In Sudan sta avvenendo molto più di un altro colpo di stato

In Sudan è in atto un tentativo di golpe da parte di Mohammed Hamdan Daglo, contro l’attuale capo di governo, il Gen. Abdel Fattah Burhan, salito al governo nel 2021 (a sua volta con un golpe).

La mattina del 13 aprile, le forze armate sudanesi hanno annunciato che le forze di reazione rapida (RRF) guidate da Muhammad Hamdan Daglo “Hamedti” hanno iniziato a raggruppare e dispiegare truppe nelle più grandi città del paese, inclusa la capitale Khartoum. I rappresentanti del Sovrano Consiglio, guidato da Abdel Fattah al-Burhan, hanno definito tali azioni illegali.

Gli scontri sono il risultato di un processo di transizione dopo il colpo di stato del 2019, quando il presidente a lungo termine Omar al-Bashir è stato rimosso e un gruppo di leader militari guidati da Abdel Fattah al-Burhan è salito al potere. In questo contesto, Mohammed Dagalo, capo della Rapid Support Forces, (associata alle tribù nomadi che forniscono supporto all’esercito contro i ribelli sudanesi), divenne il vice nel consiglio sovrano.

A dicembre è stato firmato un accordo per trasferire il potere a strutture civili. Come parte del piano, la RSF doveva entrare a far parte dell’esercito sudanese entro 2 anni. Ma su questo c’è stato disaccordo tra le parti. Il governo ha dato un ultimatum, che oggi si è trasformato in scontro. Daglo ha precisato che lo scioglimento della RRF nell’esercito regolare avrebbe minato le sue posizioni politiche.

Quindi, il conflitto di oggi è tra queste due persone, ovvero tra Presidente del Sovrano Consiglio del Sudan, Abdel Fattah Burhan che guida l’esercito e Mohammed Hamdan Daglo che guida le Rapid Support Forces: essi sono i due soggetti più importanti nell’attuale mappa politica del Sudan.

Khartoum
Khartoum

Base russa a port Sudan, la prima base russa in AFRICA

C’è anche da tener presente che nel febbraio 2023, il Sudan ha dato alla Russia il consenso alla costruzione di una base navale nel Mar Rosso. Lo scorso marzo, il vicepresidente del Consiglio supremo della Repubblica del Sudan Mohammed Hamdan Daglo ha sottolineato che Khartoum non si opponeva alla costruzione di una struttura militare, se non rappresentava una minaccia per la sicurezza nazionale.

A febbraio 2023 l’esercito al governo del Sudan ha concluso una revisione dell’accordo con la Russia per costruire una base navale sul Mar Rosso nel paese africano. I funzionari hanno affermato che Mosca ha soddisfatto le richieste più recenti del Sudan, inclusa la fornitura di più armi e attrezzature. L’accordo ha una durata di 25 anni, con proroghe automatiche per periodi di 10 anni. (vedi https://www.aa.com.tr/en/africa/us-warns-sudan-of-consequences-if-it-hosts-russian-military-base/2696410 ed anche https://www.military.com/daily-news/2023/02/11/sudan-military-finishes-review-of-russian-red-sea-base-deal.html)

L’ambasciatore statunitense a Khartoum John Godfrey, tuttavia, ha minacciato le autorità sudanesi di conseguenze per aver concesso a Mosca il diritto di stabilire una base militare nel Mar Rosso.

Il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov il 4 aprile aveva affermato che “Gli Stati Uniti e i loro vassalli stanno cercando di silurare il secondo vertice Russia-Africa previsto per la fine di luglio a San Pietroburgo, per dissuadere i nostri amici africani dal parteciparvi”. È indubbio che il Sudan nelle attuali condizioni rappresenta un’area instabile e tutte le decisioni esterne saranno bloccate finché perdura il conflitto. Naturalmente, ognuna delle due parti sarà sostenuta da sponsor esterni,
È significativo che l’Unione Europea all’inizio del 2023 ha imposto sanzioni contro le strutture associate alla Wagner PMC, in particolare contro la società Meroe Gold controllata da Hamedti.

La questione dell’influenza russo -cinese nel paese non è al centro negli interessi interni. Probabilmente chiunque sarà il vincitore, questa influenza continuerà. In altre parole, nonostante molti media mettano la costruzione della base logistica navale russa al centro del conflitto, non è al momento una priorità per la regione.

