Trump ha mandato una squadra navale anti-narcotraffico nei Caraibi in funzione anti Maduro, inoltre ha applicato sanzioni e ha finanziato l’opposizione interna in Venezuela. Ma dai Report della DEA ed dell’ Onu – che illustrano i traffici di droga in sudamerica – risulta che il Venezuela non è il principale paese interessato al narcotraffico verso gli USA.
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Il presidente Donald Trump ha mandato una squadra navale anti-narcotici al largo delle acque venezuelane a seguito dell‘accusa di traffico di droga nei confronti del presidente venezuelano Nicolás Maduro, pronunciata dal procuratore generale William Barr e da altri pubblici ministeri federali.
Le autorità federali statunitensi hanno accusato il presidente venezuelano Nicolás Maduro e altri importanti membri della sua amministrazione di traffico di stupefacenti e terrorismo legato al narcotraffico .
Le accuse contro Maduro che sarebbero state investigate per anni dalle autorità federali negli Stati Uniti, sono state svelate giovedì scorso in una conferenza stampa trasmessa in streaming dalla giustizia USA.
In sostanza, l’accusa dice che presumibilmente l’amministrazione Maduro avrebbe aiutato a gestire e guidare il cosiddetto “Cartello dei soli” per facilitare il traffico di droga. In particolare l’accusa dice che Maduro e altri alti funzionari del governo venezuelano avrebbero fornito ai trafficanti di droga delle FARC mitragliatrici, lanciarazzi e altre armi e uno spazio aereo sicuro per far volare la cocaina dalla Colombia verso l’America centrale. Diverse spedizioni di cocaina trasportate dal cartello in paesi come la Francia e il Messico sono state intercettate dalle autorità di quei paesi.
Il Dipartimento di Stato ha anche offerto una ricompensa di $ 15 milioni per acquisire altre informazioni a riguardo che potrebbero portare all’arresto di Maduro.
Tuttavia, tutto questo stranamente sembra in contrasto con quanto riportato dal report ufficiale sui traffici di droga redatto dalla agenzia federale Drug Enforcement Administration facente capo al Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti (DEA) “National Drug Threat Assessment 2019” in esso infatti non nessuna menzione di traffico di droga dal Venezuela verso gli Stati Uniti. Anche l’ ultimo rapporto delle Nazioni Unite (Unodc) sulle droghe (World Drug Report 2019) non lancia alcuna accusa contro il Venezuela.
In proposito, Pino Arlacchi, ex direttore esecutivo dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo e la prevenzione della droga (Wikipedia), in varie interviste – commentando il rapporto – , ha criticato le accuse degli Stati Uniti contro il presidente venezuelano Nicolas Maduro.
Nell’intervista Arlacchi spiega che nei suoi 40 anni di lavoro anti-narcotico, non ha mai trovato prove del coinvolgimento del Venezuela nel commercio di droga – egli invece sostiene che sono gli Stati Uniti e la Colombia che guidano la produzione e il consumo di droghe. Inoltre Arlacchi afferma che il governo degli Stati Uniti nei confronti si comporta come un’organizzazione criminale organizzata.
Ciononostante, numerosi fonti riportano che esiste un controllo diretto del governo venezuelano con i cartelli della droga.
Dalle analisi dei fatti la questione è molto controversa, infatti se le accuse fossero così certe, perché esiste una ricompensa “per chi fornirà informazioni sul traffico di droga del governo venezuelano”?
Esiste poi un altro punto oscuro: il rapporto ufficiale preparato annualmente dalla DEA , il “National Drug Threat Assessment 2019” lancia accuse ben precise contro il Messico, il Guatemala e l’Ecuador come le sedi di transito della droga verso gli Stati uniti ma non non contro il Venezuela. Allo stesso modo, la DEA indica i cartelli colombiani e messicani come i maggiori fornitori del mercato statunitense ma non cita il Venezuela.
Queste evidenze vengono confermate dal report “Beyond the narcostate narrative – What U.S. Drug Monitoring Data Says About Venezuela di By Geoff Ramsey and David Smilde”di WOLA (Advocasy for Human Right in the Americas) redatto in marzo 2020, che afferma: “il Venezuela non è un paese di transito primario per la cocaina verso gli Stati Uniti. La politica degli Stati Uniti nei confronti del Venezuela dovrebbe essere basata su una comprensione realistica del commercio di droga transnazionali”.
