Il Recovery fund europeo ovvero le brutte notizie si dicono un po’ alla volta. Arriverete a credere a fata Turchina

Il Recovery Fund non differisce dal MES: in comune hanno che sono prestiti e che per accedervi bisogna pagare.

Quindi, nuovamente ci viene riproposto un prestito attraverso un nuovo strumento ma con le stesse caratteristiche del vecchio. Solo gli ingenui pensano che possa essere creato qualcosa di nuovo quando Germania e paesi nordici non hanno indietreggiato di un passo rispetto alle posizioni originarie.

Il Recovery Fund non sarà attuato subito: all’opinione pubblica si deve far digerire un po’ alla volta il boccone amaro, con l’aiuto dei media.

Ma procediamo in ordine. Innanzitutto non credo che siano stati molti coloro che-  attingendo ai nostri media nazionali –  si sono chiariti sui risultati della trattativa al Consiglio Europeo del 23 aprile.

Perciò vediamo la dichiarazione che ha reso il diretto interessato. Quella che segue è la dichiarazione ufficiale del Premier Conte. Egli definisce “un grande successo” l’esito della riunione del Consiglio europeo che ha messo in cantiere il Recovery Fund, il fondo europeo di 2000 miliardi proposto per per la ripartenza dopo il coronavirus.

Quanto sopra è quanto hanno riportato anche le trasmissioni televisive e le principali testate di stampa italiane. Però ciò che non dicono corrisponde alla seconda evidenza, ossia che i soldi del Recovery Fund dovranno rientrare nel bilancio europeo a cui tutti gli stati contribuiscono annualmente. Ciò vuol dire che ci saranno restituiti i soldi che ci abbiamo messo più gli interessi.

Ma qualcuno potrebbe obiettare: ma come fai a dire queste cose quando quando nessuno conosce le modalità di ammissione al fondo?

Questa è una bella domanda, in effetti  allo stato attuale, non sappiamo nulla. Tuttavia, è facile prevedere con ragionevole certezza che l’elargizione di somme agli stati stati non sarà fatta sotto forma di liquidità a fondo perduto ma sotto forma di prestiti. A giustificazione di questa previsione ci sono almeno due evidenze:

1) la volontà univoca di Germania e paesi del nord Europa è per il prestito, questa volontà non è mai mutata ed è l’unica modalità contemplata nella Costituzione tedesca e nei Trattati europei;

2) non si ha intenzione di cambiare una virgola dai trattati europei;

3) se si desiderava che la Banca Centrale intervenisse direttamente con strumenti monetari, lo avrebbe già fatto.

Di conseguenza, se non accadranno sconvolgimenti politici in seno al Parlamento italiano  – e se l’Italia non punterà i piedi o farà da sola adottando soluzioni alternative come il Piano di Salvezza Nazionale o  simili -, il naturale traguardo sarà il Recovery Fund (alias MES).

Cosa comporterà questa soluzione? Allo stato attuale ciò che già sappiamo  è che per accedere al fondo l’Italia dovrà raddoppiare la sua attuale e normale contribuzione iniziale che è di 8 miliardi annui, quindi la dovrà portare a 17/18 miliardi di euro.

A fronte di questa cifra sostanziosa e raddoppiata, non sappiamo cosa ci verrà dato in cambio e con quali condizionie. Ciononostante, questo non ha impedito ai nostri ‘negoziatori’ di dirsi d’accordo e di mostrarsi enfaticamente entusiasti dei risultati. Questo dice bene la caratura dei nostri ‘negoziatori’.

Quindi se la road map inizierà come previsto, pagheremo da subito i 18 miliardi emettendo obbligazioni. Poi, dopo esserci indebitati ulteriormente sul mercato  – peggiorando il nostro rating a livello internazionale – , potremo chiedere l’intervento del Recovery Fund ed avere soldi sotto forma di prestito con interessi, naturalmente sotto il controllo di spesa della UE.  In tutto questo, l’unica quota cosiddetta ‘gratuita’ è prevista solo per la quota interessi sui prestiti che sarà centralizzata a livello europeo. Senza meno per pagare il prestito bisognerà ricorrere all’interno dei vari paesi ad una maggiore copertura fiscalità.

