russia, e tutto questo solo perché vuole fare la pace: “La domanda nasce spontanea, che cosa ha Vladimir Putin, che cosa hanno i russi su Donald Trump, personalmente, politicamente e finanziariamente, per costringerlo a un comportamento del genere?” Il “comportamento” di cui parla la Pelosi consiste nel voler fare la pace anziché la guerra.

In altre parole, il leader della minoranza democratica della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha accusato Donald Trump di alto tradimento contro gli Stati Uniti. Ma nessuno protesta contro questa accusa palesemente falsa, totalmente priva di fondamento. I “presstitute media”, invece di protestare contro questo tentativo di colpo di stato contro il Presidente degli Stati Uniti, strombazzano l’accusa come se fosse una verità evidente. Trump è un traditore perché vuole la pace con la Russia.

Da una parte il senatore democratico Chuck Schumer (NY) ripete la falsa accusa della Pelosi: “Milioni di americani continueranno a chiedersi se l’unica spiegazione possibile per questo comportamento pericoloso sia la possibilità che il Presidente Putin detenga informazioni compromettenti sul Presidente Trump“. Chi non riesce a vedere che si tratta di accuse inventate di sana pianta da Pelosi e Schumer è stupido oltre ogni immaginazione.

Dall’altra parte l’ex-direttore della CIA nominato da Obama e ormai screditato John Brennan, uno dei leader della finta campagna Russiagate contro il presidente Trump per impedirgli di fare pace con la Russia e rendere così il mondo più sicuro, intaccando l’enorme, ingiustificato budget del complesso industriale militare: “La performance della conferenza stampa di Donald Trump a Helsinki va oltre la definizione di Alto Tradimento. È stata a dir poco paradossale. Non solo Trump ha fatto delle battute ridicole, ma si è mostrato completamente succube di Putin. Patrioti repubblicani: dove siete???

Qui ancora altri. E qui da quei tirapiedi della CIA della BBC.

SI NOTI CHE NON UNA SINGOLA FONTE GIORNALISTICA OCCIDENTALE STA FESTEGGIANDO E RINGRAZIANDO TRUMP E PUTIN PER AVERE ALLENTATO LE TENSIONI ARTIFICIALMENTE CREATE CHE STAVANO PORTANDO A UNA GUERRA NUCLEARE. COME PUÒ ESSERE? COM’È POSSIBILE CHE I MEDIA OCCIDENTALI SIANO COSÌ CONTRARI ALLA PACE? QUAL È IL MOTIVO?

I russi, i cinesi, gli iraniani e i nordcoreani, così come il resto del mondo, devono assolutamente prestare attenzione alle reazioni palesemente ostili alla pace da parte del Partito Democratico degli Stati Uniti, di molti membri del Partito Repubblicano, tra cui i deprecabili senatori repubblicani John McCain e Lindsey Graham, e i media “presstitute” occidentali, un manipolo di individui a libro paga della CIA, secondo quanto sostenuto dal redattore di un giornale tedesco Udo Ulfkotte e dalla stessa CIA.

Nancy Pelosi, Chuck Schumer, John McCain, Lindsey Graham e il resto della feccia corrotta che ci governa sono tutti al soldo del complesso industriale militare. Basta indagare sulle donazioni alle loro campagne elettorali. Il budget di 1.000 miliardi di dollari del complesso industriale militare, senza contare le società di facciata della CIA e gli affari del narcotraffico, garantisce somme enormi, con le quali è facile acquistare i senatori e i rappresentanti che gli elettori inconsapevoli sono convinti di eleggere.

Avete presente quanti sono 1.000 miliardi? Bisognerebbe vivere per migliaia di anni con nient’altro da fare se non contare, 24 ore su 24, per arrivare a maneggiare quella cifra. Questo flusso di denaro foraggia i destinatari, che ovviamente non hanno nessuna intenzione di fermarlo.

Pertanto, il pubblico americano non ottiene rappresentanza, ma menzogne ​​che giustificano guerre e disordini. Il complesso industriale militare, riguardo al quale il presidente Eisenhower aveva messo in guardia il popolo americano, ha un disperato bisogno di un nemico. Per ubbidire ai suoi ordini, i regimi di Clinton, George W. Bush e Obama hanno trasformato la Russia in un nemico. Trump e Putin devono tenerlo sempre a mente, o diventeranno presto irrilevanti.

Entrambi possono essere assassinati da un momento all’altro, e le dichiarazioni di Pelosi, Schumer, McCain, Lindsey Graham ed altri, ripetute all’infinito dal MinCulPop della stampa occidentale, incoraggiano proprio un gesto del genere. Trump può essere assassinato o esautorato da un colpo di stato con la scusa di avere venduto l’America alla Russia, come affermano i membri di entrambi i partiti politici e come i media strombazzano all’infinito. Putin può essere facilmente assassinato dagli agenti della CIA, che il governo russo stupidamente autorizza ad operare in tutta la Russia, nelle ONG e nei media di proprietà occidentali e statunitensi e tra gli integrazionisti atlantisti, la quinta colonna di Washington dentro la Russia direttamente al servizio di Washington. Alcuni di questi traditori russi siedono persino nel governo di Putin!

