Il Vaticano rilascia nuovi particolari sul prossimo summit di febbraio sugli abusi sessuali

di Sabino Paciolla

Il Comitato organizzativo dell’Incontro mondiale sugli abusi, “La protezione dei minori nella Chiesa”, che si terrà in Vaticano dal 21 al 24 febbraio 2019 nell’Aula nuova del Sinodo, si è riunito a Roma giovedì 10 gennaio.

Il comitato è formato dal Cardinale Blasé Cupich di Chicago; dal Cardinale Oswald Gracias di Bombay, India: dall’Arcivescovo Charles Scicluna di Malta; e dal gesuita padre Hans Zollner, Presidente del Centro per la Protezione dei Minori della Pontificia Università Gregoriana di Roma.

Al termine dei lavori, il Santo Padre ha ricevuto in Udienza i membri del Comitato, che hanno provveduto ad aggiornarlo sulla preparazione dell’Incontro. Esso prevede sessioni plenarie, gruppi di lavoro, momenti di preghiera comuni con ascolto di testimonianze, una liturgia penitenziale e una celebrazione eucaristica finale. Papa Francesco ha assicurato la Sua presenza per l’intera durata del meeting.

Papa Francesco ha affidato al Padre Federico Lombardi, il compito di moderare le sessioni plenarie dell’Incontro.

In una comunicazione, Alessandro Gisotti, direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, precisa che l’appuntamentoha uno scopo concreto: il fine è che tutti i vescovi abbiano assolutamente chiaro che cosa bisogna fare per prevenire e combattere il dramma mondiale degli abusi sui minori”. Papa Francesco, infatti, si legge ancora, “sa che un problema globale si può affrontare solo con una risposta globale. E vuole che l’Incontro sia una riunione di Pastori, non un convegno di studi. Un incontro di preghiera e discernimento, catechetico e operativo”. In tal modo, tornando nei propri Paesi, “i vescovi venuti a Roma” saranno “consapevoli delle regole da applicare”, compiendo “i passi necessari per prevenire gli abusi, per tutelare le vittime, e per far sì che nessun caso venga coperto o insabbiato”. “Rispetto alle grandi aspettative che si sono create intorno all’Incontro – conclude Alessandro Gisotti – è bene sottolineare che la Chiesa non è al punto di partenza nella lotta agli abusi. L’Incontro è la tappa di un cammino doloroso, ma senza battute d’arresto, che la Chiesa sta percorrendo con decisione da oltre quindici anni”.

Gisotti ha precisato che vi saranno dei briefing giornalieri tradotti nelle principali lingue.

Una notevole omissione

Dal titolo del summit “La protezione dei minori nella Chiesa”, e da quello che ha detto il direttore ad interim della Sala Stampa Vaticana, Alessandro Gisotti, e cioè che il fine del meeting mondiale di febbraio sarà quello che ogni vescovo avrà perfettamente chiaro “cosa bisogna fare per prevenire e combattere il dramma mondiale degli abusi sui minori”, risulta evidente una omissione: la questione della omosessualità nella Chiesa.

Infatti, tanti sono i casi venuti alla luce di chierici e appartenenti agli ordini religiosi che hanno molestato maggiorenni. Inoltre, e solo per prendere un esempio eclatante, poiché il card. McCarrick è accusato di aver molestato non solo tre minori ma anche otto seminaristi, non si capisce il perché si continui a parlare solo di minori. Se l’ex card. McCarrick, facendo leva sulla sua posizione di potere nella Chiesa, ha abusato un seminarista maggiorenne, vuol dire che ha espresso la sua omosessualità. Non si può far scomparire la piaga dell’omosessualità nel problema del clericalismo, pur presente.

Infatti, il card. Gerhard L. Müller in proposito ha scritto:

Quando un adulto o un superiore abusa sessualmente di chi è affidato alla sua cura, il suo ‘potere’ è solo il mezzo e non la causa del suo atto cattivo. Si tratta effettivamente di un doppio abuso, ma non si deve confondere la causa del misfatto con i mezzi e le occasioni per compierlo, col risultato di scaricare la colpa assolutamente personale di chi abusa sulle circostanze oppure su ‘la’ società o su ‘la’ Chiesa… È la volontà di chi abusa per la propria gratificazione sessuale la causa della violazione dell’intimità fisica e spirituale della persona a lui affidata. Parlare a vanvera del clericalismo o delle strutture della Chiesa come causa dell’abuso sessuale è anche un insulto alle molte vittime di abuso al di fuori della Chiesa cattolica, ad opera di persone che non hanno niente a che fare con la Chiesa e i chierici”.

Se dunque fosse questa l’impostazione del prossimo importante Summit mondiale dei Presidenti delle Conferenze episcopali del mondo per affrontare la piaga degli abusi sessuali nella Chiesa, sarebbe lecito avanzare qualche riserva.

Ma vedremo.

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