di Federico Cenci.
La voce dei vescovi africani riecheggia ormai di frequente. L’appello dei presuli ai propri giovani è fin troppo chiaro: basta emigrazione, basta diventare carne da macello per trafficanti d’esseri umani e imprenditori senza scrupoli che in Europa sfruttano mano d’opera straniera per abbassare il costo del lavoro. Al contrario, bisogna che le forze giovani restino in Africa, è l’unica opportunità per quelle terre di riscattarsi. Non basta, però, la buona volontà dei giovani. Serve l’impegno politico, dei Paesi africani certo, ma anche e soprattutto della comunità internazionale. In tal senso si colloca il Programma Hungary Helps, iniziativa del governo magiaro che prevede aiuti concreti in Africa e che finora ha dato sostegno a migliaia di persone.
Il grazie al governo ungherese
Tra queste, tanti giovani etiopi che hanno potuto accedere a borse di studio in Ungheria, per poi tornare a casa e contribuire alla crescita del proprio Paese. Il 17 e 18 giugno scorsi, a Budapest, una delegazione ecumenica dell’Etiopia ha fatto visita al governo ungherese per ringraziarlo di questo Programma. La delegazione era guidata dal card. Berhaneyesus Demerew Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba, con Samson Bekele Demissie, direttore generale della società per bambini e famiglie della Chiesa ortodossa etiope, e Girma Borishie Bati, vicepresidente del sinodo dell’Etiopia Centrale della Chiesa evangelica etiope. I tre leader religiosi sono stati ricevuti dal primo ministro ungherese, Viktor Orbán, e dal vice primo ministro Zsolt Semjén. Come riporta il sito dell’Ambasciata d’Ungheria presso la Santa Sede, “durante l’incontro ufficiale, la delegazione etiopica ha ribadito che le loro Chiese sono contro l’emigrazione e quindi, il loro scopo è quello di sostenere i giovani a restare nella loro patria“. Il card. Souraphiel, sottolineando che la Chiesa etiope vuole servire il bene comune su ogni fronte della vita e vorrebbe che i giovani non fuggissero dal Paese a causa della povertà, ha inoltre ringraziato il governo ungherese per gli aiuti finanziari destinati ad un campo profughi che ospita un milione di persone e ad un ospedale per poveri in Etiopia.
Il crescente fondamentalismo
I tre esponenti delle chiese in Etiopia hanno tenuto una conferenza all’Università Cattolica “Pázmány Péter” a Budapest con la partecipazione del Segretario di Stato per l’Aiuto ai Cristiani Perseguitati, Tristan Azbej, responsabile del Programma Hungary Helps. Dal canto suo il card. Souraphiel ha posto l’accento sul problema del fondamentalismo islamico crescente, che mette a rischio la pace storica tra le religioni del Paese. Negli ultimi vent’anni – gli ha fatto eco Demissie – il numero dei musulmani è cresciuto da 14 milioni a 29 milioni e i fondamentalisti stanno prendendo sempre più terreno.
Fonte: Interris