I tempi cambiano, ma resta un nodo dolente nella cultura araba, un vero tabù: non è concesso accostarsi ad alcuni temi, legati alla storia (tra intrecci, alleanze, tradimenti), soprattutto quando sono coinvolti i propri nemici. Raccontare tutto questo con il cinema è addirittura una colpa imperdonabile.
È il caso del film King of the Sands («Il re delle sabbie») che sta ha suscitando non poche polemiche sin da quando ne fu annunciata la realizzazione. La pellicola, diretta e prodotta dal regista siriano Najdat Anzour, é basata sulla biografia non autorizzata di re Abdul Aziz Al Saud, personaggio molto controverso, fondatore e primo re dell’Arabia Saudita.
Il film racconta l’impressionante ascesa al potere del giovane principe, i giochi di potere, il ruolo e l’influenza della politica britannica in Medio Oriente. Dopo aver sterminato tutti i suoi avversari delle tribù vicine, con il sostegno degli inglesi e l’aiuto di alleati esterni appoggiati da gruppi armati creati e finanziati appositamente, Abdul prende il potere e arriva a controllare la maggior parte della penisola arabica. Terre che si rivelano più avanti ricchissime di risorse: un regno di sabbia su un mare di petrolio.
Considerato uno dei registi arabi più discussi ed influenti, Najdat Ismael Anzour, è acclamato in tutto il mondo come Padre delle mussalsalat, le serie televisive arabe. È figlio d’arte: il primo film muto siriano – Sotto i cieli di Damasco, del 1932 – è firmato da suo padre, Ismael Anzour.
Anzour ha introdotto un cambiamento radicale nel linguaggio filmico, ma soprattutto ha affrontato in modo coraggioso temi delicati e argomenti tabù, descrivendo in grande stile la contraddizione che subisce l’uomo arabo tra conflitti interni, religione e terrorismo. Tutto ciò ovviamente gli è costato caro e le sue opere vengono boicottate da diversi canali satellitari di proprietà dei Paesi del Golfo Arabico, che controllano la maggior parte del mercato televisivo arabo, mentre il regista siriano continua ad accumulare feroci critiche dall’apparato religioso estremista, e incassa anche minacce di morte dai gruppi terroristi che lo costringono a girare con la scorta. Oggi si aggiungono le minacce per il suo nuovo film sulla storia della famiglia reale saudita.
Il re delle sabbie è un film in costume ambientato negli anni Trenta del Novecento ma tocca nodi di grande attualità e importanza su un personaggio storico mai presentato prima e si rivolge soprattutto al pubblico occidentale e al mercato internazionale. È stato girato interamente in inglese all’inizio della crisi siriana in diverse location tra la Siria e il Libano. Il regista, appassionato del cinema italiano, ha scelto un cast d’eccezione. Il ruolo del protagonista Abdul Aziz è stato affidato a due attori italiani: Fabio Testi, nel ruolo del re negli ultimi anni di vita, e Marco Foschi, nel ruolo del giovane re, come protagonista assoluto del film.
La lavorazione è avvenuta in gran segreto, sia per questioni di sicurezza, sia per evitare problemi con uno dei Paesi più ricchi al mondo. Ma ciò non ha risparmiato alla pellicola violente critiche da parte dell’Arabia Saudita, che ha tentato in tutti i modi di impedirne la distribuzione attraverso forti pressioni politiche e diplomatiche e facendo ricorso a potenti studi legali londinesi.
Prima dei tentativi di bloccare l’uscita del film nelle sale, Anzour aveva già presentato in anteprima King of the Sands a Londra, alla presenza di una vasta platea di politici, oppositori sauditi e giornalisti. Il 12 dicembre il film esce nelle sale a Damasco, in Siria. I membri della Casa reale saudita sono molto irritati dalla pellicola, che svela lati fino ad oggi oscuri della loro storia. Il principe Talal Bin Abdul Aziz, fratello del sovrano regnante, su Twitter parla di un tentativo di mediazione rivolto direttamente al presidente siriano Bashar al-Assad perché impedisca la proiezione del film nelle sale.
Si apre così un nuovo capitolo nella guerra e nello scontro politico tra Siria e Arabia Saudita, che ha raggiunto negli ultimi mesi livelli altissimi con le accuse dirette ai Reali sauditi di ingerenze nella crisi siriana. I sauditi non hanno mai nascosto il loro sostegno, finanziamento e appoggio all’opposizione e ai ribelli. Gli attori sono gli stessi ma il film é diverso: è la guerra a colpi di cinema.
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