Nel rapporto di Analisi dei Rischi 2023-2024 di Frontex appena pubblicato per il periodo 2023-2024, l’Agenzia delle Frontiere Europee, Frontex, getta luce sulle dinamiche in evoluzione della migrazione nell’Unione Europea. Il rapporto fornisce preziose informazioni sulla demografia dei migranti, le nazionalità predominanti e le sfide poste dalle entrate clandestine e dalle reti di contrabbando di droga.
Demografia dei Migranti
Una delle rivelazioni sorprendenti del rapporto di Frontex è la distribuzione di genere tra i migranti. Nell’ultimo anno, la stragrande maggioranza dei migranti introdotti illegalmente nell’Unione Europea erano uomini, rappresentando uno straordinario 92% del totale. Le donne costituivano solo l’8% della popolazione migrante.
Nazionalità dei migranti clandestini
Il rapporto di Frontex fornisce anche preziose informazioni sulle nazionalità dei migranti clandestini. Tra i principali gruppi di nazionalità, gli afghani si sono piazzati al primo posto, rappresentando il 33% del totale, seguiti dai siriani al 15%, e dai turchi al 10%. Ciò evidenzia che le persone sono in fuga da conflitti e instabilità nei loro paesi d’origine.
Previsto un aumento degli ingressi Illegali
Il rapporto lancia un avvertimento sulla probabilità di un aumento di ingressi clandestini nell’anno a venire. L’agenzia attribuisce questa prevista crescita a una maggiore pressione migratoria alle frontiere esterne dell’UE. Inoltre, l’incremento del traffico veicolare in determinati punti di attraversamento al confine potrebbe facilitare l’entrata di migranti clandestini. Per previsioni l’agenzia sottolinea la necessità di un rafforzamento della sicurezza alle frontiere e della vigilanza.
Tendenze migratorie in Afghanistan e Siria
Come già detto, il rapporto indica che gli entranti illegali provengono principalmente da paesi come l’Afghanistan e la Siria, dove sono previsti significativi aumenti nei flussi migratori verso l’Europa.
Ciò mette in luce che spesso i problemi nascono da cause che l’occidente stesso ha provocato. I fattori geopolitici, i conflitti e le motivazioni economiche per cui i migranti cercano nuove opportunità in Europa, sono direttamente collegati al modello di sviluppo e alla degenerazione esistenziale della politica occidentale che divide le sue politiche e l’economia dai valori di cui dice di essere custode.
È evidente che un approccio completo al problema non dovrebbe concentrarsi solo a misure di sicurezza alle frontiere, ma dovrebbe affrontare le cause profonde delle migrazioni.
Purtroppo non ci sono segni che la politica si muova in questa direzione, anzi sta aumentando divisioni nel mondo: la scelta è quella un confronto sempre più violento con le problematiche (come, ad esempio, nel caso del conflitto con la Russia o quello ancora in atto contro la Siria, quest’ultimo sotto forma di proxy war e di sovvenzionamento del radicalismo islamico armato).
Aumento delle reti di contrabbando di droga
Per finire, oltre alla migrazione illegale, il rapporto di Frontex sottolinea la proliferazione delle reti di contrabbando di droga nell’Unione Europea. Nel 2022, sono stati segnalati 1.898 casi di sequestri di droga, per un totale impressionante di 252 tonnellate di droghe illecite.
Il rapporto dice che questo costituisce una sfida significativa per le agenzie di applicazione della legge europee e sottolinea la necessità di una cooperazione rafforzata e della condivisione di informazioni a livello internazionale.
Anche in questo caso, il problema della droga andrebbe approfondito, approfondendo le cause. Non è logico appoggiare concezioni di vita e agende che spingono all’estraniarsi dalla realtà, ma prendersi cura dell’uomo integralmente. L’occidente è del tutto consapevole che il traffico di droga è strettamente connesso con sua politica e spesso ne trae un utile aiuto, alimentando la destabilizzazione e il caos nelle società, condizione indispensabile per la preservazione del potere (vedi l’esempio dell’Afghanistan ove durante la ventennale presenza americana, la produzione di droga è più che raddoppiata).
Conclusioni: il rapporto Frontex non sfiora le cause vere dei fenomeni
Il rapporto di analisi dei rischi 2023-2024 di Frontex offre un quadro approfondito delle dinamiche in continua evoluzione della migrazione, ma in realtà descrive bene gli effetti ma non approfondisce le cause.
Perciò la UE potrebbe incontrare notevoli difficoltà nel gestire efficacemente queste problematiche. Questo perché, l’Unione Europea sembra essersi orientata verso specifiche ideologie, come l’ideologia “woke” e l’ecologismo, che sembrano minare la sua identità culturale, il rispetto per le sue radici storiche ed un rapporto equilibrato con l’ambiente come dimora umana. Queste ideologie, caratterizzate dalla derisione della propria cultura e dall’abbandono delle motivazioni fondamentali per cui l’essere umano aspira a una vita dignitosa, complicano ulteriormente l’affrontare il problema della migrazione.
La domanda è come sia possibile affrontare le questioni legate alla migrazione quando la visione della leadership europea sembra inchiodata nel promuovere la multiculturalità, la mescolanza delle culture e l’instaurazione di una società fluida sotto il profilo delle identità di genere. Queste posizioni spesso vanno a braccetto con ideologie demografiche restrittive e l’attiva ostilità nei confronti dei valori tradizionali, tra cui la famiglia e il ruolo centrale dell’individuo.
In effetti, è evidente che è necessario un cambio di mentalità per affrontare in modo efficace queste sfide. Tuttavia, le istituzioni sembrano ancora lontane da un cambiamento significativo e aperto. A complicare ancora di più questo difficile quadro, il dibattito pubblico su questi temi è spesso ostacolato e esso stesso è considerato una minaccia all’attuale stato delle cose, che sembra essere l’unico vero obiettivo della leadership europea.
Va notato che questa resistenza al cambiamento non sempre ha origini egoistiche o ambizioni di potere, ma spesso deriva da una vera e propria ideologia anti-cristiana che si è infiltrata e continua a diffondersi anche all’interno delle istituzioni ecclesiastiche stesse. Questa complessa rete di influenze e fattori rende ancora più difficile il perseguimento di un approccio razionale e orientato al bene comune per affrontare le sfide migratorie che l’Europa deve affrontare.
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