Gli americani sono troppo incoscenti per rendersi conto del rischio che corre il presidente Trump sfidando il complesso della sicurezza militare statunitense. Per fare un esempio, alla fine degli anni ’70 facevo parte dello staff del Senato americano. Lavoravo insieme ad un collaboratore di un senatore repubblicano della California, S. I. Hayakawa, per promuovere una ricetta di politica economica dal lato dell’offerta contro la stagflazione, che all’epoca minacciava la sostenibilità delle politiche di bilancio degli Stati Uniti. I senatori repubblicani Hatch, Roth e Hayakawa stavano cercando di introdurre alcune misure di politica economica dal lato dell’offerta come soluzione per la stagflazione che stava minacciando di far crollare l’economia statunitense. I democratici, che successivamente al Senato hanno sempre sostenuto politiche dal lato dell’offerta, in quel momento erano invece contrari (si veda Paul Craig Roberts, The Supply-Side Revolution, Harvard University Press, 1984). I democratici sostenevano che una politica di questo genere avrebbe aggravato il deficit di bilancio, mostrando così per la prima volta, per quanto li riguardava, un inusuale interesse per il deficit di bilancio. I democratici proposero che non si sarebbero opposti a riduzioni delle aliquote fiscali se i repubblicani li avessero accompagnati a tagli di spesa per mantenere il bilancio in pareggio. Era uno stratagemma, per potere poi accusare i repubblicani di avere tagliato i servizi per alcune fasce allo scopo di “tagliare le aliquote fiscali ai ricchi“.

Quelle politiche dal lato dell’offerta non necessitavano di tagli al bilancio, ma per dimostrare la mancanza di sincerità dei democratici, insieme al collaboratore di Hayakawa istruimmo i nostri senatori perché introducessero una serie di tagli di bilancio insieme a riduzioni fiscali che, a base imponibile invariata (senza contare il maggior gettito dato dagli incentivi delle aliquote fiscali più basse), manteneva il budget invariato: e ogni volta i democratici votarono contro.

Quando la combinazione di tagli fiscali e tagli alle spese per la difesa fu messa ai voti, il leggendario senatore Strom Thurmond, da 48 anni rappresentante al Senato per la Carolina del Sud, mi diede un colpetto sulla spalla e mi disse: “Ragazzo, non mettere mai il tuo senatore contro il complesso industriale militare. Lui non sarà rieletto, e tu resterai senza lavoro.” Gli risposi che stavamo solo dimostrando che in nessuna circostanza i democratici, che volevano maggiore partecipazione statale, avrebbero votato a favore di una riduzione del tasso d’imposta, anche nel caso in cui ciò fosse servito a curare la stagflazione. Mi rispose: “Ragazzo, a loro non importa.

Quella pacca sulla spalla di Thurmond mi ha fatto capire tante cose. Ne ho poi capite ancora di più lavorando al Wall Street Journal, dove ho imparato che alcune verità semplicemente non potevano essere dette. Al Tesoro ho visto con i miei stessi occhi come gli interessi esterni contrari alle politiche di un presidente possono mobilitare il loro potere ed i media da essi posseduti per ostacolarlo. Più tardi, come membro di un comitato segreto presidenziale, sono stato testimone di come la CIA cercava di impedire al presidente Reagan di porre fine alla Guerra Fredda.

Al giorno d’oggi ci troviamo di fronte a un massiccio sforzo del complesso industriale militare, dei neoconservatori, del Partito Democratico e dei media presstitutes per screditare il Presidente eletto degli Stati Uniti e spodestarlo, affinché le élite completamente corrotte che governano l’America possano mantenere il loro potere e mantenere intatto l’enorme budget del complesso industriale militare che, insieme alla lobby israeliana, finanzia tutte le elezioni. Trump, così come Reagan, è un’eccezione, e sono le eccezioni che attirano le ire di una sinistra corrotta e venduta, e le ire dei media, la cui proprietà è concentrata in piccoli gruppi ristretti, sotto il ricatto di coloro che hanno permesso la concentrazione illegale di quelli che un tempo erano dei media indipendenti e diversificati, all’occorrenza capaci di comportarsi come organo di vigilanza per il governo. La destra, con la sua retorica patriottistica, respinge ogni verità come “anti-americana”.

