Lo storico francese Edouard Husson, direttore della prestigiosa École supérieure de commerce de Paris, fondata a Parigi nel 1809 da Jean Baptiste Say, manifesta sul sito Atlantico le sue fondamentali perplessità sul nuovo Trattato franco-tedesco. Lo storico francese pone importanti domande che dovrebbero essere oggetto di aperto dibattito anche qui in Italia, da quella sull’opportunità di un trattato a due paesi all’interno di una Unione a 27, alle questioni geopolitiche derivanti dall’accesso della Germania alla forza nucleare francese, per finire con l’incredibile paradosso di due leader politicamente finiti all’interno dei loro paesi che con un balzo del gatto morto tentano di imporre una svolta di portata epocale. Il referendum in Francia è d’obbligo, e non crediamo proprio che i francesi su questo possano soprassedere
di Edouard Husson, 20 gennaio 2019
Alla chetichella, il 22 gennaio 2019 il presidente francese Emmanuel Macron si reca ad Aquisgrana, in Germania, per firmare un trattato con la cancelliera tedesca Angela Merkel allo scopo di rilanciare l’integrazione tra Francia e Germania.
La portata di questo trattato non può essere sottovalutata.
Gli utenti della rete che hanno richiesto la pubblicazione del testo avevano ragione. Il testo firmato dal capo di stato francese e dal capo del governo tedesco tocca questioni esistenziali per entrambi i paesi. Parla, infatti, dall’inizio alla fine, della sovranità. E fa una scelta, quella della sovranità franco-tedesca.
Il lettore potrà consultare il testo e studiare i vari dettagli:
– Si parla di una politica di difesa e di una politica estera franco-tedesca. Ciò include l’impegno di entrambi i paesi a sostenersi a vicenda in caso di un attacco. E un impegno dalla Francia a sostenere la pretesa tedesca di avere un seggio permanente al Consiglio di sicurezza.
– Il testo parla della creazione di euro-distretti frontalieri tra i due paesi (da qui la voce che circolava sull’abbandono dell’Alsazia un secolo dopo la fine della prima guerra mondiale).
– Leggiamo l’annuncio di un consiglio economico di esperti, indipendente da entrambi i governi. In linea generale, con la firma di questo trattato, Francia e Germania si impegnano a rafforzare le attuali dinamiche dell’integrazione economica europea. All’inizio e alla fine, gli autori del testo fanno anche degli strappi alla abituale sobrietà dei testi internazionali, parlando di una “convergenza economica e sociale dal basso verso l’alto all’interno dell’Unione europea”. Ancora più sorprendente, nel mezzo della crisi dei Gilet Gialli, il presidente francese ha insistito per riaffermare, in un testo firmato solennemente con la Germania, l’impegno francese conseguente al Cop21 (Conferenza di Rio sui cambiamenti climatici).
Le questioni che portano inevitabilmente a un referendum
I francesi sono stati chiamati a votare sul Trattato di Maastricht e sul Trattato Costituzionale europeo. Visto che la portata di questo trattato franco-tedesco non è inferiore a quella dei due trattati sui quali la Francia è stata chiamata a decidere, è indispensabile che ci sia un referendum. In questo caso, non sarebbe un referendum “su iniziativa dei cittadini”, ma rientrerebbe nel normale funzionamento della Repubblica stabilito dal generale de Gaulle: il popolo francese dovrà essere consultato su un testo che, per come è formulato, lascia aperte questioni di grande importanza. Mi limiterò qui a formularne alcune:
1. È opportuno nei confronti degli altri paesi membri dell’Unione europea firmare un trattato specifico franco-tedesco? Nel 1963, il Trattato dell’Eliseo fu un ripiego dopo il fallimento del piano Fouchet. Nel 2019, c’è ancora spazio per giocare una carta “franco-tedesca”? Francia e Germania possono avere una politica specifica nella zona euro? Ha ancora senso parlare di “motore franco-tedesco”? È interesse della Francia inviare all’Europa mediterranea o all’Europa centrale e orientale il segnale di voler dare priorità, qualunque cosa accada, alla relazione franco-tedesca?
1. Quando si dice che i due Stati possono fare ricorso alla “forza armata” per aiutarsi a vicenda, questo include, nel caso francese, la forza nucleare? Sappiamo che negli ultimi mesi sono state condotte intense riflessioni su questo argomento ad alto livello tra Parigi e Berlino. Alcuni esperti hanno persino spinto per la messa a disposizione della forza d’attacco francese alla Germania. Questa non è una domanda banale. Può portare rapidamente al deterioramento delle relazioni della Francia con gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Russia, dal momento che sarebbe una messa in discussione dei trattati internazionali con cui la Germania si è impegnata a non possedere l’arma nucleare.
