IRAN: Si vota per il parlamento. Come funziona la Repubblica islamica

iran protests 26 june 2009
Iran - proteste nel 2009

FONTE East Journal autore Matteo Zola

Si vota oggi in Iran, quello che è uno dei peggiori regimi del pianeta cerca di trovare nel suffragio delle urne una legittimazione, chiaro esempio di come i meccanismi democratici possano essere piegati a fini autoritari. Detto questo, non è nemmeno possibile liquidare la complessa architettura costituzionale iraniana come un palco di marionette. Da eleggere ci sono i 290 membri del Parlamento. Le elezioni di oggi non avranno molto probabilmente un forte impatto sulla politica estera di Teheran, ma potrebbero aumentare la capacità delle forze religiose di determinare lo scenario politico in vista delle elezioni presidenziali del 2013.

Si tratta della nona tornata delle elezioni legislative dalla rivoluzione islamica del 1979 e la prima dopo quella presidenziale del 2009, in cui vinse per la seconda volta Mahmoud Ahmadinejad, vittoria che le opposizioni hanno duramente e a lungo contestato. Assente forzato è l’opposizione, il movimento Verde, cui è stato vietato di prendere parte alle elezioni e i suoi leader, Hossein Moussavi e Mehdi Karroubi insieme ad altri, sono, da oltre un anno, in carcere o agli arresti domiciliari.

Ma diamo una rapida occhiata a come funziona la Repubblica islamica. Dopo la rivoluzione del 1979 si crea un regime duale: da un lato istituzioni statali elette dal popolo; dall’altro organi non elettivi, in cui risiede il potere d’ispirazione religiosa. In cima alla piramide c’è la Guida Suprema – dal 1989 è l’Ayatollah Khamenei – che nomina i sei membri religiosi del Consiglio dei Guardiani della Costituzione, composto da 12 membri, che ha il compito di approvare le candidature alla presidenza della Repubblica (il suo giudizio è insindacabile).

Il presidente della Repubblica, oggi Mahmoud Ahmadinejad, è capo dell’esecutivo in quanto presiede il consiglio dei Ministri. Eletto ogni quattro anni. Il parlamento iraniano, monocamerale, è composto da 290 membri eletti con voto diretto e segreto, anch’essi con mandato quadriennale. E proprio per il rinnovo del parlamento si vota oggi. E’ da notare come il voto Parlamentare e quello presidenziale siano sfasati di due anni. Una norma profondamente democratica, che limiterebbe i due poteri (quello esecutivo e quello legislativo) non fosse per la presenza del Consiglio dei Guardiani che ne limita di fatto l’autonomia. Il Consiglio dei Guardiani opera in base al principio della cosiddetta vilāet-e faqih, ossia la “tutela del giurisperito“,e controlla che le leggi non siano in contrasto col Corano e la dottrina islamica, nell’accezione propria dello sciismo duodecimano.

I duodecimani (o imamiti) aspettano il ritorno del dodicesimo imam, “occulto”, in attesa della cui epifania ogni potere politico è illegittimo. Il dodicesimo Imam opera per apparizioni ma il “grande occultamento” dura dal 940 d.C. Lo sciismo – semplificando molto – nasce proprio sulla distriba riguardante chi poteva aspirare alla carica di Imam: chiunque o solo un erede del Profeta Mohammad (il nostro Maometto) e dei suoi compagni? Questa seconda ipotesi è quella abbracciata dallo sciismo.

La Rivoluzione iraniana tuttavia modificò la dottrina sciita duodecimana in quanto il potere degli Ajatollah è riconosciuto (dagli stessi, che però sono depositari della verita religiosa) come potere politico legittimo, pur imperfetto, cui spetta il compito (di cui è responsabile il “giusperito”, cioè la Guida Suprema) di preparare la società al ritorno dell’Imam occulto.

Lasciando starele cose del cielo, i mullah sono assai più interessati a quelle della terra: nelle moschee si lanciano appelli ai fedeli di andare a votare. Lo stesso Khamenei, ripreso dalla televisione mentre questa mattina votava, ha ribadito che “Andare alle urne è un dovere religioso ed un diritto di ogni cittadino”.

“Per le controversie sull’Iran e l’aumento delle minacce verbali più persone vanno a votare meglio è per il paese!” ha detto l’Ayatollah, aggiungendo che “il voto porta con sé sempre un messaggio sia per gli amici sia per i nemici”. Il leader religioso probabilmente si riferiva alle sanzioni economiche votate dalle Nazioni Unite e dalla Comunità Europea e alla questione nucleare.

Mentre Khamenei chiama il popolo a votare, il presidente Ahmadinejad ed i suoi sostenitori invitano i cittadini a disertare le urne. Il voto odierno è considerato infatti più uno scontro tra la massima guida religiosa, l’Ayatollah Ali Khamenei, e il presidente Ahmadinejad (rappresentante dei Pasdaran, l’esercito che contribuì alla vittoria della rivoluzione islamica) che da alcuni mesi hanno assunto posizioni distanti. Tanto distanti che potrebbe, nel 2013, vedere la sua candidatura alla presidenza bocciata dai Guardiani della Rivoluzione.

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