Il documento – analizzando varie fonti come il Counterated Drug Database (CCDB), una raccolta di eventi globali di traffico illegale di droga che viene raccolta da dati di intelligence come il rilevamento e la sorveglianza, nonché dati di interdizione e applicazione della legge e documenti del Dipartimento della Difesa , – considera che quando i politici statunitensi parlano della crisi del Venezuela, il flusso di cocaina attraverso il paese è un punto di discussione frequente. E non c’è dubbio che il crimine organizzato e la corruzione siano fioriti nel mezzo della crisi del Venezuela. Tuttavia, la vera portata del traffico di droga è spesso amplificata da attori che suggeriscono che una soluzione negoziata e democratica in Venezuela sia impossibile.
Il report conclude con queste considerazioni che paiono condivisibili:
inizio citazione
- Le istituzioni statali del Venezuela si sono deteriorate e nel paese manca un sistema giudiziario imparziale, trasparente o persino funzionale. In questo ambiente, i gruppi armati e le strutture criminali organizzate, compresi i gruppi di trafficanti di droga, hanno prosperato. Ma i dati del governo americano suggeriscono che, nonostante queste sfide, il Venezuela non è un paese di transito primario per la cocaina legata agli Stati Uniti. La politica americana nei confronti del Venezuela dovrebbe basarsi su una comprensione realistica del commercio transnazionale di droga.
- Dati recenti provenienti dal Consolidated Counterdrug Database (CCDB) dell’agenzia statunitense indicano che 210 tonnellate di cocaina sono passate attraverso il Venezuela nel 2018. In confronto, il Dipartimento di Stato riferisce che oltre sei volte la cocaina (1.400 tonnellate) è passata attraverso il Guatemala nello stesso anno .
- Secondo i dati di monitoraggio statunitensi, la quantità di cocaina trafficata dalla Colombia attraverso il Venezuela è significativa, ma è una frazione della cocaina che si fa strada attraverso altri paesi di transito. Circa il 90 percento di tutta la cocaina diretta negli Stati Uniti viene trafficata attraverso le rotte dei Caraibi occidentali e del Pacifico orientale, non attraverso i mari dei Caraibi orientali del Venezuela.
- Nel periodo 2012-2017 si è registrato un aumento dei flussi di cocaina attraverso il Venezuela, ma tale aumento corrisponde a un aumento della produzione di cocaina in Colombia nello stesso periodo. I dati del CCDB suggeriscono che la quantità di cocaina trafficata attraverso la Colombia è passata da 918 tonnellate nel 2012 a 2.478 tonnellate nel 2017 (un aumento del 269%) e da 159 a 249 tonnellate in Venezuela nello stesso periodo (un aumento del 156%). Quando il traffico di cocaina in Colombia è leggermente diminuito dopo il 2017, anche i flussi di cocaina in Venezuela sono diminuiti.
- I dati USA del CCDB mostrano che i flussi di cocaina attraverso il Venezuela sono diminuiti da quando hanno raggiunto il picco nel 2017 . Secondo i dati del CCDB, la quantità di cocaina che scorre attraverso il Venezuela è diminuita del 13% dal 2017 al 2018 e sembra continuare a diminuire leggermente fino a metà 2019.
- Una transizione pacifica, negoziata e ordinata offre le migliori possibilità di consentire le riforme necessarie per affrontare la criminalità organizzata, il traffico di droga e la corruzione in Venezuela. Il colpo di stato militare del 2009 e le conseguenti turbolenze in Honduras forniscono una storia di ammonimento per i politici statunitensi che vedono l’intervento o il collasso come la via migliore per un ritorno alla democrazia in Venezuela.
Il traffico di droga è solo una delle economie illecite che attraversano lo stato venezuelano. Ci concentriamo sul mercato delle droghe illecite qui a causa della disponibilità di dati relativamente buoni. Un’analisi sobria deve essere condotta sulla corruzione nella distribuzione di cibo statale e nei contratti governativi, nonché sul crescente commercio di oro e altri minerali illeciti, al fine di valutare correttamente le dimensioni e l’importanza di queste economie illecite. In ogni caso, la loro esistenza sottolinea solo la necessità di evitare un cambiamento di potere disordinato e conflittuale.
