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Israele e USA: chi spinge per l’escalation con l’Iran?

In Iran, un feroce attacco terroristico ha avuto luogo vicino a un cimitero a Kerman, ove si svolgeva una frequentatissima commemorazione per l’anniversario della morte del generale dell’IRGC Qasem Soleimani. L’esplosione ha provocato la morte di 188 persone e ha lasciato 211 feriti. Gli alti funzionari iraniani hanno reagito prontamente, promettendo una risposta severa contro i responsabili e dichiarando un giorno di lutto nazionale.

Le accuse iniziali hanno puntato il dito verso Israele e gli Stati Uniti, ma l’assenza di una conferma ufficiale mantiene l’incertezza. Le speculazioni si sono concentrate sull’ISIS (Stato Islamico) come possibile autore dell’attacco. Nonostante la riduzione delle sue forze negli ultimi anni, l’ISIS potrebbe ancora essere capace di organizzare un attacco di questa portata, probabilmente con il supporto esterno.

Questo attacco solleva domande fondamentali sulla situazione nella regione. Gli ultra-ortodossi in Israele e i loro alleati americani potrebbero trarre vantaggio da un’escalation della violenza, considerando le loro capacità e motivazioni. Tuttavia, un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti in un conflitto con l’Iran appare improbabile, vista la loro attenzione su altri fronti.

L’Iran si trova in una posizione complicata, dove una risposta militare diretta contro Israele potrebbe non essere vantaggiosa. Ma come non rispondere all’asse del male USA- Israele, con gli usa  che come una beffa ,  smentiscono che siano stati loro e Israele a compiere l’attentato in Iran, alla tomba del generale Solemaini, da loro assassinato 4 anni fa?

Una reazione sembra perciò certa, questo è ciò che si desume dal titolo di uno dei principali quotidiani iraniani: “La vendetta è certa” riferito all’attentato di oggi alla tomba del generale Soleimani.

Il titolo è bilingue. La prima lingua è persiano. La seconda è ebraico.
Sembra proprio che gli iraniani sappiano chi siano stati i mandanti, o altri ma in comunione di idee.

Eppoi, c’è l’omicidio di Saleh al-Arouri ad opera delle forze israeliane a Beirut. Questo complica ulteriormente la situazione. La Casa Bianca ha negato ogni coinvolgimento, nonostante al-Arouri fosse un obiettivo rilevante per gli Stati Uniti, inserito nella lista dei Terroristi Globali Designati (SDGT) nel 2015.

Quindi ci troviamo ora a questa situazione che, sinceramente, mi sembra voluta:

– In Iran si è arrivati a oltre 210 morti dopo l’attentato, di cui non dovrebbe essere difficile individuare i mandanti..

– Israele ha bombardato Beirut nei giorni scorsi, quindi di fatto ha inasprito la situazione già tesa col Libano (paese in larga parte cristiano).

-Israele ha ucciso a Damasco un alto generale iraniano, il secondo di Suleimani.

-Israele ha fatto vari attacchi ad asset iraniani in Siria (ed a centinaia nei mesi scorsi dalla proxy war occidentale israeliana in Siria).

– Gli Houti invece potrebbero vedersi arrivare le portaerei degli angloamericani dopo il blocco dell’entrata nel Mar Rosso. Quindi prepariamoci all’ennesima ondata di rincari per le merci in Europa.

Qualora l’Iran decidesse di rispondere in maniera circoscritta, magari attraverso azioni in Siria, in Iraq o tramite Hezbollah in Libano, si potrebbe affermare senza troppi dubbi che la sua reazione è stata forzata o indotta da circostanze esterne più che evidenti e di chiara matrice.
Ma tutti gli scenari sono possibili: il fronte si sta espandendo dalla Palestina a tutto il mondo arabo.

Patrizio Ricci

Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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