Yvette ha collaborato con l'organizzazione umanitaria olandese Cordaid che fornisce assistenza a migliaia di famiglie sfollate, la quale agisce in sinergia con il governatorato di Homs. Cordair ha fornito anche una sala operatoria in container dopo che tutti gli ospedali pubblici di Homs (1.500.000ab.) sono stati distrutti dai ribelli.
Ma veniamo a Yvette, cosa spinge una siriana che è al sicuro in Olanda, ad andare in questo momento in un paese in guerra, proprio mentre chi può fugge?
Lo dice lei stessa. Le sue parole sono disarmanti, semplici e terribili dicono semplicemente la verità vera, quella ovvia ma zittita perchè scomoda: è la verità che antepone tutto all'umano, quella della gente che in questo inverno non può riscaldarsi e non ha nulla, e sono parole, schiette, che pesano sui potenti che indugiano sui loro 'se' e sui loro 'ma'…
Io lotto per una Siria dove possa esistere come donna.
L'amore l'ha portata in Olanda, 15 anni fa. Ma quando può, Yvette Shamier, va in Siria, il suo paese natale. Va ora, nel bel mezzo della guerra.
Vola fino a Beirut, poi si spinge a Damasco, prende un'autobus che va ad Homs risparmiato dalla guerra, le strade non sono sicure, c'è la minaccia costante dei cecchini presenti ancora in alcuni punti.
"Devo. Non voglio perdere il paese che amo". Va a trovare gli altri membri della comunità greco-ortodossa nella Chiesa di Homs. E prende la macchina per la campagna, per le famiglie che sono sopravvissute al terrore di Al Qaeda.
Da villaggio in villaggio
Yvette:… "Nel cuore di Homs, l'antica città cristiana, ci sono oggi solo 65 cristiani rimasti. Gli altri 180.000 sono fuggiti. Non hanno un posto dove andare: la chiesa fornisce un tetto sopra la testa in periferie più sicure. Dice: "Distribuiamo stufe, coperte e cibo. I feriti che non possono pagare per il loro funzionamento, possono ottenere il sostegno finanziario della chiesa. " ed aggiunge: "Noi facciamo quello che possiamo. Abbiamo dato ciò che abbiamo. Non è mai abbastanza."
Yvette è nata in un villaggio non lontano da Homs. Lei sa che cosa è il terrore. Nei primi anni '80 il nonno e il cugino sono stati uccisi dai Fratelli Musulmani. Nella guerra attuale ha perso 14 parenti.
Nella sua terra di origine Yvette va di villaggio in villaggio. "Le persone qui hanno subito incursioni sia da Jabat Al Nusra che da ISIS. Non hanno nulla, nessuna sedia per sedersi. Ma erano fortunati. Molti dei loro amici e parenti sono stati uccisi. O decapitati."
La mia Siria contro l'altra Siria
"Sto combattendo per la mia per la Siria dove sono cresciuta. La Siria, dove potevo essere me stessa, come una giovane donna, come una cristiana. Io lotto per la mia identità.Il mio è un paese dove ho potuto vestire il modo in cui avrei voluto, in pantaloncini, un top con bretelle, o qualunque cosa, non importava. "E' la mia Siria contro una Siria in cui una donna non può attraversare la strada senza niqaab, dove i cristiani non possono andare più in chiesa.
"Naturalmente c'è la corruzione in questo paese, così come in qualsiasi parte del mondo. È necessario combatterla. E sì, voglio più democrazia e più libertà nel mio paese. Ma non il modo in cui si combatte in questo momento. Questa battaglia è andata storta fin dall'inizio. "
La scelta
"Si parla molto nel mondo a proposito dell'Esercito siriano libero. Ma sul terreno, non esiste più. Oggi devo scegliere tra al Qaeda legata terroristi, che ricevono sostegno da Arabia Saudita e Qatar, e l'esercito governativo. Solo questi due parti hanno il potere sul terreno. Per cui la scelta per me, come donna cristiana, è facile. "
( testo tratto dalla testimonianza di Yvette dalla pagina facebook di Care for Syrians – )
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