Se Putin, Lavrov, il governo russo, i traditori della quinta colonna russa – gli integrazionisti atlantisti – i cinesi, gli iraniani, i nordcoreani, sperano che dall’America possa venire qualsiasi iniziativa di pace o di considerazione, si sbagliano. Farebbero meglio a ricredersi. Non esiste in America una singola istituzione, pubblica o privata, di cui ci si possa fidare. Qualsiasi governo o persona che si fidi dell’America o di qualsiasi altro paese occidentale si dimostra incredibilmente ingenuo.

L’intera bufala del Russiagate è stata orchestrata dal complesso industriale militare, per mezzo di John Brennen, Comey e Rosenstein. Lo scopo è screditare il presidente Trump per due motivi. Il primo è prevenire qualsiasi normalizzazione delle relazioni con la Russia. Il secondo è rimuovere il programma di Trump come alternativa al programma del Partito Democratico.

Il presidente Trump può fare poco contro di loro. Putin, i cinesi, gli iraniani e i nordcoreani dovrebbero rendersene conto prima che sia troppo tardi. Trump non può licenziare né arrestare per alto tradimento Mueller e Rosenstein. Né può incriminare Hillary per i suoi numerosi incontestabili crimini ormai evidenti a tutti, o Comey o Brennan, che accusano Trump di “essere completamente controllato da Putin“, per tentata sovversione contro il Presidente eletto degli Stati Uniti. Trump non può costringere i servizi segreti a mettere in stato d’accusa gente come Pelosi e Schumer, McCain e Lindsey Graham per le false accuse che incoraggiano l’assassinio del Presidente degli Stati Uniti.

Trump non può nemmeno fidarsi dei servizi segreti, che una serie di elementi suggeriscono essere stati coinvolti nell’assassinio del presidente John F. Kennedy e di Robert Kennedy.

Se Putin e Lavrov, nella loro ansia di avvicinarsi a Washington, abbassano la guardia, sono finiti.

Ripeto, il Russiagate è uno stratagemma per prevenire la pace tra Stati Uniti e Russia. Due tra i principali esperti del settore militare e di sicurezza, uno dei quali per molti anni è stato incaricato di fare il briefing quotidiano della CIA al Presidente degli Stati Uniti, e l’altro ha ideato il programma di spionaggio per l’Agenzia di sicurezza nazionale, hanno dimostrato in modo conclusivo che il Russiagate è una bufala ideata allo scopo di impedire al presidente Trump di normalizzare le relazioni tra gli Stati Uniti e la Russia, nonostante quest’ultima abbia la capacità militare per radere al suolo l’intero mondo occidentale in qualsiasi momento.

Qui il rapporto di un funzionario della sicurezza in pensione che, a differenza di quelli ancora in carica, non possono essere licenziati e privati ​​di una carriera per avere detto la verità. Qui le parole del noto Ministro della Difesa russo Shoigu sulle aggressioni dell’Occidente contro la madrepatria russa. Se Putin non lo ascolta, la Russia è rovinata.

La TV e i media occidentali sono ormai irrimediabilmente preposti al lavaggio del cervello. Anche se gli americani, e persino gli stessi russi, non se ne rendono conto, esiste la possibilità che Trump venga deposto e che venga sferrato un attacco occidentale contro quella manciata di paesi che ancora insistono ad essere sovrani.

Dubito che molti degli elettori di Trump possano essere influenzati dalla propaganda anti-Trump, tuttavia è anche vero che non sono organizzati né armati. La polizia, militarizzata da George W. Bush e Obama, sarà impiegata contro di loro. Le rivolte saranno locali e soppresse in aperta violazione delle libertà costituzionali dalle forze private che esercitano il potere a Washington, come sempre è avvenuto con tutte le rivolte in America.

Nell’Occidente a cui i russi sono così ansiosi di aderire tutte le libertà sono ormai soppresse: libertà di riunione, libertà di parola, libertà di associazione, libertà di inchiesta, libertà della privacy, libertà dalle perquisizioni arbitrarie, libertà dall’arresto arbitrario, oltre alle protezioni costituzionali dell’equo processo e dell’habeas corpus. Non esiste oggigiorno un paese meno libero degli Stati Uniti d’America.

Perché gli integrazionisti atlantisti russi vogliono unirsi a un mondo occidentale non libero? Hanno subito il lavaggio del cervello dalla propaganda occidentale fino a un tal punto?

Se Putin dà ascolto a questi sciocchi illusi, metterà la Russia in pericolo.

Qualcosa non torna nella percezione che i russi hanno di Washington. Apparentemente le élite russe, con l’eccezione di Shoigu e pochi altri, non sono in grado di vedere la spinta neoconservatrice dell’egemonia mondiale statunitense e l’ostinazione neoconservatrice di distruggere la Russia in quanto ostacolo all’unilateralismo statunitense. Il governo russo, nonostante tutte le prove contrarie, sembra invece ritenere che l’egemonia di Washington sia negoziabile.

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