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IRAQ E SIRIA, la pace arriverà quando l’occidente lascerà ai rispettivi popoli l’autodeterminazione

Il viaggio del Papa ha avuto una valenza esclusivamente pastorale. Papa Francesco ha cercato di scuotere le coscienze, ma senza entrare nel merito delle problematiche che persistono nelle terre martoriate irachene e siriane, strettamente collegate tra loro.

Ciononostante, quando ha incontrato il Papa, l’ayatollah al Sistani (la massima autorità religiosa degli sciiti in IRAQ) , alla fine del loro incontro, ha fatto una dichiarazione finale, che è questa:

“Le grandi potenze diano priorità alla ragione e alla saggezza, rinunciando al linguaggio delle guerre”. “Auspico che i leader religiosi e spirituali esortino le parti interessate, e specialmente le grandi potenze, a dare priorità alla ragione e alla saggezza rinunciando al linguaggio della guerra”. Le grandi potenze non mettano prima i propri interessi a discapito dei diritti dei popoli di vivere in libertà e con dignità”.

Questa parole sono le uniche che hanno sfiorato il problema iracheno. Più che l’inimicizia  tra le religioni, qui il problema è l’instabilità e l’occupazione statunitense che si prospetta senza fine.

Questa mia affermazione, forse a qualcuno potrà sembrare esagerata o anti-americana, ma non è così.

Se pensate alle conseguenze delle guerre del Golfo e poi delle successive politiche in linea con l’istituzione degli squadroni della morte di Breman e Negroponte, capirete l’humus in cui è nato l’ISIS, insieme ai tanti problemi del paese.

In proposito, è il caso di precisare che anche l’inimicizia nei confronti dei cristiani è sorta solo dopo l’invasione statunitense. La ragione di questo è semplice: per dar vita a un regime change si alimentano le divisioni e poi, a bollitura finita , si serve.

In questa mappa è illustrata la presenza statunitense attuale, dopo che il Parlamento iracheno ne ha chiesto il ritiro del contingente militare.

Potete trovare evidenza del numero delle basi Usa anche qui:

Wikipedia:  elenco delle installazioni militari statunitensi in Iraq

Co-basi:  basi militari statunitensi in Iraq

Si tratta di basi illegali in quando l’autorità legittima e sovrana irachena aveva chiesto alle forze statunitensi di lasciare il paese. Ciò non solo non è avvenuto ma gli USA le stanno rafforzando e svolgono da queste basi collegamenti e rifornimenti in Siria, anche in questo caso illegalmente.

Ed a proposito di Siria, la presenza degli Stati Uniti, è l’unico motivo che consente all’Isis di permanere ancora attivo nel paese.

Sì certo, gli USA dicono che sono lì per l’Isis. Ma le Forze Armate statunitensi, è da più di un anno che non compiono azioni anti-terrorismo contro l’ISIS.

In compenso, Washington tiene diviso il paese, commina sanzioni e ne sfrutta le risorse petrolifere, e rinfocolando le divisioni ed i malumori, tiene acceso il conflitto.

Queste le basi USA in Siria :

La mappa in alto si commenta da sola. Gli Stati Uniti hanno 10 basi illegali in Siria e ne  stanno costruendo l’undicesima ad Hasakah . Solo circa un anno e mezzo anni fa, affidabili fonti militari statunitensi hanno scritto che gli Stati Uniti stavano lasciando la Siria –  “Cosa significa per le basi americane in Siria essere occupate dalle forze siriane e russe” .

Sì, in Siria ci sono forze russe e iraniane ma la cosa non può essere assimilabile alla presenza statunitense: RUSSIA e IRAN sono stati invitate dal governo siriano in risposta al tentativo di ‘cambio di regime’ in Siria da parte degli alleati occidentali e delle monarchie arabe del Golfo, iniziato nella primavera del 2011. Essere in un altro paese su invito non è contro il diritto internazionale; cambio di regime, sfruttamento  e occupazione , sì.

Oggi la realtà è un’altra:  140.000 barili di petrolio  vengono rubati ogni giorno dai giacimenti petroliferi della regione di Hasakah e trasportati con camion in Iraq. Un rapporto simile  qui  con informazioni leggermente diverse.

Quindi, la presenza militare statunitense in Siria e Iraq è una presenza ingiustificata che è la causa della rovina di questi due paesi.

Purtroppo se la visita del Pontefice ha avuto la sua valenza spirituale, neanche la visita del Papa ha dato la percezione di ciò che qui ho solo accennato.

In proposito, faccio una considerazione molto semplice: se da una parte era fuori da ogni dubbio che Francesco facesse dichiarazioni su certi temi, dall’altra non è affatto giustificato che i media non facessero il loro lavoro. Per questi, sarebbe stata una buona occasione per uscire fuori dalle loro fake, e passare a spiegare lo sfondo, offrendo un quadro più ampio degli eventi, dei problemi e delle contradizioni in essere.

Insomma, il viaggio del Papa, una visita pastorale per riconfermare nella fede i cristiani, è stata offerta da parte dei media con questa grande omissione colpevole.

Non solo, in qualche caso ho sentito nuovamente , toni della vecchia retorica.

Ma come avete potuto osservare, ci ha pensato però l’ ayatollah sciita al Sistani a ricordare i problemi ancora insoluti. E, con riferimento ai cristiani, ha aggiunto:

“Il ruolo della Marjayyah (autorità religiosa sciita) nel sostenere i cristiani e altre minoranze che negli ultimi anni sono state perseguitate, specialmente durante l’occupazione da parte dei terroristi di un vasta area di alcune regioni irachene, dove hanno commesso atti criminali vergognosi”.

Vorrei ricordare che in proposito, circa l’avvento dell’Isis , gli Stati Uniti lo hanno addirittura auspicato (vedi qui documento desecretato della DIA in cui si auspica l’avvento dell’ISIS) e, solo durante la presidenza Trump, le intenzioni si erano mitigate (valendogli, però quasi l’impeachment).

Per quando riguarda l’Iraq , la più recente tragedia è stata quella dell’ISIS. Di questo, su questo sito esiste un’ampia trattazione supportata da una ampia documentazione.

@vietatoparlare

 

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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