Sabato, 5 Marzo 2022, è stata lanciata in tutta Italia una campagna di raccolta firme contro l’invio di armi in Ucraina. Tale campagna ha una durata prevista di diverse settimane e prevede la raccolta di firme sia online che nei punti fisici presenti nelle varie città italiane. Le firme raccolte verranno presentate al Parlamento italiano con la richiesta di un referendum.
Questa iniziativa è stata possibile grazie ai due comitati Ripudia la guerra e Comitato Generazioni Future presieduto dal giurista Ugo Mattei, i quali si battono per la pace in Italia e nel mondo. Anche altre associazioni e organizzazioni socio-politiche si uniranno all’iniziativa. La pace è un elemento fondamentale per il benessere del mondo, e l’Ucraina sta ricevendo armi dall’Europa in un momento in cui la pace è fondamentale.
Nel marzo 2022, il Parlamento italiano ha approvato una risoluzione per assistere l’Ucraina, compresa la fornitura di aiuti militari. Ci sono stati ben cinque decreti interni dipartimentali che hanno elencato le armi da consegnare all’Ucraina. Tuttavia, il nuovo governo di centrodestra salito al potere a ottobre, aveva già approvato un decreto che prorogava gli aiuti militari per tutto il 2023, approvato poi dal Parlamento italiano.
In aggiunta, alla fine dello scorso anno, il Parlamento italiano ha approvato un sesto decreto. Giorgia Meloni, ha visitato Kiev durante tale periodo e ha assicurato a Zelensky che l’Italia avrebbe continuato a fornire assistenza militare all’Ucraina.
Su queste basi, la campagna di raccolta firme contro l’invio di armi in Ucraina ha ottenuto un ampio supporto popolare a livello nazionale. L’invio di armi in Ucraina non rappresenta una soluzione alla crisi che sta attualmente affrontando questa nazione. Piuttosto, l’invio di aiuti medici, cibo e vestiario potrebbe rappresentare un’alternativa migliore.
La campagna, di conseguenza, punta a convincere il Parlamento italiano ad abbandonare l’opzione di fornire armi all’Ucraina e di adottare politiche e risposte più pacifiche e solidali verso questa nazione martoriata dagli eventi recenti.
Gli organizzatori della campagna sottolineano che l’invio di armi in Ucraina non farà altro che aggravare la situazione e generare ulteriori conflitti. La pace è un bene comune a cui tutti noi dovremmo mirare. Inoltre, se l’Italia smettesse di fornire armi all’Ucraina, si potrebbe evitare una potenziale escalation di violenza, salva vite umane e si costruirebbe una società più giusta e pacifica.
Indipendente riporta il testo del referendum, che recita: «Vuoi tu abrogare l’art. 1 (Programmazione sanitaria nazionale e definizione dei livelli uniformi di assistenza), comma 13, decreto legislativo n. 502/1992 (Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell’art. 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421 (Gazzetta Ufficiale n. 305 del 30 dicembre 1992 – Supplemento ordinario n. 137)) limitatamente alle parole “e privati e delle strutture private accreditate dal Servizio sanitario nazionale”?».
Il secondo quesito è invece volto a cancellare le attuali basi giuridiche del trasferimento di armi in Ucraina. Nel suo dettato si legge: «Vuoi tu che sia abrogato l’art. 1 del decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185 (Disposizioni urgenti per la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell’Ucraina), convertito in legge n. 8 del 27 gennaio 2023 nelle parole: “E’ prorogata, fino al 31 dicembre 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina, di cui all’art. 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, nei termini e con le modalità ivi stabilite.”?».
Con il terzo e ultimo quesito, presentato dal Comitato Ripudia la Guerra, si vuole togliere all’Esecutivo il potere di derogare il divieto di esportazioni di armi ai Paesi coinvolti nei conflitti attraverso la semplice informativa al Parlamento, come invece accade oggi. Se andasse in porto – affermano i promotori – “ogni decisione futura volta a inviare armi in teatri di guerra, richiederebbe una legge formale e dunque la piena assunzione di responsabilità politica del Parlamento“. Dice il testo: «Volete voi che sia abrogato l’art. 1, comma 6, lettera a), legge 09 luglio 1990, n. 185, rubricata “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, e successive modificazioni (che prevede: “6. L’esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione di materiali di armamento sono altresì vietati: a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i princìpi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere” limitatamente alle parole “o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere”?».
“Non c’è alcun cammino per la pace; la pace è il cammino” (Mahatma Gandhi). Questo speriamo possa essere l’inizio di un cammino.
Esorto tutti gli amici lettori di partecipare alla raccolta firme.