Con questo in mente, formuliamo quattro raccomandazioni chiave per i politici statunitensi in questo rapporto:
- I funzionari statunitensi dovrebbero ideare e comunicare un regime di sanzioni più flessibile che incentivi una soluzione elettorale negoziata in Venezuela, che rimane il modo più praticabile per costruire capacità statali contro la criminalità organizzata e la corruzione nel paese. Il governo americano può e dovrebbe offrire a Nicolas Maduro sollievo dalle sanzioni finanziarie e petrolifere parallelamente agli accordi per lo svolgimento di elezioni presidenziali credibili osservate a livello internazionale, piuttosto che insistere sulle dimissioni di Maduro come condizione preliminare, una richiesta che ha ostacolato i negoziati nel 2019.
- I funzionari statunitensi e i membri del Congresso dovrebbero astenersi dal minacciare una “opzione militare” o spingendo per un eventuale crollo del governo Maduro sotto sanzioni economiche sempre più severe. Entrambe le strategie importerebbero profonde difficoltà al popolo venezuelano e sarebbero dannose per i vicini del Venezuela e per gli interessi degli Stati Uniti. La presenza di gruppi guerriglieri colombiani e altri attori armati pro-Maduro in Venezuela suggeriscono che uno scenario di “collasso” sarebbe caotico e imprevedibile e che qualsiasi occupazione militare straniera incontrerebbe una resistenza violenta prolungata. È molto probabile che entrambi gli scenari vedano la continua crescita di spazi non governati e attività illecite all’interno del Venezuela.
- Il governo degli Stati Uniti non deve attendere fino a dopo una transizione per combattere la corruzione in Venezuela. I funzionari statunitensi e i membri del Congresso dovrebbero incoraggiare una cultura di trasparenza e responsabilità da parte dell’Assemblea nazionale del Venezuela. Mentre i fondi dell’Agenzia per lo sviluppo internazionale (USAID) degli Stati Uniti non sono gestiti direttamente dall’Assemblea nazionale, USAID sostiene i suoi membri per compensi, spese di viaggio e altre spese. Date credibili accuse di corruzione nei confronti di alcuni membri dell’Assemblea nazionale, USAID dovrebbe garantire che il presidente dell’Assemblea nazionale Juan Guaidó e il suo team insistano sulla piena trasparenza nell’assegnazione di questi fondi.
- Funzionari e membri del Congresso statunitensi dovrebbero incoraggiare le autorità colombiane ad attuare un approccio sostenibile per contenere e ridurre la coltivazione di coca e la produzione di cocaina enfatizzando lo sviluppo rurale. Attuando pienamente gli storici accordi di pace del 2016, il governo colombiano potrebbe impegnarsi nella migliore strategia a lungo termine per la riduzione delle colture di coca: costruire una presenza statale civile funzionante nelle aree più colpite dal conflitto armato del paese.
fine citazione
Mi sembra abbastanza chiaro. Però spenderei almeno una parola circa la collaborazione Venezuela/ USA. Approfondendo si scopre che fino al 2005 il Venezuela ha collaborato con gli USA contro le rotte del passaggio del narcotraffico dalla Colombia ma che che ne 2005 questa collaborazione si è interrotta perché il Venezuela ha accusato gli USA di spionaggio e di traffico di droga.
Anche sulle sanzioni in atto ci sarebbe un bel po’ da dire. Beh, le prime apertamente pretestuose: nel 2006 scattano le prime sanzioni USA “antiterrorismo” . Le accuse erano motivate dal fatto che il Venezuela intratteneva (e intrattiene) relazioni bilaterali con Cuba e l’Iran, che gli USA considerano stati-canaglia, e per non meglio specificate preoccupazioni riguardanti la mancanza di cooperazione negli sforzi anti-terrorismo degli Stati Uniti. Da allora gli Usa hanno stabilito che la repubblica bolivariana non sta “cooperando pienamente con gli sforzi anti-terrorismo degli Stati Uniti”.
