intervento in LIBIA: Per prima la persona (e non i diritti) deve tornare al primo posto.

Cari amici, avrete notato che sto postando post solo sulla Libia, spero non me ne vogliate, non è una mia “fisima” sottolineare questo conflitto che per le sue modalità segna un confine  che purtroppo non si mostra  cogliere, la cultura cattolica spero riprenda coscienza di una esegesi degli avvenimenti storici secondo una lettura che deve andare contro i limiti impostici dal materialismo e dal consumismo o dalle ideologie e dei canoni morali comunemente usati, che dividono la “trascendenza” dai fatti storici,  la storia investe come punto primario il destino dell’uomo, e tutto si gioca nella storia. Il singolo è altrettanto importante che gli “inevitabili” processi storici”. La persona deve tornare al primo posto. Invece in nome della persona  astrattamente intesa si compiono i crimini più efferati. Purtroppo si concepisce la persona da difendere come una serie di diritti e sfugge quello vero che è nella sua unità, nel suo scopo. La persona non è un’insieme di libertà e di diritti, ma è l’uomo che deve prendere coscienza del proprio destino e che nessuna circostanza gli potrà togliere. Invece lo stato e gli organismi internazionali si prendono sempre più cura dell’uomo idealizzato, di un uomo finalmente liberato che vive in società ” democratiche” unica e sola vera espressione della sua emancipazione. Per far questo e per difendere gli interessi comunitari si pensa debbano essere “momentaneamente” sacrificati i “principi” , i “valori” , è segno che non si è capito nulla di cos’è la pace e di cos’è la democrazia: si pensa che la democrazia sia un processo e non un cammino umano. Viviamo in una società talmente globalizzata che tutto si fonde ed è direttamente connesso, ogni avvenimento è legato all’altro e sopratutto nel giudizio si vede come ci si concepisce,  proprio in un periodo storico in cui invece l’individualismo ed il personalismo contrassegna la vita dei popoli, quelli che dettano legge, le leggi umanitarie. Per questo si sono costituiti organismi internazionali di tutela, che non sono altro che il replicarsi di questa logica, come abbiamo visto. Questo ha le sue conseguenze: il potere che ha “mano libera” e la pubblica opinione distratta e quindi manipolabile.

La Libia è allo sfascio e se la giustizia può procedere a prescindere dal numero di morti e dall’odio e dalla distruzione causata, se la democrazia è un rapporto di forze in campo, se la democrazia è una questione indipendente dal numero di morti lasciati a terra , se la democrazia per vincere deve eliminare tutti i retrogradi ed oppositori filo-Gheddafi, allora auguri Libia! Allora che badino bene a seppellire i morti e le prove delle atrocità commesse, ad addebitare solo alla parte avversa tutte le atrocità commesse: come mella rivoluzione francese, può darsi che nascerà un grande stato. Basterà cancellare o sostituire la memoria storica di un popolo, legittimare le cose a secondo delle bandiere. Auguri, può darsi che tutto riesca.

L’ha detto oggi (riportato su tutti i quotidiani)  il capo del CNT: «Uccidere Gheddafi è un nostro diritto» Anche questo è conforme al mandato Onu?  Anche questo fa trasparire un futuro roseo e progressivo?   Gheddafi  ha resistito tutto questo tempo con  il sostegno di una cospicua parte della popolazione. Chi sono i civili da proteggere in un paese in armi? Un paese in cui le uniche divise indossate sono quelle delle “nostre”  forze speciali occidentali.

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