Autore:Saro, Luisella
“Io penso che non potrei più vivere se non Lo sentissi più parlare”.
(A. J. Möhler)
… poi capita che, d’un tratto, a messa, il microfono non funziona più.
Non se ne accorge, subito, il sacerdote, e continua a celebrare. Tendi le orecchie tu, le tendono gli altri. Qualcuno bisbiglia. In fondo non sentono, la chiesa è grande.
Dall’altare il parroco avverte che qualcosa non va, capisce. Prova a cambiare microfono, niente. A usare quello a mano, ma frigge; la voce va e viene.
Allora va in sacrestia (forse è lì l’impianto audio, mi dico. Vedrai, ora si sistema tutto…). Niente. Microfoni in tilt. Saltato tutto.
Ritorna all’ambone. Altro tentativo con il microfono a mano, per la lettura del Vangelo. La voce amplificata va e viene.
Lo spegne. Fa presente il problema e da qui in poi usa la voce sola, la sua.
Capisci, capiamo che adesso dobbiamo tutti fare un piccolo sforzo: tendere le orecchie (del volto e del cuore) a quella voce ed eliminare i rumori che distraggono, come quando da certe registrazioni si rimuovono disturbi e fruscii per isolare il suono e rendere più intellegibile il parlato.
Meglio così, mi dico. Meglio senza microfono, questo rito delle Ceneri.
Meglio così.
La Quaresima, penso, in fondo è proprio questo: ri-sintonizzarsi. Cercare, nel silenzio, una dimensione di ascolto dell’unica Voce che vale davvero e che aiuterà a comprendere meglio anche le voci del mondo. E poi allontanare i rumori, se dis-turbano.
Perché, a pensarci, la voce di Dio è così: discreta, non urlata, non amplificata da microfoni. Tu e Lui, Lui e te. Come i colloqui più belli tra genitori e figli, come l’intimità tra innamorati. Quando ti pare non esista nient’altro se non chi hai davanti e non vuoi perdere nulla di quel momento prezioso: non una sillaba di quanto ha da dirti l’amato, e sembra, il vostro colloquio, un binario costruito in esclusiva per voi due.
Mi metto in fila, aspetto il mio turno per l’imposizione delle Ceneri.
“Convertiti e credi al vangelo”.
Con-vertirsi. Ritrovare la direzione. Degli occhi, delle orecchie, dei passi, del cuore… di tutto.
Meglio senza microfono, questo rito delle Ceneri, mi ripeto.
E’ una fatica che vale la pena.
E ripenso a quando i miei figli erano piccoli, e li allattavo.
La suzione è fatica, per loro. Fatica e conquista.
Non come quando si usa il biberon, e dai fori della tettarella in silicone il latte sgorga da sé e ti riempie la pancia ma sei più passivo e, forse, intanto pensi ad altro.
Così, mi sono vista e sentita ieri, alla funzione di inizio della Quaresima. Figlia piccola che, nel cammino di conversione, è chiamata a fare un po’ di fatica, anche solo per stare davvero in ascolto. Ma proprio per questa fatica non dà per scontato nulla e gusta di più ogni goccia della Parola, che è vita.
Senza, si muore.