Il raffreddamento della cooperazione tra Usa e Venezuela in tema di narcotraffico risale al 2005, quando la repubblica bolivariana ha cacciato i funzionari dell’amministrazione statunitense preposta alla lotta al narcotraffico (la Drug Enforcement Administration, DEA). Per gli Stati Uniti, invece, la pietra dello scandalo sarebbe la mancata firma di Chávez all’addendum al Memorandum of Understanding bilaterale del 1978 di lotta al narcotraffico. Un addendum che – fornendo fondi per progetti congiunti di lotta al narcotraffico e istituendo programmi di formazione anti-riciclaggio – avrebbe reso maggiormente permeabile la struttura di governo bolivariana (non certo immune dalla piaga della corruzione) ai voleri di Washington. La mancata firma, inoltre, si inserisce nella contestuale espulsione dei funzionari della Dea che erano dediti alle attività di spionaggio, sabotaggio, traffico di droga, infiltrazioni e violazioni della legge per screditare il Venezuela nella lotta al narcotraffico. Accuse confermate da ex esponenti della stessa Dea.
Ciononostante, secondo il governo Bush, il Venezuela avrebbe mancato di adempiere ai propri obblighi derivanti dagli accordi internazionali sui narcotici. Ciò è abbastanza singolare dato che risulta che i due paesi abbiano continuato ad esercitare un accordo bilaterale marittimo del 1991 che consente a ciascun paese di arrembare, in acque internazionali e col reciproco consenso, navi battenti bandiera opposta qualora siano sospettate di traffico illecito di stupefacenti.
Le sanzioni statunitensi contro il Venezuela oggi colpiscono almeno 22 individui e 27 aziende, tutti designati come trafficanti di narcotici ai sensi della legge statunitense. Tra gli individui designati vi sono alcuni funzionari (o ex-funzionari) venezuelani: nel 2008 (governo Bush) sono stati colpiti il generale Hugo Armando Carvajal Barrios (ex capo dell’intelligence militare), il generale Henry de Jesús Rangel Silva (ex ministro della difesa e governatore dello Stato di Trujillo) e Ramón Emilio Rodríguez Chacín (ex-ministro dell’interno ed ex-governatore di Guárico).
Sotto il governo Obama nel 2011 sono stati colpiti, Freddy Alirio Bernal Rosales e Amilicar Jesús Figueroa Salazar (esponente del Partito socialista unito del Venezuela), il generale maggiore Cliver Antonio Alcalá Cordones e Ramón Isidro Madriz Moreno (un ufficiale dei servizi segreti venezuelani). Donald Trump, dal canto suo, per gli stessi motivi ha esteso, nel 2017, le sanzioni economiche all’allora vicepresidente Tareck Zaidan El Aissami Maddah e nel maggio 2018 a Pedro Luis Martin Olivares (ex-funzionario senior dell’intelligence) e due persone a lui associate. Tra gli altri designati figurano Walid Makled, accusato di traffico di droga, tre cittadini libanesi-venezuelani e diversi (presunti) trafficanti di droga colombiani con attività in Venezuela.
Diffondendo queste informazioni non si vuole esaurire semplicisticamente l’argomento che in realtà è dibattuto, ma si vogliono fornire utili spunti di approfondimento al di fuori dei normali circuiti informativi. La questione soprattutto si pone rispetto alla politica internazionale ed il rapporto tra stati. Evidentemente esistono governi nel sud america che pur essendo i principali responsabili del traffico di droga negli Stati Uniti e in tutto il mondo, vengono ‘lasciati in pace’ perchè rientrano nell’orbita degli Stati Uniti mentre altri come il Venezuela – che ha il 24% delle riserve petrolifere mondiali – no. Quindi, si direbbe che non esiste il male in sé per sé se si rientra nelle alleanze e nelle protezioni internazionali di area.
patrizioricci by @vietatoparlare
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Fonti:
Congressional research service. Venezuela: overview of US sanctions
Ordini esecutivi degli Stati Uniti contro il Venezuela (qui).
rapporto ufficiale preparato annualmente dalla DEA , il “National Drug Threat Assessment 2019