Il Recovery plan impone un nuovo paradigma in opposizione la concezione del vivere cristiana

Già non si parla più del Recovery Plan del Governo Draghi, eppure è un piano che stravolgerà completamente le società, così come le abbiamo conosciute fino ad oggi.

Quello che nessuno dice è che il Recovery non servirà affatto a dare aiuto alle imprese colpite dalle restrizioni, alla UE non importa assolutamente nulla del ristoratore o del gestore della palestra. Il finanziamento è vincolato esclusivamente alla trasformazione finale della società. Se non ci fosse stata l’epidemia del coronavirus il Piano sarebbe stato varato lo stesso, magari sotto il nome di “European Green Deal”, con Greta Tumberg a dettare l’agenda.

La società verso cui andiamo incontro è una società completamente automatizzata, con la vita dell’uomo regolata da algoritmi di applicazioni digitali. Quello che vediamo oggi attraverso gli smartphone non è che un magro antipasto di quel che verrà nei prossimi anni, dove qualsiasi rapporto umano e qualsiasi processo produttivo saranno intermediati dai sofisticati, freddi ed efficientissimi calcolatori elettronici. L’uomo sarà indotto a fare sempre più a meno della facoltà che lo distingue dalle bestie, che è il pensare. L’adagio “produci-consuma-crepa”, cantato da Giovanni Lindo Ferretti qualche annetto fa, diventerà definitivamente il motto della nuova società orwelliana che finanza e big tech stanno progettando.

Chi ha letto Rudolf Steiner potrà vedere con i propri occhi ciò che il fondatore dell’Antroposofia chiamava “società arimanica”, dove l’uomo è ridotto ad automa senza anima, un complesso di processi chimici e biologici dalla durata limitata racchiusa tra gli eventi nascita e morte. Niente di più, niente di meno.

Preoccupano relativamente la crisi economica e la povertà, perché l’umanità nella sua storia ha sempre dovuto attraversare queste fasi. Quello che più preoccupa è l’inarrestabile china discendente dell’entità-uomo: sempre più costretto in catene che nemmeno riesce a vedere, inchiodato alla miseria terrestre, ossessionato dalla paura di morire, incapace anche solo di guardarle, le stelle.

Francesco Flini


nota a margine.

Il commento di un’amica dopo aver letto:

La Provvidenza fa sempre la sua parte. A noi fare la nostra. Ricordiamo che tutto questo verrebbe permesso dal Padreterno fino all’ora e al giorno da Lui stabilito e solo da Lui conosciuto. Impegno e preghiera le nostre armi. L’Apocalisse è ben chiara circa la prevalenza di satana prima del ritorno di Gesù. Preghiamo x limitazione danni e accelerazione dei tempi.
E poi, non è detto non veniamo chiamati in Cielo prima.

Sono d’accordo…

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