È evidente che a livello informativo tanta nebulosità e poca chiarezza nel definire questi punti essenziali, è appositamente voluta. L’attività disinformativa eseguita dai media mainstream e rafforzata dalle varie task force per le fake news, contribuisce a mantenere debole il nostro paese di fronte alla troika europea. Bisognerebbe prendere molto sul serio la restrizione e la manipolazione informativa. Insieme alle libertà costituzionali soppresse,  alla app ‘immuni’ in arrivo, le decisioni che verranno prese in campo economico, ipotecheranno le future generazioni e renderanno il lavoro del tutto subordinato alla finanza speculativa ed ai mercati finanziari. Tutto ciò continuerà a far accrescere la concentrazione della ricchezza in mano a pochi, alimentando le diseguaglianze, le ingiustizie ed il cinismo dei governanti.

E’ ormai un mese e mezzo fa che Conte in conferenza stampa annunciava che “nessuno perderà il posto di lavoro a causa del coronavirus“. Come ricorderete, Conte in quella occasione annunciava uno stanziamento ‘colossale’ di 25 miliardi che – a suo parere – sarebbe servito a far fronte a tutte le difficoltà economiche e non economiche degli italiani. Già allora le stime del ministero del lavoro erano catastrofiche: fatturato delle aziende – 30% su base annua, con un perdita del PIL pari al 5%  e soprattutto, 8 milioni di italiani che avrebbero perso il posto di lavoro.

E’ inutile dire che le misure di emergenza andavano prese subito e con misure espansive, adottando strumenti eccezionali ed alternativi. La tempestività decisionale nelle circostanze in cui ci troviamo è fondamentale.

Questo la Commissione Europea lo sa e per questo ha preso la fondamentale decisione di non decidere: il piano è diluire le trattative e non decidere finché, per necessità, la situazione del nostro paese non sarà così deteriorata che le scelte saranno obbligate. La cronaca ci evidenzia esattamente questo:  Germania e paesi nordici non sono indietreggiati di un passo rispetto alle posizioni iniziali e al prossimo Consiglio che si terrà il 18/19 giugno (tra quasi due mesi), non faranno che ribadire le posizioni.

Per questo è di fondamentale importanza che al tavolo delle trattative vada un presidente del Consiglio che rispecchi la volontà parlamentare. Altrimenti, proseguendo su questa strada, non resterà che vendere casa al banco dei pegni europeo e passare alla decrescita felice del proprio tenore di vita, già a livello di sopravvivenza.

Infine, è sempre più chiaro che in questo frangente storico non è detto che “tutto andrà bene”. Le cose non stanno andando bene. Un cambiamento non avverrà per magia o perché semplicemente è una propria personale religiosità a suggerirlo.  Se pensiamo che siccome Nostro Signore ha vinto il mondo – e quindi non necessariamente dobbiamo interessarci al mondo -, ci sbagliamo di grosso. Mosè per portare il suo popolo alla Terra Promessa ha richiesto fatica. Ogni meta ha il suo deserto ed il deserto si supera camminando e tenendo sempre desto lo scopo ultimo, il Destino.

patrizioricci by vietatoparlare

ARTICOLO AGGIORNATO 24 aprile ore 21.00

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NOTA A MARGINE

Articolo e video per approfondire:

Atlantico Quotidiano: Conte porta a casa il “pacco”: sul tavolo c’è solo il Mes, Recovery Fund una carota a babbo morto

Start Magazine: Vi spiego le (apparenti) incognite sul Recovery Fund

Il Vaso di Pandora (video): Perchè Conte è stato fregato dall’UE spiegato facile facile – Thomas Fazi

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