Se da un lato la questione è di primaria importanza per la Russia dato che la linea politica del Sudan, in caso di vittoria delle truppe governative cambierà verso la penisola arabica, è anche vero che comunque Mosca con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti ha relazioni abbastanza forti e pragmatiche, e il Qatar funge da gruppo di sostegno finanziario alla politica della Turchia, ma non da attore indipendente. Inoltre, né gli Emirati Arabi Uniti né i sauditi si oppongono agli investimenti cinesi nella regione.

Però è anche vero che la base della flotta russa può creare il terreno per la retorica e le occasioni informative necessarie per l’Occidente oggi: “hanno fatto entrare i russi”, “non hanno fatto entrare i russi”. Ed è indubbio che l’occidente farà di tutto per far prendere altre direzioni alla dirigenza di Khartoum, qualunque essa sia.

Alcuni altri dati interessanti…

Nel novembre 2017, Daglo ha utilizzato RRF per ottenere il controllo delle miniere d’oro nella regione del Darfur, portandolo a diventare una delle persone più ricche del Sudan entro il 2019. Suo fratello Abdul Rahim Daghalo, vice capo della RRF, è a capo della Al Gunade Corporation, che si occupa di estrazione e commercio dell’oro in Sudan, oltre che di costruzioni. Il fratello minore di Algoni, Hamdan Dagalo, controlla Tradive General Trading negli Emirati Arabi Uniti.

Dubai è la destinazione di quasi tutto l’oro sudanese, ufficiale o di contrabbando. RRF utilizza (https://web.archive.org/) una rete di agenti appalti in paesi come Emirati Arabi Uniti, Ruanda, Malesia e Cina. I membri della rete hanno anche effettuato visite in Germania, Russia e Paesi Bassi.

Nel 2018, il Sudan si è trasformato (https://enactafrica.org/) in un centro di produzione di captagon. A Khartoum è stato aperto un impianto con una capacità di 300 compresse al minuto. Nell’ottobre 2022, le forze di sicurezza libanesi hanno sequestrato nel porto di Beirut, una grande quantità di Captagon (l’equivalente di 1 milione di compresse), destinata al Sudan. In questo si può ipotizzare che il conflitto sia disputato anche tra reti filo-iraniane e sudanesi-arabe per il mercato mediorientale e africano di Captagon.

Inoltre, il Sudan è stato menzionato sia come fornitore di munizioni all’Ucraina sia come destinatario di armi dall’Ucraina.

A differenza di Daglo, Burhan ha costruito l’interazione non solo con l’Egitto, ma anche con gli Stati Uniti e Israele.

Il 15 aprile 2023, il NYT ha deciso di prestare attenzione (https://www.nytimes.com) a Burhan, definendolo un potente capo militare, che per molti anni è stato il leader de facto della nazione africana.
I media suggeriscono che il motivo per cui gli scontri sono iniziati nella località di Meroe (che è una zona di influenza di Hamedti) è perché lì potrebbe esserci una futura trasformazione dell’aeroporto in una base militare egiziana – presumibilmente questa è una delle condizioni per il sostegno di il Presidente del Sovrano Consiglio del Sudan, Al-Burhan, da parte delle autorità egiziane.

Non si tratta della guerra tra il bene ed il male…

Giustamente, riguardo al conflitto in corso, la pubblicazione Antidiplomatico scrive che non si tratta di una lotta del bene contro il male, “ma tra due signori della guerra che hanno cercato di farsi le scarpe a vicenda cercando puntelli internazionali, con l’Egitto schierato con il governo golpista e sauditi ed Emirati arabi con il generale che vi si oppone (Middle East Eye). Ma anche questo schema non è esaustivo. Si registra, ad esempio, una visita del ministro degli esteri israeliano Eli Cohen a Khartoum di inizi gennaio, riguardo la quale Middle East Eye registrava l’irritazione di Hemeti “per non essere stato informato”. Mentre al Jazeera annotava che “dopo la rimozione di al-Bashir, gli Stati Uniti e le nazioni europee hanno iniziato a competere con la Russia per l’influenza in Sudan, che è ricco di risorse naturali, tra cui l’oro”. Infatti, tanti vogliono mettere le mani sull’oro sudanese gestito dai militari.”.

In generale, l’escalation può essere vista come un tentativo di negoziare le preferenze politiche all’interno del governo di transizione.

 

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