Per esercitare la nostra mente e il nostro spirito critico…
Un grande intellettuale ebreo israeliano, acceso oppositore del sionismo.
Israel Shahak nacque a Varsavia il 28 Aprile 1933. Nel 1943 i nazisti lo deportarono insieme alla madre nel campo di concentramento di Bergen-Belsen. Scampati alla shoah, nel 1945 emigrarono in Palestina. Fece il servizio di leva presso una unità di élite dell’esercito israeliano. Frequentò la Hebrow University a Gerusalemme dove si laureò in chimica nel 1961.
Sin da giovane fu critico verso numerosi aspetti deleteri dell’ebraismo classico (compreso il razzismo), verso la natura reazionaria del sionismo e l’oppressivo carattere sionista dello stato di Israele.
Era apprezzato in Israele e nel resto del mondo. Anche presso gli Arabi. Morì il 2 luglio 2001.
Per più di trenta anni denunciò strenuamente la negazione dei diritti umani in Israele e l’oppressione del popolo palestinese, sostenendo, in quanto sopravvissuto alla shoah, che gli oppressi possono divenire a loro volta oppressori. Per Edward Said era “un uomo coraggioso che dovrebbe essere onorato per i servizi che ha reso all’umanità” e per Gore Vidal “l’ultimo, ma non l’ultimo dei grandi profeti’’
Shahak non amava le organizzazioni ebraiche negli USA e criticava il loro cieco allineamento alla politica del governo israeliano nei confronti degli Arabi e in particolare dei Palestinesi. Li accusava di esercitare pressioni per soffocare il dissenso e di servirsi dell’olocausto per ottenere finanziamenti e sostegno politico. A causa di ciò fu anche minacciato di morte.
Pubblicò tre libri tra il 1994 ed il 1999.
In “Jewish fondamentalism in Israel” metteva in evidenza l’influenza e il potere del fondamentalismo ebraico in Israele, prendendo soprattutto in esame la sua natura antidemocratica, il suo sviluppo e le sue diverse correnti.
La natura antidemocratica del fondamentalismo ebraico è sottolineata dall’analisi sulle connessioni tra alcuni degli aspetti negativi del sionismo e i filoni del giudaismo ortodosso classico.
In Open Secrets: Israeli Nuclear and Foreign Policies (Pluto, 1997), Shahak analizzava la politica estera israeliana – tra il 1992 ed il 1995 – tesa a condurre una pratica segreta di espansionismo su molti fronti per conseguire il controllo della Palestina e dell’intero Medio Oriente. Con effetti devastanti non soltanto per l’area mediorientale, come possiamo vedere oggi noi Europei colpiti dal problema-alibi del terrorismo, che giustifica la brama dei guerrafondai e dagli effetti sociali e politici conseguenti all’arrivo straordinario di centinaia di migliaia di profughi costretti dalla brutalità di una guerra pluridecennale ad abbandonare i loro Paesi. O dalle ricadute negative sui rapporti commerciali e culturali con la sponda sud del Mediterraneo, che contribuiscono ad impoverirci.
A Israel Shahak si deve la traduzione dall’ebraico all’ inglese del Piano sionista per il Medio Oriente. Da Oded Yinon “Una strategia per Israele negli anni Ottanta”
Yinon è un ex alto funzionario del ministero degli Esteri israeliano.
Ne pubblichiamo di seguito alcuni paragrafi legati alla stretta attualità.
Maria Antonietta Carta
” § 22 Il fronte occidentale, che in superficie appare più problematico, è di fatto meno complicato del fronte orientale, dove la maggior parte degli eventi che dettano i titoli ai giornali hanno avuto luogo di recente. La dissoluzione totale del Libano in cinque province, serve da precedente per tutto il mondo arabo, inclusi Egitto, Siria, Iraq e penisola arabica, e sta già seguendo quell’orientamento. La dissoluzione di Siria e Iraq in aree etnicamente o religiosamente e uniche come in Libano, è l’obiettivo primario di Israele sul fronte orientale nel lungo periodo, mentre la dissoluzione del potere militare di questi stati costituisce l’obiettivo primario a breve termine. La Siria cadrà a pezzi, in conformità con la sua struttura etnica e religiosa, divisa in diversi stati, come in oggi il Libano, in modo che ci sarà uno stato sciita alawita lungo la sua costa, uno stato sunnita nella zona di Aleppo, un altro stato sunnita a Damasco ostile al suo vicino del nord, e i drusi che si insedieranno in uno stato forse anche nel nostro Golan, e certamente nel’Hauran e nel nord della Giordania. Questo stato di cose sarà la garanzia per la pace e la sicurezza nella zona, nel lungo periodo, e questo obiettivo è già alla nostra portata oggi.
§ 23 ’Iraq, ricco di petrolio da una parte e lacerato internamente dall’altra, è un candidato garantito per gli obiettivi di Israele. La sua dissoluzione è ancora più importante per noi di quella della Siria. L’Iraq è più forte della Siria. Nel breve periodo è il potere iracheno che costituisce la più grande minaccia per Israele. Una guerra Iraq-Iran ridurrà in pezzi l’Iraq e provocherà la sua caduta, anche prima che sia in grado di organizzare un ampio fronte di lotta contro di noi. Ogni tipo di confronto inter-arabo ci aiuterà nel breve periodo e accorcerà la strada verso l’obiettivo più importante, dividere l’Iraq come in Siria e in Libano. In Iraq, una divisione in province lungo linee etnico-religiose, come in Siria durante il periodo ottomano è possibile. Così, tre o più stati esisteranno attorno alle tre principali città: Bassora, Baghdad e Mosul. Le zone sciite nel sud separate da quelle sunnita e curda del nord. E’ possibile che l’attuale scontro iraniano-iracheno approfondisca questa polarizzazione.
§ 31 La nostra esistenza in questo paese è certa, e non vi è alcuna forza che potrebbe mandarci via da qui né con la forza né con l’inganno (come ha fatto Sadat). Nonostante le difficoltà dell’errata politica di pace, del problema degli arabi israeliani e di quelli dei territori, siamo in grado di affrontare efficacemente questi problemi nel prossimo futuro.”
Per chi volesse conoscere il Piano Yinon nella sua interezza ecco il link:
Rimandiamo anche a un precedente articolo sul tema :
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