Ieri sera è arrivato sul tavolo del Ministro Speranza, il “parere tecnico-scientifico sul vaccino Sputnik V”. Rapporto sul vaccino russo, prodotto dell’istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani.
Nove pagine, in cui l’equipe “Sperimentazioni Vaccini” ha scritto che: “i dati disponibili depongono per un ottimo profilo di sicurezza a breve termine per il siero russo.”
Sempre nel report di legge che, “il dato di efficacia clinica in termini di protezione dalla malattia sintomatica è del 91,6% e quello relativo alla protezione dalla malattia grave è pari al 100%, i dati si sono dimostrati omogenei in tutte le fasce di età” motivo per cui, l’istituto Spallanzani nel suo rapporto ha dichiarato inoltre, “si ritiene che Sputnik V possa avere un ruolo molto importante nei programmi vaccinali contro Sars-Cov-2”.
Dopo la pubblicazione favorevole sulla prestigiosa rivista Lancet, insieme al parere dello Spallanzani è arrivato sul tavolo del Ministero della Salute italiano anche una lettera dell’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato. Il quale, nella missiva, chiede di autorizzare il farmaco attraverso l’Aifa.
Il parere scientifico, firmato dal direttore sanitario dello Spallanzani Francesco Vaia, annota comunque alcune limitazioni delle informazioni disponibili, fra cui, “Non sono noti i dati sull’impatto delle varianti. E i dati fanno riferimento alle sole somministrazioni del vaccino a Mosca.”
Ma le conclusioni finali sono oltremodo chiare: “in base ai dati disponibili, Sputnik V ha dimostrato avere un ottimo profilo in termini di sicurezza e di l’efficacia.
Va sottolineato infine un dato importante, non ci sono stati casi di malattia moderata o grave nel gruppo dei vaccinati. A 42 giorni dalla vaccinazione il 98% dei vaccinati aveva sviluppato IgG specifiche, negli anticorpi.”
Nel capitolo sulla sicurezza, è annotato che “nessuno degli eventi avversi gravi è stato associato alla vaccinazione” e che “l’analisi dell’associazione tra vaccino ed eventi avversi è stata confermata da un comitato nazionale indipendente”.
Il vaccino Sputnik V ad oggi è stato approvato da 30 paesi.
Nonostante i dati oltremodo positivi di questo vaccino sviluppato col sistema classico a doppio vettore virale, nonostante che sia stato somministrato già a milioni di persone, nonostante i suoi dati sull’efficacia (100% di efficacia sulla malattia grave, 98% dei vaccinati sviluppano gli anticorpi e risultano immuni), nonostante gli ottimi dati sulla sicurezza, nonostante che sia un vaccino che immunizza e non consente il contagio, a differenza di quelli mRNA Pfizer, Moderna e Astra Zeneca, l’Unione Europea da oltre un mese tergiversa in modo vergognoso.
Mercoledì scorso la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha fatto capire che l’opzione Sputnik V non è all’ordine del giorno per Bruxelles. Giocando sugli equivoci e nel torbido, ha affermato: “Finora l’Ema non ha ricevuto alcuna richiesta di autorizzazione alla commercializzazione per il vaccino russo anti-Covid Sputnik”. Cosa per altro non vera perché una richiesta ufficiale era stata presentata la terza settimana di gennaio, un mese fa, ma respinta per mere questioni burocratiche procedurali.
Poi sempre la presidente UE ha continuato nel suo discorso, “se arrivasse una richiesta, dovrebbero essere forniti all’Ema tutti i dati completi e dovrebbe passare tutto il processo di esame. Visto che non viene prodotto nell’Ue, dovrebbe esserci un processo di ispezione negli stabilimenti produttivi”.
Omettendo però di dire che:
1) L’Istituto Spallanzani così come altre decine di Istituti di altri paesi europei hanno ricevuto da tempo i dati sullo Sputnik V. I dati sono disponibili da settimane. Ovviamente sempre se l’interesse della UE sia realmente quello di istituire una procedura di valutazione nell’interesse comune per capire se questo vaccino può avere le carte in regola per dare un valido contributo alla risoluzione di questa emergenza sanitaria. Oppure se gli interessi da difendere sono altri e così continuare a giocare sull’equivoco nascondendosi dietro aspetti burocratici.
2) Da Mosca hanno dato assenso alle possibili ispezioni, sempre qualora queste vengano prima concordate.
L’atteggiamento della Commissione Europea ai miei occhi almeno, sta mettendo in luce che si va facendo sporca politica sulla pellaccia della gente, e che più che avere a cuore la difesa della salute delle persone si difendono interessi di tipo particolare.
Detto ciò, al di là dei ben poco motivati dubbi della Commissione Europea, nel frattempo diversi paesi europei hanno mostrato di essere molto meno attendisti. L’Ungheria e la Serbia hanno già autorizzato Sputnik V, comprando milioni di dosi. Anche la Slovacchia e la Croazia sono in dirittura di arrivo per la fornitura, altri stati membri dell’Unione, hanno avviato le trattative con i produttori per valutare la possibilità di acquisire il vaccino russo. (Romania, Austria, repubblica Ceca e Slovenia) San Marino oggi intanto, ha dato via libera all’autorizzazione alla somministrazione.
Il problema semmai è che le richieste sono superiori all’offerta, così almeno spiegano da Mosca.
La domanda del vaccino russo all’estero, è davvero alta – ha commentato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov all’agenzia Tass. –
Così alta che supera significativamente la nostra capacità di produzione”
La Regione Lazio nei giorni scorsi ha valutato una collaborazione con il Gamaleya Institute, il creatore di Sputnik: c’è stato un primo contatto per capire se sia possibile ottenere la licenza e produrlo nel distretto farmaceutico a sud della regione Lazio.
Se l’Italia si muoverà in ritardo, rischia di finire in coda.
Sull’onda dell’atteggiamento della UE, anche Sileri viceministro alla Salute nicchia sulla questione, oggi ai giornalisti che gli chiedevano sul rapporto sullo Sputnik realizzato dallo Spallanzani, ha dichiarato: “Non ho fatto lo studio sullo Sputnik né sul vaccino cinese. È chiaro che servono studi scientifici che comprovino l’efficacia dei vaccini.
A un giornalista che faceva presente che gli studi scientifici ci sono.
Allora anche Sileri giocando sull’equivoco e nel torbido, si è accodato alla posizione della presidente UE, rispondendo ai giornalisti presenti, “quello che manca è il processo di richiesta di approvazione del vaccino da parte degli enti regolatori, Ema per l’Europa o Aifa per l’Italia”.
Se questi sono coloro che ci devono salvare dalla Pandemia, stiamo lustri.
Luca Cellini (dalla sua bacheca FB)