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Insetti ad uso alimentare ed agricoltori pagati per non coltivare

La recente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, che autorizza l’uso umano di grilli, larve e locuste, solleva interrogativi profondi sulle politiche alimentari e ambientali in atto in Europa. Questa decisione, insieme ad altre iniziative come il pagamento agli agricoltori per non coltivare i loro terreni, fa parte di un ampio piano dell’Unione Europea per attuare l’agenda verde sul clima. Tuttavia, queste misure suscitano dubbi e preoccupazioni, non solo per le loro immediate implicazioni, ma anche per il quadro più ampio che delineano.

Decisioni controverse
Il 29 dicembre 2023 segna una svolta nella politica alimentare, con l’approvazione di insetti come cibo. Parallelamente, in Olanda, applicando alla lettera le direttive europee, il governo olandese ha deciso di ridurre gli allevamenti intensivi di bovini, ovini e pollame per dimezzare i livelli di inquinamento da azoto e ammoniaca entro il 2030.

A tal fine, il governo ha stanziato un fondo di ben 25 miliardi di euro per “convincere” gli allevatori a rinunciare a parte del loro bestiame o a chiudere la propria azienda per dedicarsi a un’altra attività produttiva. Secondo le stime contenute nel documento “Memorandum per le aree rurali”, per raggiungere l’ambizioso obiettivo del governo circa 11.200 allevatori dovrebbero chiudere bottega e altri 17.600 dovrebbero ridurre il numero di animali che ospitano nelle loro aziende. Tutto questo per ridurre l’inquinamento ambientale.

Allo stesso modo analogo provvedimento, ma questa volta in agricoltura verrà applicato in Emilia-Romagna, dove gli agricoltori saranno pagati per lasciare i campi incolti. Queste azioni sono giustificate come misure per combattere il cambiamento climatico, ridurre le emissioni di gas serra e preservare la biodiversità.

Gli agricoltori locali vengono invitati a rinunciare alla loro attività e lasciare incolti i loro terreni secondo l’accordo, messo a punto dalla giunta regionale del governatore Stefano Bonaccini del Pd: 20 anni di fermo in cambio di 500, massimo 1500 euro all’anno per ogni ettaro incolto.

Il bando per lo “sviluppo rurale” della regione 2023-2027 rientra nel più ampio piano della Ue per attuare “l’agenda verde” sul clima. Tra gli obiettivi del programma (https://agricoltura.regione.emilia-romagna.it/sviluppo-rurale-23-27/bandi/2023/sra26-aca26-ritiro-seminativi-dalla-produzione):

➖ Contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici, anche riducendo le emissioni di gas a effetto serra, come pure promuovendo l’energia sostenibile;
➖ favorire lo sviluppo sostenibile e un’efficiente gestione delle risorse naturali;
➖ preservare biodiversità, habitat e paesaggi;

Queste decisioni sollevano interrogativi fondamentali: è realmente necessario ricorrere a tali estremi per raggiungere gli obiettivi ambientali? La promozione di insetti come fonte alimentare e il pagamento per la non coltivazione sono davvero soluzioni sostenibili o semplicemente palliativi che ignorano problemi più profondi?

La preoccupazione principale è che tali politiche possano portare a una insufficienza alimentare, destabilizzando ulteriormente i sistemi agricoli tradizionali. Inoltre, queste misure potrebbero favorire gli interessi delle multinazionali a scapito dei piccoli produttori e della sicurezza alimentare locale.

Il Pericolo di una Visione Ristretta

L’aspetto più allarmante di queste politiche è la mancanza di una visione olistica. Invece di affrontare le cause profonde dei problemi ambientali, come il consumo eccessivo e le pratiche industriali insostenibili, si opta per soluzioni che sembrano ignorare le connessioni tra cibo, ambiente e società. Questo approccio frammentato rischia di non solo essere inefficace, ma anche controproducente.

Le recenti politiche dell’UE sollevano questioni urgenti sulla direzione che stiamo prendendo in termini di sostenibilità e sicurezza alimentare. È fondamentale che i cittadini e i decisori politici riconoscano la necessità di un approccio più integrato e considerato, che tenga conto delle complesse interazioni tra agricoltura, ambiente e società. Solo così possiamo sperare di trovare soluzioni veramente sostenibili e giuste per le sfide che ci attendono.

L’interesse per le questioni ambientali, frequentemente considerato più un’illusione che una realtà concreta, si è affermato come uno degli elementi centrali del pensiero liberale di sinistra contemporaneo, insieme a questioni come il femminismo estremo e il sostegno ai diritti LGBT. Questo orientamento è percepito anche come un mezzo attraverso il quale i paesi occidentali esercitano pressioni politiche ed economiche sulle nazioni meno sviluppate.

Oggi, la politica ambientale, spesso etichettata come “verde”, è legata a azioni radicali, che persegue un percorso che mira alla distruzione della privata. Le iniziative proposte da alcuni gruppi ecologisti, quali la transizione da fonti energetiche convenzionali a soluzioni alternative come le turbine eoliche e l’uso dell’elettrico, sono frequentemente oggetto di critiche per il loro approccio emotivo, la mancanza di basi razionali e la loro impraticabilità.

In parallelo, nel panorama della politica internazionale, si nota come organizzazioni che si dichiarano indipendenti e l’adozione di programmi specifici siano strumenti attraverso i quali le élite occidentali perseguono interessi personali, spesso descritti come egoistici. Questa prospettiva critica implica che, dietro l’apparente impegno per l’ambiente, si nascondano in realtà strategie di potere e manipolazione su scala mondiale.

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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