1. Che cosa ottiene la Francia in cambio del suo sostegno alla candidatura tedesca a un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza? Non vediamo nulla di equivalente nel testo, da parte tedesca. Una regola fondamentale della diplomazia è l’equilibrio delle concessioni o dei benefici concessi. La rappresentanza nazionale e, a maggior ragione, il popolo francese, dovranno chiedersi se il trattato mantenga un equilibrio di contributi tra i due paesi.
1. Le formule piuttosto vaghe sul rafforzamento dell’Unione economica e monetaria fanno sì che il signor Macron abbia finalmente ottenuto dalla Germania questo governo economico della zona euro cui il nostro paese aveva rinunciato durante la negoziazione del trattato di Maastricht? Stiamo andando verso quello che è l’unico modo per perpetuare l’euro, vale a dire la messa in comune dei debiti a livello dell’eurozona? E, ancora, questo argomento è stato discusso tra Francia, Germania e i loro partner della zona euro?
1. La creazione degli euro-distretti lascia aperta la possibilità alla Francia di chiudere i suoi confini, in caso di una grave crisi? Questo è un esempio puramente teorico, ma immaginiamo che la Germania abbia lasciato entrare nel suo territorio dei terroristi e non si prenda cura di seguirli. La Francia sarà libera di mettere la sua sicurezza prima degli impegni derivanti dal trattato franco-tedesco?
1. I parlamenti dei due paesi avranno il diritto di decidere e controllare l’uso dei fondi destinati ai distretti dell’euro? Più fondamentalmente, l’idea di rendere autonomi dei livelli di governo regionali è compatibile con l’integrità del territorio repubblicano definito dalla Costituzione?
1. La consultazione permanente tra i due paesi significa che il signor Macron o i suoi successori, quando dovranno annunciare misure finanziarie di emergenza, come è avvenuto il 10 dicembre, dovranno chiedere il parere del Governo tedesco? E in direzione opposta, i successori della signora Merkel saranno pronti a conformarsi se un governo francese non è d’accordo, per esempio su una misura della portata di un’uscita dall’industria nucleare, come deciso dalla Merkel nel 2011?
1. Dato che la crisi dei Gilet Gialli è stata direttamente innescata da misure fiscali giustificate dalla “transizione energetica”, cosa significa per il nostro paese riaffermare l’impegno dei due paesi nei confronti dell’ambiente?
1. I due governi possono pubblicare integralmente tutti i verbali delle discussioni che hanno preceduto il trattato di Aix-La-Chapelle?
Un Trattato che rischia di suggellare la frattura tra i governi e i loro popoli
È quanto meno paradossale che un trattato di questa portata sia firmato dal presidente francese e dal cancelliere tedesco in un momento così speciale per i due paesi. La cancelliera è profondamente indebolita politicamente e sappiamo che i suoi giorni a capo del governo tedesco sono contati. Ed è significativo il fatto che la signora Kramp-Karrenbauer, nuovo presidente della CDU e probabile successore della Merkel, intervistata da Le Monde sul progetto di trattato, non dica “Sono stata consultata”, ma “Trovo questo o quel passaggio di buon auspicio”. Allo stesso modo, in Francia, Emmanuel Macron non si assume un rischio enorme a impegnare la parola della Francia mentre il paese sta vivendo uno sconvolgimento economico e sociale che non ha eguali da molto tempo? Possiamo dire, come fa il testo, che le dinamiche dell’integrazione europea – in particolare di Francia e Germania – devono essere spinte in avanti a tutto regime, senza prima chiedersi quali saranno le implicazioni del necessario riorientamento economico e sociale che deriverà dalla rivolta dei Gilet Gialli sui nostri impegni franco-tedeschi ed europei?
Non vogliamo essere uccelli del malaugurio. Il presidente francese ha appena annunciato l’inizio del secondo atto del suo mandato quinquennale. Il suo impegno nei dibattiti con i sindaci suggerisce che voglia prendere sul serio la necessità di uscire da una “repubblica a democrazia limitata”. È dunque inevitabile, data la portata degli impegni che è in procinto di assumersi ad Aix-la-Chapelle martedì 22 gennaio 2019, che il presidente francese sottoponga il testo, non solo alla valutazione della rappresentanza nazionale, ma al verdetto del popolo francese.
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