Viviamo tempi in cui è sempre più difficile riuscire a formulare un pensiero chiaro, un ragionamento limpido, in mezzo alla tempesta che ci avvolge. Sento profondamente che l’individuo, il singolo, sta perdendo sempre più la propria voce, la propria libertà di giudizio. Il nostro sistema, che si vanta di concederci libertà, lo fa solo entro confini ben delineati. Questi confini escludono la politica, la sfera pubblica, dove ormai regna una dittatura del pensiero. Sì, puoi dire ciò che vuoi, ma esistono mezzi sottili ed efficaci per far sì che nessuno ti ascolti, per rendere la tua volontà insignificante.
Questa realtà che ci circonda era stata prefigurata da grandi pensatori come G.K. Chesterton, che ammoniva: “Il mondo moderno, con tutto il suo orgoglio per l’educazione, la scienza e la civiltà, non è altro che una strana e paurosa rivolta contro l’uomo”. Chesterton aveva colto con lucidità il pericolo di un mondo che, nel nome di un progresso malinteso, finisce per negare la stessa natura umana, sottomettendola a ideologie che la deformano.
Siamo in mezzo a una tempesta che ha portato con sé una sabbia velenosa, una sabbia che ha contaminato ogni cosa, generando una pericolosa amnesia. La memoria del nostro passato che racconta la consistenza della realtà, la tradizione che i nostri padri hanno voluto tramandare come un tesoro ai loro figli, è sempre più debole. Quel passato, che dovrebbe essere il nostro punto di riferimento, viene invece reinterpretato attraverso la lente distorta dei cosiddetti “nuovi diritti”. Vladimir Soloviev ci aveva avvertito: “Un’umanità che non cerca più la verità divina, ma la propria volontà, si trasforma in una forza distruttiva”. I cosiddetti nuovi diritti non sono altro che una manifestazione di questa volontà umana slegata dalla verità, un tentativo di piegare la realtà ai nostri desideri, di ricostruirla secondo schemi che non comprendiamo appieno e che non siamo in grado di dominare.
E cosa ha prodotto questo tempo se non la guerra? Dalla Siria alla Libia, dalla guerra russo-ucraina alla giustificazione stessa di queste atrocità. Non siamo più persone, ma pezzi di una collettività dove il pensiero unico è imposto dalla nuova leadership. Soloviev parlava del pericolo di un “Anticristo” che, mascherandosi da benefattore dell’umanità, avrebbe unificato il mondo in un’unica ideologia, soffocando ogni diversità e libertà. Oggi, vediamo questo pericolo manifestarsi nelle varie forme di controllo e manipolazione del pensiero.
Tutto ciò che si discosta da questo pensiero viene automaticamente considerato male, o peggio, irrilevante. Ma, come ci ha insegnato la Sacra Scrittura, “dai frutti si riconosce l’albero”. E i frutti che stanno crescendo in questo tempo, coltivati dai responsabili politici e dall’intellighenzia attuale, sono marci. Stiamo diventando una terra desolata.
Quello che succede è sotto i nostri occhi: un mondo sempre più frammentato, sempre più lontano dalla verità, sempre più avviato verso l’autodistruzione. Dobbiamo tornare a quella verità che i nostri padri hanno cercato di trasmetterci, riscoprire la bellezza della fede che ci dà la forza di resistere a questa tempesta, e con coraggio affermare che l’uomo non può vivere di menzogne, ma solo di verità.