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Israele – Conflitto in Terra Santa: la storia in breve

Il recente conflitto tra Israele ed il gruppo radicale palestinese Hamas, ha sorpreso molti ma le sue origini affondano in una lunga rivalità di 75 anni. Questa complessa situazione deriva da una serie di fattori, tra cui dispute territoriali, nazionalismo, tensioni religiose e profondo antagonismo reciproco.

Le Origini del conflitto
Negli anni ’20, la Palestina era sotto l’influenza britannica, e l’insediamento ebraico nella regione suscitò tensioni crescenti tra la popolazione araba locale, sfociando in rivolte armate. La Gran Bretagna, incapace di mediare tra arabi ed ebrei, decise infine di cedere la questione della Palestina alle Nazioni Unite.

La Guerra d’indipendenza israeliana
Nel 1947, l’ONU propose di creare stati separati per ebrei e arabi in Palestina, con Gerusalemme sotto controllo internazionale. Mentre questa proposta fu accettata dagli ebrei, gli arabi la rifiutarono, portando gli ebrei a dichiarare l’indipendenza di Israele nel 1948 e scatenando un conflitto che durò due anni, noto come “Guerra d’indipendenza israeliana”, ma chiamato “Catastrofe” dai paesi arabi e dai palestinesi.

La Guerra dei sei giorni e le tensioni territoriali
La “Guerra dei Sei Giorni” del 1967, in cui Israele si scontrò con Egitto, Giordania e Siria, ebbe origine da tensioni territoriali a lungo termine. Questo conflitto portò all’occupazione di Gerusalemme Est da parte di Israele, innescando ulteriori dispute con la Palestina. Le tensioni con l’Egitto furono un fattore chiave, con il blocco del porto di Eilat e del passaggio di Tiran, visti da Israele come un atto di aggressione.

La Politica dell’annessione strisciante
Da allora, Israele ha adottato la politica di “annessione strisciante”, reinsediando i propri cittadini in terre palestinesi attraverso insediamenti ebraici, che ora coprono oltre il 60% della Cisgiordania. Questa politica ha alimentato il dibattito e ha ostacolato la possibilità di una soluzione pacifica tra le due parti.

La Guerra dello Yom Kippur e la svolta nel Medio Oriente
La “Guerra dello Yom Kippur” del 1973 iniziò con un attacco a sorpresa da parte di Egitto e Siria contro territori occupati da Israele, segnando una svolta nella regione. Israele alla fine prevalse grazie a un migliore addestramento, tecnologia avanzata e armi superiori, portando a nuovi negoziati di pace e accordi.

L’Emergenza di Hamas e le tensioni in aumento
Hamas, movimento islamista, emerse nel 1987 con l’obiettivo di combattere l’occupazione e promuovere l’islam. Il gruppo è noto per attacchi suicidi contro obiettivi israeliani, ha vinto le elezioni a Gaza nel 2006 portando ad un aumento delle tensioni con Israele, nonché a conflitti violenti.

Il Conflitto attuale: eventi scatenanti e sfide umanitarie
Il conflitto attuale è scaturito da una serie di eventi, tra cui l’operazione “alluvione di Al-Aqsa” di Hamas e le difficili condizioni di vita nella Striscia di Gaza. In passati conflitti, l’IDF ha colpito obiettivi di Hamas in zone densamente popolate, causando la morte di civili e alimentando il risentimento palestinese.

Senza vincitori: il conflitto continua
In sintesi, il conflitto attuale è il risultato di una lunga serie di tensioni e dispute, con entrambe le parti coinvolte in una lotta senza fine. In situazioni in cui la vita umana è a rischio e la sofferenza è diffusa, non esistono veri vincitori.

