In Siria i cristiani sono più perseguitati che in Arabia Saudita: lo si legge nella “Watch list 2020” di Open Door…

”Porte Aperte” opera in più di 60 paesi dove i cristiani ‘‘subiscono vessazioni e discriminazioni connesse all’espressione del loro credo“. Wikipedia descrive l’organizzazione evangelica Open Doors “Porte aperte” come “una un’agenzia missionaria cristiana che aiuta i cristiani perseguitati a causa della loro fede.

Si tratta di una organizzazione importante, molto nota. Ciononostante devo dire che osservando la cosiddetta “World Watch List” – dei paesi in cui più grande è persecuzione verso i cristiani – “qualcosa non torna”.

Ebbene, in questa classifica troviamo troviamo la Corea del Nord al primo posto, ovvero viene indicata come il luogo in cui i cristiani semplicemente non esistono, e fin qui ci siamo. Senonchè troviamo  la Siria all’11 posto, ovvero nella zona rossa, nei primi 11 posti al mondo dove più forte è la persecuzione. Beh, signori miei: posizionare la Siria all’11 posto in zona rossa, è semplicemente ridicolo!

A maggior ragione, questa evidenza è stata avvalorata quando ho notato che è stata posta l’Arabia Saudita tra i paesi più tolleranti rispetto alla Siria, ovvero in zona gialla, al 13° posto 2 posti  dopo la Siria (che è all’11°)!

Ma non è tutto: a seguire troviamo la Cina al 23° posto, quindi dopo l’Arabia Saudita (13° posto) e prima del Qatar (che è al 27° posto). Ora, dopo aver letto i report di Asia News e quelli di varie quelli disponibili in Italia, diffusi su varie pubblicazioni di ispirazione cristiana, sono rimasto molto sorpreso di trovare la Cina al 23° posto quando invece la pubblicistica su tutti i media cristiani dice esattamente il contrario: da esse la Cina è etichettata come un “paese di particolare preoccupazione per le violazioni gravi della libertà religiosa”,esattamente come dice il Dipartimento di Stato americano. Come è possibile allora che nella “World Watch List” la Cina sia al 23° posto?

Secondo Open Doors, in paesi come l’Egitto e l’Iraq, la persecuzione risulta maggiore rispetto alla Cina. Ma risulta che i cristiani stiano meglio in Qatar che in Cina. Siamo proprio sicuri?  Come vi dicevo, c’è qualcosa che non torna.

Ma il fatto più eclatante è l’Arabia Saudita ha un posto migliore rispetto alla Siria. Eppure la Siria è un paese notoriamente tollerante verso tutte le religioni e dove si può esercitare l’osservanza del proprio credo cristiano, liberamente. Per contro, in Arabia Saudita “secondo un’indagine condotta da Human Rights Watch su 45 manuali, i cristiani sono chiamati «infedeli», i sufi «perversi», gli sciiti «il male» mentre gli ebrei sono addirittura «da uccidere»: tutti conosciamo le limitazioni alla libertà religiosa in Arabia Saudita. A che gioco giochiamo? Come fa la Siria ad occupare una posizione che indica che le persecuzioni ai cristiani sono maggiori che in Nigeria?

L’impressione è che certe organizzazioni – che pur se hanno il merito di tener aperto il problema reale delle persecuzioni ai cristiani –  spesso guardano più da una parte che dall’altra. Questa percezione prende consistenza quando notiamo l’inserimento nella Watch List della Russia  come paese intollerante.   Ma se vediamo la realtà dei fatti, i cristiani in Russia sono perseguitati dai musulmani (e non dal governo) solo nel Caucaso settentrionale (in particolare, il Daghestan) e il Tatarstan , in cui “la crescente influenza dell’Islam minaccia sempre di più la vita della chiesa”. Allo stesso modo, in Siria risulta la persecuzione dei cristiani ad Idlib. Ma quanti cristiani ci sono ad Idlib?

Quindi cosa significa? Evidentemente significa che la  classifica è fuorviante: sembra che siano gli eventi – più che la politica di un dato dato paese – , ad essere determinanti. Ma questo non è vero, mentre è vero il contrario: se le leggi ed i governi tutelano le minoranze – ed in questo caso, i cristiani – sarà più agevole che le persecuzioni cessino. Per converso, è evidente che se la politica di un determinato stato è anticristiana, ben poche speranze ci saranno.

Ovviamente la classifica di Open Door non ha rispettato questo tipo di criterio. E’ perciò stato avvalorato il posizionamento in graduatoria della Siria come “paese in cui il livello di persecuzione è estremo”,  ovvero un posto dove – leggo testualmente nella motivazione – “i cristiani sono presi dal fuoco incrociato tra truppe governative e forze ribelli.

“Magari si son sbagliati”, forse dirà qualcuno. Sì, evidentemente sì.

Ma non dobbiamo essere ingenui: questa organizzazione ha un fatturato di un centinaio di milioni di dollari l’anno ed è presa come riferimento dall’Onu perchè esercita una grande lavoro di lobbyng presso le sedi internazionali. In altri termini: è un punto di riferimento importante e se qualcuno vuole dare contro ad un paese, in qualche modo può essere giustificato dalle indicazioni di questa lista.

Cosa voglio dire con questo? Che forse tutto è da buttare via? No, ma che probabilmente la frequentazione di certi ambiti ha il suo prezzo: in certe relazioni, sembra inevitabile venga chiesto di guardare da una parte anziché un’altra. Perciò – ben consapevoli di questo  – noi dovremmo essere vigili e tenere fortemente alla nostra libertà di giudizio.

patrizio ricci by @vietatoparlare

 

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