fonte: Il Riformista – di Piero Sansonetti — 31 Dicembre 2019
La prescrizione oggi funziona così: dopo sei anni, se sei accusato di un reato piccolo, in assenza di sentenza definitiva, il tuo processo è finito. Se invece sei accusato di un reato più grande, la prescrizione scatterà solo dopo un numero di anni pari alla pena massima prevista per quel reato, e per alcuni reati ancora più gravi gli anni sono aumentati di un quarto. Per i reati gravissimi, e cioè quelli che prevedono come pena massima l’ergastolo, la prescrizione non esiste. In più ci sono una serie di misure che prevedono la sospensione dei termini di prescrizione nell’intervallo tra i vari gradi di giudizio.
Il risultato di questa legge è che per un reato di corruzione, ad esempio, la prescrizione scatta dopo una ventina di anni. Per i reati più gravi, di violenza, scatta dopo trent’anni. Anche per alcuni reati involontari scatta dopo almeno vent’anni, ma anche di più: ad esempio – per dire una cosa attuale in questi giorni – scatta dopo oltre 20 anni per omicidio stradale. Che è una nuova forma del vecchio omicidio colposo, non voluto. Le indagini sull’incidente di Corso Francia sono già iniziate e potranno tranquillamente durare fino al 2040 o forse anche al 2043 (con le sospensioni) senza che scatti la prescrizione. Se però c’è un omicidio volontario, allora la prescrizione non scatta mai.