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note a margine:

Hamas non ha ancora riconosciuto lo stato di Israele

Lo statuto di Hamas, noto anche come la “Carta di Hamas”, è il documento fondante dell’organizzazione e contiene le sue linee guida e obiettivi. Inizialmente, la Carta di Hamas non riconosceva lo stato di Israele. La Carta originale, redatta nel 1988, affermava l’obiettivo di distruggere Israele e rifiutava qualsiasi accordo di pace con lo stato ebraico.

Tuttavia, è importante notare che negli anni successivi, vi sono state alcune dichiarazioni e cambiamenti nella posizione ufficiale di Hamas. In particolare, nel 2006, il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, dichiarò che Hamas accettava uno stato palestinese all’interno dei confini del 1967, il che implicava un certo grado di implicito riconoscimento di Israele. Questa posizione non ha rappresentato un riconoscimento esplicito di Israele come stato, ma piuttosto un riconoscimento indiretto dell’esistenza di uno stato palestinese.

Tuttavia, la Carta originale di Hamas, che non riconosceva Israele e chiedeva la sua distruzione, è rimasta formalmente invariata. La questione del riconoscimento di Israele da parte di Hamas rimane un punto di controversia e dibattito all’interno della comunità internazionale.

La Palestina nel 1920 non era uno stato

Prima del 1920, la Palestina non era uno stato indipendente con una struttura di governo centralizzata. Era una regione abitata da diverse comunità etniche e religiose. La popolazione della Palestina in quel periodo era composta principalmente da arabi, ma vi erano anche comunità ebraiche, cristiane e di altre minoranze. La Palestina faceva parte dell’Impero ottomano fino al termine della prima guerra mondiale, quando l’Impero ottomano collassò e la regione fu coinvolta nell’amministrazione del Mandato britannico della Palestina.

La regione era divisa lungo linee etniche e religiose, con una maggioranza araba che viveva nelle città e nelle aree rurali, e una minoranza ebraica che aveva iniziato a stabilirsi in Palestina in modo significativo nel corso del XIX secolo. Nel 1917, con la Dichiarazione Balfour, il governo britannico espresse il suo sostegno all’istituzione di un “focolare nazionale per il popolo ebraico” in Palestina. Questo portò a un aumento dell’immigrazione ebraica in Palestina sotto il mandato britannico, creando tensioni tra le comunità.

La questione della Palestina divenne un punto focale di conflitti e negoziati internazionali nel corso del XX secolo, portando alla fondazione dello stato di Israele nel 1948 e al conflitto arabo-israeliano in corso. La Palestina non era uno stato indipendente prima del 1920, ma una regione con una popolazione diversificata e complessa.

La popolazione da chi era composta?

Nel 1929, la Palestina aveva una popolazione complessiva di circa 1.035.000 persone. La maggioranza della popolazione era araba, mentre c’erano anche diverse minoranze religiose, tra cui ebrei, cristiani e altre. Ecco una suddivisione approssimativa:

  1. Arabi: La popolazione araba costituiva la maggioranza numerica in Palestina, stimata a circa il 75-80% del totale. Gli arabi palestinesi erano principalmente sedentari e si dedicavano a varie attività, tra cui agricoltura, commercio e artigianato.
  2. Ebrei: La popolazione ebraica in Palestina era in crescita grazie all’immigrazione sionista. Nel 1929, si stima che gli ebrei costituissero circa il 16-20% della popolazione totale. Si dedicavano principalmente all’agricoltura, alla produzione di agricoltura e all’industria.
  3. Cristiani: La popolazione cristiana era una minoranza religiosa in Palestina, costituendo circa il 2-3% della popolazione totale. Si dedicavano a varie professioni, tra cui commercio, artigianato e servizi.

È importante notare che la maggior parte della popolazione in Palestina, compresi gli arabi, non era nomade ma viveva in comunità stabili. La regione era stata a lungo abitata e aveva una storia culturale e storica ricca, con comunità diverse e interconnesse. Nel 1929, gli eventi come le rivolte arabe e gli scontri tra comunità avevano contribuito a creare tensioni tra i vari gruppi etnici e religiosi in Palestina.

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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