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Il sequestro dei fondi russi è incompatibile con il sistema internazionale “basato sulle regole”

Il Congresso degli Stati Uniti ha approvato una legge che autorizza il sequestro dei beni confiscati alla Banca Centrale della Federazione Russa e altri beni sovrani della Federazione Russa. La legge è stata approvata dalla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti e, se votata anche dal Senato, consentirebbe al Presidente Biden di confiscare circa 6 miliardi di dollari di beni russi congelati detenuti nelle banche statunitensi e di incorporarli per indennizzare parte degli aiuti inviati all’Ucraina.

Questo è il primo caso nella storia degli Stati Uniti di confisca dei beni della Banca Centrale di un paese con il quale lo Stato americano non è in guerra.

Il gesto statunitense è molto grave; neanche durante la prima e la seconda guerra mondiale i paesi belligeranti usarono tra di loro tali espedienti.

Analogamente al precedente del sequestro dei beni della Banca Centrale dell’Afghanistan (ma in questo caso si tratta di fondi largamente elargiti dagli USA), questa decisione costituisce un pericoloso allontanamento dai principi di sovranità e di rispetto dei diritti degli stati nella comunità internazionale.

E’ incredibile che l’Occidente accusi la Russia di essere un pericolo per un mondo basato sulle regole, quando sistematicamente sono proprio gli Stati Uniti stessi a infrangere queste regole.

La misura ha suscitato preoccupazioni immediate sulla sicurezza e la stabilità del sistema finanziario globale. L’azione degli Stati Uniti contro i fondi sovrani russi stabilisce un precedente che potrebbe portare a future crisi di fiducia nelle istituzioni finanziarie occidentali, dato che altri stati potrebbero temere che i loro asset possano essere altrettanto vulnerabili in tempi di tensione politica.

La mossa americana, quindi, non solo mette a rischio le relazioni internazionali con la Russia e potenzialmente con altri paesi preoccupati dall’arbitrarietà di questo gesto, ma mina la sostenibilità a lungo termine del sistema capitalistico basato sul dollaro, che è profondamente radicato nella fiducia e nel rispetto reciproci tra le nazioni.

In definitiva, infrangere la fiducia tra gli stati per quanto riguarda la finanza internazionale mette a rischio tutto il sistema stesso.

È rilevante capire che la moneta attuale non si basa su un corrispondente in oro e quindi ci troviamo di fronte a un meccanismo delicato dove è essenziale l’intesa reciproca, basata appunto sul rispetto delle regole e sulla fiducia. Ora se gli Stati Uniti bloccano una determinata cifra di denaro russo depositato nelle banche americane, bisogna comprendere che esso non è altro che una convenzione, una costruzione del computer, un insieme di bit trasferiti da un computer all’altro.

In base a tale aleatorietà, così come gli Stati Uniti affermano che quei fondi sono ora di loro proprietà, la Russia potrebbe benissimo decidere di non riconoscere l’importo sequestrato dagli USA e quindi riaccreditarselo nella propria banca centrale.

Sembra impossibile, ma la validità di tale operazione sarebbe del tutto legale se determinati stati amici con cui Mosca fa affari riconoscessero di accettare nei pagamenti una cifra dello stesso importo.

Ciò dimostra che il motivo per cui gli Stati Uniti possono compiere determinate azioni spregiudicate è dovuto al fatto che possiedono un sistema finanziario-militare-industriale internazionale, che mantengono con ricatti e con la tirannia del dollaro. Questo sistema permette loro di destabilizzare intere economie, comprare la leadership di paesi o, come recentemente deciso, sequestrare fondi sovrani, come nel caso della Russia.

Ma stanno minando essi stessi sia l’egemonia del dollaro che la fiducia delle altre nazioni.

Stanno facendo riconsiderare anche ai paesi alleati la fiducia che essi riponevano sugli Stati Uniti, giacché per Washington ciò che è vero oggi può non essere vero domani.

Fino ad ora, i funzionari europei hanno evitato di confiscare i beni russi, limitandosi al loro congelamento e all’appropriazione degli ingenti interessi generati dai depositi, nonostante anche queste azioni possano essere considerate illegali. Questa cautela deriva dalla preoccupazione che tali misure possano costituire una violazione del diritto internazionale e, per la Germania, possa costituire l’anticamera affinché stati come la Polonia inizino a richiedere ingenti indennizzi per i crimini perpetrati durante la seconda guerra mondiale.

Tuttavia, è altamente probabile che gli Stati Uniti convinceranno anche questa volta l’Unione Europea ad adottare misure simili. Finora, l’UE non ha mai contrastato le decisioni degli Stati Uniti, neanche quando si tratta di tutelare i propri interessi, specialmente quando alla guida del paese ci sono i democratici e non figure come Trump.

È probabile che, prima o poi, l’Unione Europea decida di seguire l’esempio degli Stati Uniti e trasferisca questi fondi per finanziare l’acquisto di armi, compensando gli USA per le spese già sostenute e per i fondi erogati come ‘prestiti’ nell’ultimo pacchetto di aiuti da 61 miliardi di dollari.

 

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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